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giovedì 24 febbraio 2011

Internet gratis in 100 piazze pugliesi

Internet gratis in 100 piazze pugliesi - le risposte a tutte le vostre domande

pubblicata da Internet gratis in 100 piazze pugliesi


1. Chi finanzia il progetto?
Il progetto verrà finanziato dalla regione Puglia. Le risorse necessarie per la realizzazione del progetto sono contenute per la Pubblica Amministrazione e gratuite per i cittadini.

2. Quanto costa complessivamente?
Sicuramente meno di 100mila euro per il primo anno e 10mila per i successivi.

3. È un'iniziativa del PD, della Regione o dei privati?
La proposta è stata avanzata dal Partito Democratico pugliese, con la stretta collaborazione di molti Giovani Democratici, e ora tramite i suoi assessori verrà presentata in Giunta. Dopo questo passaggio, il progetto sarà realizzato dalla Regione Puglia.

4. Questo movimento serve a raccogliere informazioni personali sui partecipanti?
Assolutamente NO! Questo gruppo serve a supportare la proposta, accogliere suggerimenti, migliorare il progetto e far viaggiare le informazioni sul web.

5. Questo gruppo è un movimento politico?
Assolutamente NO!

6. Perché dovrei partecipare a questo movimento?
Se credi che l’accesso alla rete e ai saperi sia un diritto universale gratuito come l’acqua e la cura sanitaria è giusto che TU sia dei nostri.

7. Da cosa dipende l'approvazione del progetto?
Dal voto degli assessori regionali in Giunta.

8. Come verranno stabilite le piazze?
Le piazze verranno stabilite attraverso un avviso pubblico. Potranno fare richiesta tutte le amministrazioni comunali pugliesi. Stiamo valutando un criterio che possa premiare i comuni virtuosi sul tema dell'innovazione e dell'offerta di infrastrutture pubbliche per l'accesso a Internet.

9. Quando è prevista l'installazione degli hotspot?
Se la giunta vota la delibera entro metà marzo, in estate potremo accogliere i turisti e offrire a tutti un servizio che è allo stesso tempo un diritto per tutti.

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mercoledì 23 febbraio 2011

Il cloud computing , Illecito




Il presidente dell'Istituto italiano per la privacy boccia senza appello gran parte del cloud in circolazione. E chiede nuove regole
Luca Bolognini, presidente dell'Istituto italiano per la privacy, anima la Security conference di Idc con un intervento che potrebbe e gettare nel panico molte società già preoccupate dall'iniziativa del Garante.
Nel corso della tavola rotonda dedicata all’information security nell’era del cloud, Bolognini ha affermato che gran parte del cloud in circolazione è “illecito”.
Bolognini non è ostile alla nuvola, la considera una tendenza inevitabile, ma quello che c'è in giro, insiste, spesso non è conforme alla normativa europea e italiana.
Un'affermazione non da poco che il presidente dell’Istituto italiano per la privacy dettaglia prendendo in esame alcuni aspetti critici del cloud attuale.
Per quanto riguarda la filiera delle responsabilità, aggiunge, non esiste in Europa la figura del super responsabile. Il titolare dei dati deve nominare direttamente ciascun responsabile esterno. “Sapete invece quanti soggetti interagiscano con il cloud oggi. E questi soggetti spesso non vengono nominati tutti”.
Misure di sicurezza. In Europa la normativa che riguarda la sicurezza per la privacy, che probabilmente è destinata a crescere, non deve essere intesa solo come protettiva degli abusi. “Il problema è che in alcuni casi questa sicurezza è troppa, per esempio in materia di diritto del lavoro”.
Perdita dei dati. In Europa la normativa sulla perdita dei dati nei servizi di tlc riguarda in parte anche il cloud. “Ma arriverà una nuova normativa che, si spera, imporrà anche ai cloud provider la notifica della perdita dei dati”.
Poi c'è l'estero, il cuore pulsante del dramma legale con la filiera delle responsabilità. "Con l'utilizzo del cloud stiamo spostando dati personali all'estero spesso in luoghi diversi e questo normalmente non è consentito. Ci vorrebbe il consenso dell'avente dirittto, ma è una pratica inattuabile”.
“Il cloud è la direzione – conclude Bolognini -, ma è necessaria una normativa più realistica e il passaggio dal controllo pubblicistico a un controllo privatistico con codici di condotta e soggetti che si facciano garanti. E' necessario un network certificato, che comprenda anche i cloud provider, che risponde a regole di condotta e riconosciuto a livello europeo”.
 DI LUIGI FERRO

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giovedì 10 febbraio 2011

Facebook e Google a caccia di Twitter



Facebook e Google a caccia di Twitter: offerti 10 miliardi di dollari

Secondo il Wall Street Journal i due giganti del web avrebbero lanciato una proposta di acquisto miliardaria. Ma il sito vuole raggiungere i 100 miliardi


In Italia non ha ancora preso piede, ma negli Stati Uniti Twitter è da anni un fenomeno di massa con cui le celebrità comunicano in maniera istantanea coi propri fan. Al pari di Facebook, ma molto più rapido e snello. Non è un caso che proprio il social network di Mark Zuckerberg e il colosso Google abbiano lanciato nei mesi scorsi un'offerta d'acquisto tra gli otto e i dieci miliardi di dollari. Ma la piattaforma di microblogging ha rifiutato l'accorpamento.

Lo ha rivelato il Wall Street Journal, compiendo un'analisi finanziaria del secco no che lascia molto poco spazio al romanticismo di un Davide che si oppone al gigante Golia.
I vertici di Twitter punterebbero a far crescere ancora il valore del sito in autonomia, per poi piazzarlo sul mercato azionario alla cifra record di 100 miliardi di dollari.

La tecnologia twitter, basata sulla rapida comunicazione degli utenti attraverso cinguettii di 140 caratteri, la lunghezza di un sms, è tutta basata sulla condivisione di link da parte degli utenti: naturale l'interesse di Google per l'acquisizione di un sistema che gli permetterebbe di capire in tempo reale l'andamento degli interessi della rete. Una sorta di borsino azionario in grado di orientare l'offerta e il posizionamento di notizie e pubblicità.

Proprio la raccolta di pubblicità da parte di Twitter è cresciuta in maniera esponenziale negli ultimi anni: nel 2010 avrà entrate pubblicitarie per 150 milioni di dollari, contro i 45 milioni del 2009. Per il 2012 la piattaforma di microblogging prevede introiti per 250 milioni di dollari.


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martedì 1 febbraio 2011

FERMA LA CENSURA





Per una moratoria alle nuove regole per la Rete, finché il Parlamento non deciderà in maniera esplicita sull’equilibrio tra diritto d’autore, accesso alla conoscenza e pericolo di nuove censure.


Immaginate che un giorno intere sezioni della vostra biblioteca vengano rese inaccessibili. Non vi verrà mai detto quali specifici libri, e per quale ragione sono stati rimossi, ma troverete solo un cartello che vi informa che qualcuno, da qualche parte, per qualche ragione, ha segnalato che i libri di quella sezione violano i diritti di qualcun’altro. Immaginate che anche dagli scaffali accessibili della biblioteca qualcuno rimuova costantemente libri senza che voi o gli altri altri utenti della biblioteca, possiate sapere quali volumi sono stati rimossi, e senza che vi sia data la possibilità di valutare se la rimozione di tali libri viola alcuni dei vostri diritti fondamentali.

Credete che questo non possa accadere in una democrazia?

Se il diritto d’autore non sarà regolamentato in modo da garantire che anche nella sfera digitale ci sia il giusto equilibrio tra i diversi interessi presenti nella società, da strumento di emancipazione dei produttori di contenuti, esso diverrà inevitabilmente un sistema di controllo e censura pervasivo.

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni con la Delibera 668/2010 del dicembre 2010 ha posto in consultazione un testo che mira ad introdurre un meccanismo che le consentirà di inibire completamente l’accessibilità ai siti posti fuori dal territorio italiano e di rimuovere contenuti sospettati di violare il diritto d’autore in modo automatico e prescindendo da qualsiasi requisito di colpevolezza accertato dell’Autorità giudiziaria.

Le sezioni della “biblioteca” Internet a cui non potrete più accedere includeranno portali informativi esteri sospettati di violare il diritto d’autore senza che ciò sia in qualche modo accertato, gran parte dei sistemi comunemente utilizzati per avere accesso alle informazioni necessarie per lo scambio di software libero e per conoscere le opere disponibili nel pubblico dominio e distribuite con licenze aperte.

I singoli “libri” rimossi includeranno articoli pubblicati da giornali, banche dati di pubbliche amministrazioni e di privati, documenti riservati finiti in rete ed utili per conoscere fatti che l’opinione pubblica potrebbe non conoscere diversamente, video amatoriali e fotografie con sottofondo musicale caricate dagli utenti nelle piattaforme di condivisione, singole pagine di blog amatoriali contenenti anche un solo file in violazione del diritto d’autore.

Per scongiurare che tutto ciò avvenga in modo silenzioso, ci appelliamo all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni affinché effettui una moratoria sulla nuova regolamentazione sul diritto d’autore.

Nessuna nuova regolamentazione dovrà essere adottata finché il Parlamento non riuscirà ad essere sede di un grande dibattito pubblico alla ricerca di nuovi equilibri tra diritto d’autore e il pericolo di nuove censure e che porti ad introdurre misure che consentano la tutela del diritto alla conoscenza che la stessa Autorità Garante auspica.

Chiediamo questa moratoria perché sappiamo bene quanto regolamentazioni introdotte senza una corretta valutazione del loro impatto possano avere effetti molto diversi da quelli ipotizzati.

Chiediamo questa moratoria perché temiamo che i compiti che la regolamentazione affiderebbe all’Autorità Garante assumeranno dimensioni difficilmente gestibili dalla stessa Autorità e porteranno presto ad una congestione a cui seguirà probabilmente approssimazione o mera discrezionalità.

Riteniamo inoltre pericoloso che l’Autorità Garante si spinga a regolamentare direttamente ambiti che la Costituzione affida al potere legislativo e al potere giudiziario e che negli altri paesi sono stati oggetto di lunghe discussioni parlamentari o, come spesso è accaduto per la rete, di un’autoregolamentazione all’interno dei perimetri che le leggi tradizionali consentivano.

Ci appelliamo ai Parlamentari di tutti gli schieramenti affinché il Parlamento possa essere sede di un dibattito che coinvolga tutti gli attori della Rete e i maggiori esperti internazionali del settore.

In questo modo si otterrà il risultato di ridare al Parlamento il ruolo di interlocutore ineliminabile con la società civile, e di rispettare il principio di separazione dei poteri dello Stato.

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