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martedì 27 marzo 2012

Anonymous colpisce Equitalia


 Anonymous colpisce  Equitalia


La crew di hacktivisti Anonymous avrebbe condotto un attacco di tipo DDoS (Distributed Denial of Service) contro il sito Internet del Gruppo Equitalia, la società pubblica di proprietà dell'Agenzia delle Entrate e dell'Inps incaricata della riscossione nazionale dei tributi.
L'azione sarebbe stata rivendicata attraverso un messaggio in cui Anonymous definirebbe Equitalia un'anomalia tutta italiana, cioè un'azienda solo tericamente pubblica che condurrebbe la sua attività di riscossione dei crediti in modo definito feroce.


Sempre nello stesso comunicato, il gruppo simboleggiato dalla maschera di Guy Fawkes farebbe riferimento all'iniquità di un sistema che aggredirebbe i pochi beni rimasti alle persone indebitate, un fenomeno che avrebbe portato più di un imprenditore a togliersi la vita.
Non è la prima volta che un attacco contro il sito Web di Equitalia viene firmato da Anonymous, alla fine del gennaio scorso il portale era stato vittima di un'altra incursione telematica che aveva mandato off line le sue pagine senza causare ulteriori danni.
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Equitalia, la multa è illegale. Gli interessi del 10 per cento applicati sulle contravvenzioni rendono nulle le cartelle in cui viene chiesto di pagare le vecchie contravvenzioni. Lo stabilisce una sentenza della Cassazione.


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mercoledì 21 marzo 2012

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martedì 13 marzo 2012

RSF : Per i blogger un 2011 nero







  RSF Italia

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giornalisti uccisi

assistenti di giornalisti uccisi

giornalisti imprigionati

assistenti di giornalisti imprigionati

cyberdissidenti imprigionati

Nota: La voce giornalisti uccisi nella tabella comprende soltanto i casi in cui Reporter senza frontiere ha potuto stabilire chiaramente che la vittima è stato uccisa per la sua attività di giornalista.Non comprende i casi in cui le motivazioni non sono legate al lavoro della vittima ovvero il collegamento non è stato ancora confermato

 Reporters sans frontieres

Per i blogger 

un 2011 nero

Record di violenze, 5 morti e oltre 200 arresti. Pubblicato il nuovo elenco dei 'nemici di internet'
Il 2011 ''restera' come un anno di una violenza senza precedenti'' contro i blogger e i cittadini attivi su Internet, con la morte di cinque di loro e oltre 200 arresti: e' quanto emerge dal rapporto 2012 di Reporters sans frontieres (RSF) sui nemici di internet, pubblicato sul suo sito internet. ''I 'net-cittadini' sono stati, nel 2011, al cuore dei cambiamenti politici che hanno coinvolto il mondo arabo. Hanno tentato, al fianco dei giornalisti, di bloccare la censura, ma dall'altra parte, hanno pagato un prezzo elevato. Cinque di loro sono stati uccisi mentre erano impegnati in una missione di informazione'', scrive RSF, aggiungendo: ''Nel 2011, sono stati elencati circa 200 arresti di blogger e 'net-cittadini', vale a dire un innalzamento del 30% rispetto all'anno precedente''.

Il nuovo elenco dei nemici di InternetIn occasione della Giornata mondiale contro la cyber-censura, il 12 Marzo, Reporters Senza Frontiere pubblica un nuovo elenco dei 'Nemici di Internet' e dei paesi sotto sorveglianza. Questo rapporto rappresenta un aggiornamento rispetto a quello pubblicato nel 2011.

Due paesi, Bahrein e Bielorussia, passano dalla categoria paesi sotto sorveglianza a quella Nemici di Internet. Venezuela e Libia escono dalla lista “paesi sotto sorveglianza” mentre vi entrano India e Kazakistan.

"I cambiamenti apportati all’elenco riflettono le recenti evoluzioni in seno alla libertà di informazione on-line", ha dichiarato RSF. I cyber cittadini sono stati nel 2011 i protagonisti dei mutamenti politici che hanno riguardato il mondo arabo. Insieme ai giornalisti hanno tentato di limitare la censura, pagandone in alcuni casi il costo.

"Il 2011 resterà un anno di violenza senza precedenti nei confronti dei cyber cittadini. In 5 sono stati uccisi mentre gli arresti sono stati ben 200, includendo i blogger, con un aumento del 30% rispetto all’anno precedente. Un bilancio record che rischia di divenire ancor più pesante tenuto conto anche della cieca violenza adoperata dalle autorità siriane. A oggi, sono 120 i cyber dissidenti ancora in prigione".

"In occasione della Giornata mondiale contro la cybercensura FSF vuole rendere omaggio a questi semplici cittadini che in alcuni casi rischiano la propria vita o la propria libertà per diffondere informazioni e far sì che gli atti di repressione non avvengano “a porte chiuse” bensì vengano denunciati".

L’organizzazione ha aggiunto: "Mentre la censura e il filtraggio accentuano la divisione del web e la segregazione digitale, la solidarietà tra i difensori della rete libera e accessibile a tutti è quanto mai vitale per costruire o preservare quei ponti che permettano ai cyber cittadini di continuare a far circolare le informazioni".

Tra controlli e filtri, la piccola breccia dei cyber cittadiniIl precedente rapporto pubblicato nel 2011, sottolineava la consacrazione dei social network e del ruolo della rete come strumento di mobilitazione e di circolazione di informazioni nel contesto dei movimenti di sollevamento popolare nel mondo arabo. I mesi successivi sono stati caratterizzati da un aumento della violenza da parte dei regimi repressivi nei confronti di ciò che è stato percepito come tentativo di destabilizzazione.

Parallelamente, alcuni paesi considerati democratici continuano a cedere alla tentazione della censura per questioni di pubblica sicurezza oppure all’applicazione di misure sproporzionate per proteggere il diritto d’autore. La pressione si fa pesante nei confronti degli intermediari tecnici, incoraggiati in certi paesi a giocare il ruolo di polizia della rete.

Le società di controllo divengono i nuovi mercenari di una vera e propria corsa all’armamento on line. Gli hacker-attivisti apportano la loro esperienza tecnica ai cyber cittadini intrappolati tra le spire dei sistemi repressivi. Anche i diplomatici entrano in gioco. La libertà di espressione on line rappresenta sempre di più una scommessa per la politica interna ed estera.

Due nuovi Nemici di Internet: Bahrein e BielorussiaBahrein e Bielorussia si uniscono ad Arabia Saudita, Birmania, Cina, Corea del Nord, Cuba, Iran, Uzbekistan, Siria, Turkmenistan e Vietnam nella lista dei paesi “Nemici di Internet”. Qui si coniugano problemi di accesso alla rete, filtraggi pesanti, controlli per individuare i cyber dissidenti e propaganda on line.

Il Bahrein è l’esempio di una repressione riuscita grazie al black-out dell’informazione reso possibile da un impressionante arsenale di misure repressive: bando dei media stranieri, molestie nei confronti dei difensori dei diritti umani, arresti di blogger e cyber cittadini (tra i quali si è verificato un morto durante la detenzione), persecuzioni giudiziarie e campagne diffamatorie contro i militanti della libertà d’informazione, disturbi e interruzioni ai mezzi di comunicazione avvenuti soprattutto durante le grandi manifestazioni. In Bielorussia, mentre il paese affronta l’isolamento politico e il marasma economico, il regime del Presidente Loukachenko tenta di imporre delle regole alla rete. Internet ha subito la violenta reazione da parte delle autorità nei confronti della “rivoluzione dei social network”. La lista nera dei siti inaccessibili si è allungata, il web è stato parzialmente bloccato nel corso delle “proteste silenziose”. Alcuni internauti e blogger sono stati arrestati, altri richiamati dalla polizia per “colloqui preventivi” al fine di spingerli a rinunciare a diffondere le informazioni sulle proteste; altri siti sono stati vittime di cyber attacchi. Infine, la legge n. 317-3 entrata in vigore il 6 Gennaio scorso ha approvato ufficialmente i controlli su internet e rafforzato il dispositivo di sorveglianza con un vero e proprio arsenale di censura.

India e Kazakistan entrano nell’elenco dei paesi “sotto sorveglianza”Dopo gli attentati di Bombay del 2008, le autorità indiane hanno rafforzato la sorveglianza su internet e la pressione sugli intermediari tecnici, tra l’altro rifiutando pubblicamente le accuse di censura. Di fatto, la politica di sicurezza nazionale della più grande democrazia del mondo indebolisce la libertà d’espressione in rete e la protezione dei dati personali degli internauti.

Il Kazakistan, modello regionale dopo l’assunzione nel 2010 della presidenza all’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), sembra dimenticare le belle promesse nell’impegno alla lotta alla censura su internet. Nel 2011, un movimento sociale inedito si è posto in contrapposizione alle autorità spingendole a rafforzare il controllo dell’informazione. Il regime ha bloccato alcuni siti internet, interrotto le comunicazioni intorno alla regione di Janaozen nel momento delle proteste e imposto nuove regole liberticide per la rete.

Venezuela e Libia escono dalla lista dei paesi sotto controlloIn Libia le sfide sono ancora molte ma con la sparizione di Gheddafi e la caduta del suo regime si è messo fine alla censura. Prima della sconfitta, il colonnello aveva tentato di attuare un blackout dell’informazione, bloccando l’accesso alla rete. In Venezuela l’accesso a internet è libero. L’autocensura è difficile da valutare ma l’adozione nel 2011 di leggi potenzialmente liberticide per la rete non sembra, per il momento, aver sortito effetti nefasti. RSF resta vigile dato che i rapporti tra il potere e i media sono tesi. Thailandia e Birmania vicine a diventare Nemici di Internet Se la Thailandia continuerà con questa politica di filtraggio e di condanna nei confronti dei cyber cittadini in nome del crimine di lesa maestà, potrebbe unirsi al gruppo dei paesi più liberticidi nei confronti della rete. D’altro canto la Birmania, se adottasse le misure necessarie, potrebbe essere tolta dall’elenco dei 'Nemici di Internet'. Il paese è impegnato in un’apertura incoraggiante, caratterizzata dalla liberazione di giornalisti e blogger e dalla fine dei blocchi sui siti di informazione. Deve ora concretizzare le riforme, abbandonare completamente la censura, liberare i giornalisti e i blogger ancora detenuti, smantellare l’apparato di sorveglianza della rete e abrogare l’Electronic Act.

Altri paesi oggetti di inquietudineAltri paesi sono oggetto di inquietudine; qui si sono verificati arresti di cyber cittadini o altre forme di censura di Internet. In Pakistan ad esempio si è recentemente lanciato un appello per l’impiego di un sistema nazionale di filtraggio della rete comparabile ad una grande muraglia elettronica. Anche se non figurano nell’elenco, RSF resta comunque vigile nei confronti della situazione della libertà di informazione on line in paesi come l’Azerbaijan, il Marocco e il Tadjikistan.







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mercoledì 7 marzo 2012

Web Designer : 10 semplici regole

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 Lavorare da Freelance non è una cosa facile, ci si trova spesso a dover fare un sacco di cose ed occuparsi di faccende che non c’entrano direttamente col lavoro di web design o di programmazione. Fare fatture, redigere preventivi, stipulare contratti, gestire pagamenti ed incassi, ecc. Insomma, la vita di chi decide di fare da solo è complicata e non sempre tutto fila liscio.
Una delle cose più difficile nella vita del Web Designer e/o Web Develoer Freelance è e resta la gestione del cliente, un processo che troppo spesso si trasforma in un vero incubo: pretese assurde, richieste non sempre educate, poco rispetto, pagamenti che latitano, ecc. sono solo alcuni dei problemi più frequenti.
Vediamo, di seguito, un elenco di 10 semplici regole che – mi auguro – via aiuteranno ad avere una vita milgiore ed a fare meglio il vostro lavoro:



. Jibtel .



  1. Sono un professionista e voglio essere rispettato come tale! – il rispetto è un elemento fondamentale in ogni rapporto, anche e soprattutto in quelli di tipo lavorativo. Facciamo capire fin da subito ai nostri clienti che non siamo i loro schiavi, non siamo dei ragazzini che smanettano col PC, non siamo come il cugino del loro barbiere che fa i siti con Microsoft Word! Fate capire subito al vostro cliente che ha a che fare con un professionista e, di conseguenza, comportatevi come tale.
  2. Non si lavora senza fiducia – se manca la fiducia reciproca è bene interrompere subito la collaborazione; io non posso lavorare serenamente con un cliente se ho il sospetto che mi vule fregare; stessa cosa vale al contrario: se il vostro cliente non si fida completamente di voi e delle vostre capacità… vi garantisco che vi farà impazzire mettendo in dubbio tutto quello che fate!
  3. Chiarezza, chiarezza, chiarezza – nel limite del possibile mettete tutto nero su bianco; impegnatevi a fare il vostro mestiere stabilendo con precisione ogni aspetto del lavoro che dovete svolgere: chiarite subito metodologie, tecnologie, strumenti, ecc. e ricordatevi che molto spesso, per il cliente, voi siete tenuti a fare tutto quello che gli passa per la mente! se non stabilite un perimetro preciso vi ritroverete, senza accorgervi, a vagare tra gli umori, i pensieri ed i gusti mutevoli del vostro cliente.
  4. Scripta Manent – non importa se il vostro cliente sembra la persona più onesta del mondo, se è il migliore amico di vostro zio oppure un missionario sulla strada della santità: quando concordate un lavoro mettete sempre tutto nero su bianco. Ricordate che le e-mail hanno un limitato valore legale, usate quindi strumenti tradizionali (FAX, raccomandate) oppure la PEC.
  5. Il mio cellulare non è un call center!! – credo sempre che essere disponibili sia, tanto nella vita quanto nel lavoro, una buona regola, tuttavia, come in tutte le cose, ci vuole un limite! Mi è capitato, purtroppo, di avere a che fare con clienti che mi chiamavano ad ogni ora del giorno per chiedermi informazioni su qualsiasi problema legato ad Internet: perchè non mi si apre più Explorer? perchè oggi la posta non arriva? perchè la connessione è lenta? Cercate di fare capire al cliente che voi non siete un call center di assistenza generica per problemi legati al mondo dell’informatica. Se passate tutto il giorno a rispondere gratis al telefono vi ritroverete a fine mese senza i soldi per fare la spesa!
  6. L’esperto sono io o sei tu? – Come molti presidenti di squadre di calcio che si divertono a fare le formazioni, anche molti clienti hanno la pretesa di dirigerci nel compimento del nostro lavoro dicendoci, di volta in volta, cosa fare e cosa no. Questo è in assoluto uno degli errori più pericolosi ed assolutamente da evitare. Il cliente deve dirci cosa vuole e quali sono i suoi obiettivi, poi spetta a noi trovare la strada per realizzarli. Siamo noi, infatti, ad avere le competenze per svolgere il lavoro nel migliore dei modi: assecondare il cliente, infatti, porta sempre a risultati aberranti che lui stesso, il più delle volte, definirà insoddisfacenti… addossando a noi la colpa!
  7. L’acconto non è facoltativo – brutto vizio di alcuni clienti è che spesso si dimenticano di dover saldare il conto accampando, molte volte, contestazioni pretestuose o scuse assurde. Per questo motivo il mio consiglio è di pretendere sempre un acconto sostanzioso (almeno il 30% del pattuito) ed il saldo alla consegna prevedendo, a chiare lettere nel contratto di appalto, che il mancato pagamento entro il termine previsto comporterà atomaticamente alcune conseguenze per il cliente come, ad esempio, la messa off-line del sito web.
  8. Il prezzo si discute ad inizio lavori – questa, purtroppo, è una cattiva abitudine di molti clienti: al termine del lavoro chiedere uno sconto o lamentarsi del prezzo con frasi del tipo "ho visto su Internet che oggi ti fanno un sito web a 99 Euro"… se un cliente ha certe domande da fare le faccia all’inizio, quando, cioè, noi siamo ancora liberi di dire di no. A lavoro terminato il prezzo da pagare è quello concordato, se volevi un sito schifoso per 99 Euro perchè cavolo sei venuto da me?
  9. Gli aggiornamenti si pagano! – a distanza di alcuni mesi il vostro cliente ha deciso di aggiungere 5 pagine al suo sito web? oppure ha pensato di cambiare completamente il menu di navigazione? benissimo, sarà vostro compito informarlo preventivamente sui costi di queste modifiche facendogli capire che il fatto che voi abbiate fatto quel sito 6 mesi fa non significa che vi siete assunti l’onere di aggiornarlo per tutta la vita a gratis!
  10. Ci vuole buon senso – questa è la regola più importante di tutte. Ogni rapporto deve essere regolato dalla “carta firmata” e dal buon senso. Se il vostro cliente vi chiede, al termine dei lavori, una piccola modifica inizialmente non concordata potete anche chiudere un occhio ed accontentarlo; ben diverso se, al termine del lavoro e dopo aver approvato 5 anteprime, scopre di aver cambiato completamente idea! Se nel contratto non è prevista assistenza successiva alla messa on-line questo non significa che non dovete più rispondere alle telefonate del cliente; viceversa il cliente non può pretendere che voi passiate il resto della vostra vita presso il suo ufficio per farli capire come funziona il pannello di amministrazione di WordPress!
Tenete a mente queste 10 regole, stampatele, memorizzatele, rispettatele… e loro vi salveranno la vita!




 . MisterDomain.EU .

giovedì 1 marzo 2012

Class Action contro la SIAE





Umberto Palazzo è senza alcun dubbio  uno dei personaggi base della musica italiana, il suo nome è legato alla storia di realtà quali Massimo Volume, Santo NienteWake Up! (storico locale di Pescara).  Il Fatto Quotidiano lo definisce un “Un poeta del nostro tempo”.
Propri oggi mi sono imbattuto in una nota di Umberto Palazzo pubblicata sul suo profilo Facebook ufficiale molto interessante e che spero leggiate tutti e condividiate. Umberto si rivolge ai musicisti italiani per proporre una Class Action contro la SIAE e nell’invocare questo ci spiega dei dettagli che non tutti noi comuni mortali conosciamo sul funzionamento interno della SIAE.
Ringrazio personalmente Umberto Palazzo per la dsponibilità datami a diffondere questa sua nota.
Buona lettura (ed incazzatura aggiungo!) e condividete!



. Jibtel .






Class Action contro la SIAE


Come vengono ripartiti i proventi dei borderò


(e come mai vedete sempre meno soldi sul rendiconto)

Riservato ai musicisti: come si diceva l’altro giorno i soci SIAE sono divisi in due fasce. Una fascia A formata dagli autori più ricchi a cui toccano priviliegi incredibili quali la suddivisione del “calderone” (spiego più giù cos’è) e una fascia di 20/30.000 autori e compositori ai quali viene sottratta anche una buona parte di quello che spetterebbe loro di diritto.
Come avviene ciò?
Tramite la ripartizione “a campionamento” e la divisione del “calderone” solo fra soci maggiori.
E’ un meccanismo chiaramente iniquo, che costituisce un arricchimento senza causa dei soci maggiori e dei loro editori, che sono sempre dei gruppi economici potentissimi
Io propongo un’azione politica che porti al cambiamento di questa palese ingiustizia, tramite una nuovo regolamento e propongo che si inizi con una class action, che, anche se ha poche possibilità di vittoria in tribunale, può fare molto rumore e portare l’opinione pubblica dalla nostra parte. E’ il momento giusto: si parla di modernizzare il paese e di scardinare vecchi e ingiusti privilegi, quindi ci conviene attaccare prima che si scopra (che qualcuno s’inventi) che abbiamo qualche privilegio che non sapevamo di avere. Inoltre se saremo in tanti, oltre a far rumore, ci costerà poco.

Non so se tutti sappiate come la SIAE ripartisce i proventi delle serate da ballo e i concertini.
In sintesi:
i programmi musicali verdi, cioè quelli che compila il dj, vengono pagati “a campionamento”, cioè la SIAE manderebbe ogni anno i suoi ispettori a 500 serate (si dice) e questi prenderebbero nota dei pezzi più suonati in quelle serate (in base a quale criterio vengano scelte le serate non è dato sapere, ma possiamo facilmente immaginarcelo visto che i piccoli soci non possono controllare questi controllori).
Tutto il ricavo annuo di tutte le feste da ballo che si fanno in Italia viene poi ripartito fra i pezzi più suonati in quelle serate scelte in maniera arbitraria, cioè nessuno legge quei borderò verdi che vengono compilati a centinania di migliaia. Ovviamente i brani prescelti sono famosissimi, perché suppongo gli ispettori non vadano in giro con shazam, visto che la normativa è più vecchia della app, anzi sull’ultimo numero di Vivaverdi ho appena letto che l’uso di Shazam è assolutemente escluso. Quindi (pazzesco ma è così) i pezzi che vengono pagati (e si tratta di un alluvione di denaro se solo pensate a quante serate si fanno nel fine settimane nei vostri paraggi), sono solo quelli che il funzionario preposto conosce e magari il burocrate in questione è un ex carabiniere piuttosto anziano, come mi è capitato.

E già fa malissimo al cuore.
La cosa che forse non sapete, infinitamente più grave, è che dal 2007 anche per il 75 per cento dei concerti (i programmi musicali rossi) la ripartizione si fa nello stesso modo e l’obiettivo è chiaramente quello di arrivare al 100%, cioè non dare più nulla ai piccoli soci. L’altro 25% è analizzato ad estrazione (ma basta mettere una lettera fuori da uno spazio perché il programma sia annullato e allora tutto nel calderone).
La scusa: è stata scoperta un’orchestra in Campania che falsificava i programmi musicali, cioè su questi scriveva solo brani del capo-orchestra.
Praticamente non si prende neanche in considerazione l’idea che ci siano artisti che suonino solo musica di propria composizione. Nell’immaginario corrotto di chi fa i regolamenti Siae esistono solo le orchestra che eseguono i successi dei supersoci.
Questo va cambiato perché non è tollerabile suonare dal vivo per fare arricchire ancora di più Zucchero e Co. In generale non trovo tollerabili le ingiustizie e questa ci tocca tutti personalmente.
Inoltre tutto il fiume di soldi che arriva dalla filodiffusione nei locali pubblici, la tassa sui cd vergini e altre utilizzazioni finisce nel cosiddetto “calderone” che viene ripartito fra i super-soci e sono cifre enormi.
In questo caso, se ci fosse un euqua divisione ci toccherebbero magari degli spiccioli, ma decine di migliaia di piccolissime quote fanno milioni di euro per poche persone che hanno solo il merito di essere già ricche. Vi pare giusto?
A presto
Umberto Palazzo

 DA: http://avanguardialab.com/2012/02/una-class-action-contro-la-siae-vi-siete-mai-chiesti-come-funziona/

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