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martedì 27 settembre 2011

BLOG DI CIPIRI: Proteste su blog e social network contro la cosidd...

Proteste su blog e social network contro la cosiddetta norma ammazza blog


Il web in rivolta contro la norma

"ammazza blog"


In 32mila protestano su Facebook



BLOG DI CIPIRI: Proteste su blog e social network contro la cosidd...: Il web in rivolta contro la norma "ammazza blog" In 32mila protestano su Facebook di Redazione Proteste su blog e social n...

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giovedì 8 settembre 2011

VIDEO: La lunga, triste storia di tutti gli assalti alla ...

La lunga, triste storia di tutti gli assalti alla rete INTERNET IN ITALIA






La lunga
triste storia di tutti
gli assalti alla rete
INTERNET
IN
ITALIA
Il video, che dura un'ora e mezza, ha un menu sulla sinistra attraverso il quale è possibile saltare ai singoli argomenti, in modo da facilitarne la fruizione anche in un secondo momento.



VIDEO: La lunga, triste storia di tutti gli assalti alla ...: La lunga triste storia di tutti gli assalti alla rete INTERNET IN ITALIA Il video, che dura un'ora e mezza, ha ...

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venerdì 2 settembre 2011

La tv 3D senza occhiali


La tv 3D senza occhiali


La tv 3D senza occhiali è per tutti.
 Prodotta da Toshiba, arriverà nei negozi a dicembre.
 E Sony e Philips rilanciano con super-webcam e fotocamere .

BRUNO RUFFILLI INVIATO A BERLINO

 La cinquantunesima edizione dell'Ifa oggi ha aperto i battenti ufficialmente dopo due giorni di anteprime. E si è vista fibalmente dal vivo una delle novità più attese: la prima tv 3D senza occhiali per il grande pubblico. Prodotta da Toshiba, arriverà a dicembre nei negozi (almeno in Germania). La ZL2 misura 55 pollici in diagonale e adotta un innovativo display con una risoluzione di 3.840 x 2.160 pixel, ossia il quadruplo di un attuale Full Hd. Come gli altri schermi 3D senza occhiali esposti a Berlino, funziona generando una serie di immagini ottimizzate a seconda degli angoli di visualizzazione (sono nove quelli predefiniti), ma sempre diverse per l’occhio destro e sinistro. Poi una telecamera riconosce la posizione dello spettatore e decide quale coppia di immagini inviare perché siano visibili al meglio dalla posizione in cui si trova. Nel caso della tv Toshiba, il tutto avviene automaticamente, ma Sony, ad esempio, ha presentato un modello di computer portatile della serie Vaio che permette di vedere in un riquadro dello schermo l’immagine dello spettatore e capire come sta lavorando il pc per creare l’effetto tridimensionale.

Il computer non funziona male, anche perché lo schermo non è enorme, solo 15 pollici, mentre il nuovo televisore Toshiba mostra qualche difetto di gioventù: le scritte non sono sempre a fuoco, ogni tanto le immagini sembrano un po’ sgranate, specie se si muove la testa. La ZL2 è supersottile, iperconnessa, sia al web che alla rete wifi casalinga. Come altre tv 3D, ha anche un potente processore interno per simulare l’effetto tridimensionale partendo da immagini in 2D. Tutto questo, ovviamente, ha un costo: 7999 euro. Forse il grande pubblico aspetterà ancora, ma certo se il 3D ha un futuro assomiglia molto a questo televisore Toshiba.

Webcam e fotocamere sono dappertutto: nei tablet, nei computer, nelle tv, e anche nei monitor per pc: quelli della serie ErgoSensor di Philips la usano per riconoscere la posizione del viso dell’utente e suggerire la postura più adatta per prevenire e il mal di schiena.




http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/tecnologia/grubrica.asp?ID_blog=30&ID_articolo=9452&ID_sezione=38&utm_source=twitterfeed&utm_medium=facebook

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giovedì 1 settembre 2011

Facebook: il ministero degli Interni ITALIANO , ha ottenuto le chiavi per entrare nei profili



Facebook


il ministero degli Interni ITALIANO 


ha ottenuto le chiavi per entrare nei profili


 - Senza dirlo a nessuno il ministero degli Interni italiano ha ottenuto dai vertici di Facebook le chiavi per entrare nei profili degli utenti anche senza mandato della magistratura. Una violazione della privacy che farà molto discutere.

Negli Stati Uniti, tra mille polemiche, è allo studio un disegno di legge che, se sara approvato dal Congresso, permettera alle agenzie investigative federali di irrompere senza mandato nelle piattaforme tecnologiche tipo Facebook e acquisire tutti i loro dati riservati.

In Italia senza clamore, lo hanno già fatto. I dirigenti della Polizia postale due settimane fa si sono recati a Palo Alto, in California, e hanno strappato, primi in Europa, un patto di collaborazione che prevede la possibilità di attivare una serie infinita di controlli sulle pagine del social network senza dover presentare una richiesta della magistratura e attendere i tempi necessari pei una rogatoria internazionale. Questo perchè, spiegano alla Polizia Postale, la tempestività di intervento è fondamentale per reprimere certi reati che proprio per la velocita di diffusione su Internet evolvono in tempo reale.
Una corsia preferenziale, insomma, che potranno percorrere i detective digitali italiani impegnati soprattutto nella lotta alla pedopornografia, al phishing e alle truffe telematiche, ma anche per evitare inconvenienti ai personaggi pubblici i cui profili vengono creati a loro insaputa. Intenti forse condivisibili, ma che di fatto consegnano alle forze dell'ordine il passepartout per aprire le porte delle nostre case virtuali senza che sia necessaria l'autorizzazione di un pubblico ministero. In concreto, i 400 agenti della Direzione investigativa della Polizia postale e delle comunicazioni potranno sbirciare e registrare i quasi 17 milioni di profili italiani di Facebook.

polizia_postaleMa siamo certi che tutto ciò avverrà nel rispetto della nostra privacy? In realtà, ormai da un paio d'anni, gli sceriffi italiani cavalcano sulle praterie di bit. Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza e persino i vigili urbani scandagliano le comunità di Internet per ricavare informazioni sensibili, ricostruire la loro rete di relazioni, confermare o smentire alibi e incriminare gli autori di reati. Sempre più persone conducono in Rete una vita parallela e questo spiega perche alle indagini tradizionali da tempo si affianchino pedinamenti virtuali. Con la differenza che proprio per l'enorme potenzialità del Web e per la facilità con cui si viola riservatezza altrui a molto facile finire nel mirino dei cybercop: non è necessario macchiarsi di reati ma basta aver concesso l'amicizia a qualcuno che graviti in ambienti "interessanti" per le forze dell'ordine.

A Milano, per esempio, una sezione della Polizia locale voluta dal vicesindaco Riccardo De Corato sguinzaglia i suoi "ghisa" nei gruppi di writer, allo scopo di infiltrarsi nelle loro community e individuare le firme dei graffiti metropolitani per risalire agli autori e denunciarli per imbrattamento. Le bande di adolescenti cinesi che, tra Lombardia e Piemonte, terrorizzano i connazionali con le estorsioni, sono continuamente monitorate dagli interpreti della polizia che si insinuano in Qq, la più diffusa chat della comunità. Anche le gang sudamericane, protagoniste in passato di regolamenti di conti a Genova e Milano, vengono sorvegliate dalle forze dell'ordine. E le lavagne degli uffici delle Squadre mobili sono ricoperte di foto scaricate da Facebook, dove i capi delle pandillas che si fanno chiamare Latin King, Forever o Ms18 sono stati taggati insieme ad a ltri ragazzi sudamericani, permettendo cosi agli agenti di conoscere il loro organigramma. Veri esperti nel monitoraggio del Web sono ormai gli investigatori delle Digos, che hanno smesso di farsi crescere la barba per gironzolare intorno ai centri sociali o di rasarsi i capelli per frequentare le curve degli stadi. Molto più semplice penetrare nei gruppi considerati a rischio con un clic del mouse. Quanto ai Carabinieri, ogni reparto operativo autorizza i propri militari, dal grado di maresciallo in su, ad accedere a qualunque sito internet per indagini sotto copertura, soprattutto nel mondo dello spaccio tra giovanissimi che utilizzano le chat per fissare gli scambi di droga o ordinare le dosi da ricevere negli istituti scolastici. Mentre, per prevenire eventuali problemi durante i rave, alle compagnie dei Carabinieri di provincia è stato chiesto di iscriversi al sito di social networking Netlog, dove gli appassionati di musica tecno si danno appuntamento per i raduni convocando fans da tutta Europa. A caccia di raver ci sono anche i venti compartimenti della Polizia postale e delle comunicazioni, localizzati in tutti i capoluoghi di regione e 76 sezioni dislocate in provincia. «Il nostro obiettivo è quello di prevenire i rave party prima che abbiano inizio», spiegano, «e per questo ci inseriamo nelle comunicazioni tra organizzatori e partecipanti, nei social network, nei forum e nei biog». Così può capitare che anche chi ha semplicemente partecipato ad una chat per commentare un gruppo musicale finisca per essere radiografato a sua insaputa.

polizia-postale-carabinieri-facebookIn teoria queste attività sono coordinate dalle procure che conducono le indagini su singoli fatti o su fenomeni più ampi. I responsabili dei social network non ci tengono a farlo sapere e parlano di una generica offerta di collaborazione con le forze dell'ordine per impedire che le loro piattaforme favoriscano alcuni delitti. Un investigatore milanese rivela a "L'espresso" che, grazie alle autorizzazioni della magistratura, da tempo ottiene dai responsabili di Facebook Italia di visualizzare centinaia di profili riservati di altrettanti utenti, riuscendo persino ad avere accesso ai contenuti delle chat andando indietro nel tempo fino ad un anno. Chi crede di aver impostato le funzioni di riservatezza in modo da non permettere a nessuno di vedere le foto, i post e gli scambi di messaggi con altri amici, in realtà, se nel suo gruppo c'e un sospetto, viene messo a nudo e di queste intrusioni non verrà mai a conoscenza.
E non sempre l'autorità giudiziaria viene messa al corrente delle modalità con cui vengono condotte alcune indagini telematiche. Un ufficiale dei Carabinieri, che chiede di rimanere anonimo, ammette che certe violazioni della legge sulla riservatezza delle comunicazioni vengono praticate con disinvoltura: «Talvolta», spiega l'ufficiale. «creiamo una falsa identità femminile su Fb, su Msn o su altre chat, inseriamo nel profilo la foto di un carabiniere donna, meglio se giovane e carina, e lanciamo l'esca. II nostro carabiniere virtuale tenta un approccio con la persona su cui vogliamo raccogliere informazioni, magari complimentandosi per un tatuaggio. E in men che non si dica facciamo parte del suo gruppo, riuscendo a diventare "amici" di tutti i soggetti che ci interessano». Di tutta questa attività, spiega ancora l'ufficiale, «non sempre facciamo un resoconto alla procura e nei verbali ci limitiamo a citare una fantomatica fonte confidenziale». Da oggi, in virtù dell'accordo di collaborazione con Mark Zuckerberg siglato dalla Polizia, chi conduce queste indagini potrà fare a meno di avvisare un magistrato perchè «la fantasia investigativa può spaziare», prevede un funzionario della Polposta, «e le osservazioni virtuali potranno essere impiegate anche in indagini preventive».


 (di Giorgio Florian)


(L'Espresso)
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