loading...

martedì 14 gennaio 2020

Salvini ha il Network di Disinformazione Più Grande d'Italia

Salvini ha il Network di Disinformazione Più Grande d'Italia



Che fine ha fatto la rete di siti e pagine portata alla luce da #Buzzfeed nel 2017? 
È viva e vegeta, ha 
numeri enormi e soprattutto viene condivisa dalla
 #Comunicazione del leader leghista: l'inchiesta di 
Wired“Mai più metodi Bibbiano!”. 
Quando nella tarda serata di sabato 4 gennaio la macchina comunicativa di Matteo Salvini ha rilanciato un articolo della testata MeteoWeek, molti commentatori si sono chiesti da 
dove arrivasse quello strano sito web e perché il leader del primo partito italiano lo considerasse una 
fonte d’informazione attendibile.

Come Salvini tiene in vita il network di disinformazione più grande d'Italia

Per rispondere a entrambe le domande è necessario fare un passo indietro lungo almeno due anni e 
tornare al 21 novembre 2017, il giorno in cui un’inchiesta di Buzzfeed ha rivelato l’esistenza della più vasta rete italiana di siti e pagine Facebook di disinformazione. Una storia dai contorni ormai sbiaditi, ma che appare quantomai utile per comprendere le dinamiche interne alla comunicazione della nuova destra italiana.

L’inchiesta di Buzzfeed
Al centro dell’inchiesta realizzata nel 2017 dai giornalisti Alberto Nardelli e Craig Silverman figuravano Giancarlo Colono e suo fratello Davide, imprenditori romani a capo di Web365 e NextMediaWeb, società a responsabilità limitata che si occupavano di creare e gestire siti internet.

Secondo le informazioni raccolte da Buzzfeed, ai fratelli Colono sarebbero riconducibili almeno 175 
domini registrati, un vero e proprio impero mediatico in miniatura che spazia dal gossip al calciomercato, passando per salute, motori, animali e cinema. Outlet di notizie come tanti, rigorosamente devoti alle logiche del posizionamento su Google e al clickbait, ma che spesso e volentieri finiscono per sfociare 
apertamente nella disinformazione di stampo nazionalista e islamofobico.

Punta di diamante della rete erano Direttanews e iNews24, rispettivamente una testata giornalistica – 
che al momento dell’articolo americano poteva vantare una pagina Facebook verificata da quasi 3 
milioni di fan, oltre che un volume annuale di 5 milioni di condivisioni – e il suo corrispettivo slegato da responsabilità giornalistiche, un “giornale online indipendente” in grado di attrarre un milione e mezzo di seguaci sul social blu grazie a titoli come “Immigrati e malattia: il connubio che tutti stanno nascondendo” e “Caso Weinstein, l’Imam: Se si mettono il velo non verranno molestate”.

In seguito alle informazioni contenute nell’articolo di Buzzfeed, Facebook ha provveduto a sospendere gli account delle due testate, per non meglio precisate “violazioni della policy”.

Il network della disinformazione, oggi
Quasi 800 giorni dopo, la rete di siti e pagine gestita dai fratelli Colono è viva e più in salute che mai. Archiviata la battuta d’arresto seguita all’inchiesta di Buzzfeed, DirettaNews è tornata a guadagnare un discreto – seppur non paragonabile a quello della precedente esperienza – seguito sui social, mentre iNews24 esiste al momento solo come sito web.

Poco male, perché nel frattempo il network si è evoluto, perfezionando la complessità del sistema e 
aumentando i nodi a sua disposizione. Le notizie prodotte dai singoli siti sono ora diffuse attraverso un sottobosco di pagine Facebook apparentemente indipendenti, come E Sti Ca (1,5 milioni di follower) e Curiosauro (1,2 milioni di follower), o dai profili delle componenti più centrali della galassia-Colono, come Calciomercato.it (1,5 milioni di follower) e 
ViaggiNews.com (1,2 milioni di follower).

Una rete che si autoalimenta per aggirare l’oscuramento voluto da Facebook nel 2017, ma che al tempo stesso incrocia il flusso di un altro grande network. È quello della Planet Share di Andrea Caroletti, azienda romana proprietaria di circa 140 domini, che contribuisce al traffico dei Colono condividendo gli articoli attraverso i canali social di siti come Newnotizie.it (760mila follower), Leggilo.org (già al centro di un rapporto di Avaaz, collegato alla pagina Facebook Ma Anche No da 1,1 milioni di follower), Stelledivita.it (1 milione di follower) e Iotibenedico.it (450mila follower).


La ragnatela di pagine che condividono i link di Leggilo.org
Le due organizzazioni appaiono formalmente distinte, ma curiosamente il dominio del sito vetrina di 
Planet Share – oggi non più online – risulta registrato proprio da Web365. Punto d’incontro ufficiale tra i due network è invece La Luce di Maria, pagina Facebook da 1,4 milioni di follower, sito web dedicato alla diffusione di “una corretta informazione”, ma soprattutto associazione culturale no profit presieduta da Andrea Caroletti.

La Luce di Maria è una strana terra di mezzo dedita al culto della Madonna di Medjugorje, che in qualità di associazione si occupa perlopiù di organizzare pellegrinaggi nei luoghi sacri al cattolicesimo più conservatore, ma che online condivide preghiere giornaliere, consigli per combattere il desiderio di masturbazione e articoli decisamente 
antiscientifici su come guarire con digiuno e preghiera.

Tra i collaboratori più stretti troviamo ancora una volta Giancarlo e Davide Colono (che scrive sotto lo pseudonimo “Paolo”), devoti di Medjugorje e assidui frequentatori del paesino bosniaco, nonché i veri artefici della presenza online del sito, nonostante si dichiarino semplici volontari. La pagina Facebook de La Luce di Maria, in ogni caso, funge da nodo centrale di diffusione tanto dei contenuti prodotti dal network Web365, che di quelli firmati Planet Share.

Il caso MeteoWeek
Un mese esatto dopo il clamore suscitato dall’inchiesta di BuzzFeed nasce MeteoWeek, un portale di 
meteo, naturalmente, ma anche di attualità, cronaca, viaggi e spettacolo. Il sito web è gestito dalla solita Planet Share, ma una veloce ricerca su Google restituisce numerosi annunci di lavoro pubblicati a nome di Web365.

In uno di questi, MeteoWeek si dice alla ricerca di un web content editor, per la “stesura di articoli 
originali” della lunghezza minima di 380 parole. Tre articoli al giorno, sei giorni su sette. Compenso 
mensile: 200 euro (da pagare con cadenza trimestrale, nel caso non si disponga di partita Iva).

MeteoWeek ha una propria pagina Facebook, ma il grosso del traffico arriva attraverso la solita rete di pagine che ne rimbalzano i contenuti. Il picco delle condivisioni (e della notorietà) giunge però grazie a Matteo Salvini, che il 4 gennaio decide di riportare in auge il caso Bibbiano
 (proprio come da istruzioni rinvenute a Bologna da Repubblica).


Ceccano, figli sottratti per un disegno incriminato: il pm archivia il caso
Sono tre i bambini strappati a una famiglia di Ceccano dai servizi sociali a causa di un disegno. L'incubo ora è finito, il pm ha archiviato il caso.



L’ex ministro dell’Interno – quarto protagonista di questa storia devoto alla Madonna di Medjugorje – condivide sui propri canali social la disavventura di tre bambini, “sottratti” alla famiglia a causa di un disegno. Il riferimento al cosiddetto “metodo Bibbiano” è esplicitato nel post che correda l’articolo e tira in ballo ancora una volta le responsabilità degli assistenti sociali.

Con una risposta pubblicata su Facebook, l’ordine nazionale degli assistenti sociali ha bollato come 
fake la notizia di MeteoWeek, che parlava di “ordine” arrivato direttamente “dagli assistenti sociali” e, pur non contestando il resto della ricostruzione, ha annunciato querele “quando ci saranno gli estremi, per il senatore e per tutti gli altri che diffondono false notizie”.

La comunicazione leghista, in ogni caso, non è nuova a condivisioni di questo tipo e ha già dimostrato una certa familiarità con i siti della galassia Colono-Caroletti. Prima della new entry MeteoWeek – ormai entrato stabilmente nella rotazione di notizie proposte dallo staff leghista ai membri del gruppo ufficiale di Matteo Salvini – Morisi e colleghi avevano attivamente contribuito al traffico di iNews24 (qui, qui, qui e qui qualche esempio).

Decisamente un bel regalo per un network che, complessivamente, può contare su oltre 14 milioni di 
follower su Facebook. Più di qualsiasi compagnia italiana di media mainstream.

LEGGI ANCHE

 Matteo Salvini è Considerato il #PeggiorPolitico del 2019
Anche nelle ultimi sondaggi del 2019 Matteo Salvini la fa da padrone, a dimostrazione che il leader della Lega è come sempre al centro dell’attenzione mediatica nazionale sia nel bene che nel male. L’ex ministro dell’Interno si contende infatti sia la fascia  come peggiore politico dell’anno appena passato, scalzando in quest’ultimo caso Matteo Renzi ...




sabato 11 gennaio 2020

La Bestia Leghista costava mezzo milione di euro l'anno


La Bestia Leghista costava mezzo milione di euro l'anno


 la propaganda di Salvini a spese degli italiani

Non è il cambiamento che tutti speravano ma è sicuramente qualcosa. Con l’addio di Matteo Salvini e del suo sontuoso staff dal Viminale lo Stato si è tolto un bel peso, economico. Perché la prima diretta conseguenza del cambio della guardia al Ministero dell’Interno è che gli italiani non dovranno più pagare l’armata leghista che per quattordici mesi ha curato (a spese nostre) la comunicazione del leader della Lega, ministro e papà di tutti gli italiani.

Ma com’è che Lamorgese riesce a fare il ministro spendendo
 un quinto di quello che ci costava Salvini?

A fare il conto del risparmio per le casse dello Stato è Mauro Munafò per l’Espresso che ha calcolato la differenza tra gli stipendi pagati a quelli della Bestia e il nuovo staff del ministro Luciana Lamorgese. Gli uomini del Capitano pesavano sulle finanze del Ministero per 718mila euro l’anno. Lamorgese ha tagliato notevolmente le spese per i suoi uffici di diretta collaborazione consentendo un risparmio di ben 560mila euro. In pratica a quanto pare il Ministero si può gestire tranquillamente spendendo un quinto di quello che Salvini faceva spendere agli italiani.

Il Viminale ha tagliato un'ingente spesa di 500mila euro che serviva per finanziare la Bestia di Matteo Salvini: si trattava degli stipendi dei collaboratori di Salvini, che sono stati - finalmente - 
tagliati dal budget del Viminale. 
Mezzo milione di euro pagati dai contribuenti per spargere odio online: ecco il 'prima gli italiani' di Matteo Salvini, che in quanto a collaboratori non lesinava mica (e certo, mica pagava lui): aveva uno staff di venti persone, 7 per le sue funzioni di vicepresidente del Consiglio, 14 che si occupavano della comunicazione social. Insomma, per Salvini la sua propaganda era più importante del suo lavoro, tanto da aver dedicato a quella sezione il doppio delle persone. Tanto per fare la differenza, Luciana Lamorgese di collaboratori ne ha due: un'assistente personale e un addetto stampa. 
La notizia è riportata da L'Espresso, che fa anche i conti in tasca al Viminale: Dino Martirano, addetto stampa di Luciana Lamorgese, percepisce 120mila euro all'anno, mentre la storica collaboratrice del Viminale Cristina Pascale è rimasta al suo posto con un compenso di 32mila euro,
 duemila in più di quanto percepiva.
Salvini al ministero aveva portato: Stefano Beltrame (95mila euro), Gianandrea Giani (65mila), Giuseppe Benvenuto, Luigi Peruzzotti e Andrea Pasini con un compenso di 41mila euro. Oltre alla Pascale (30mila) e a Gennaro Terraciano che ha svolto le sue mansioni a titolo gratuito. A loro bisogna aggiungere i professionisti della comunicazione retribuiti con fondi ministeriali: Luca Morisi (65mila euro all’anno) e Andrea Paganella (85mila). E i collaboratori dell’ufficio stampa del ministero: Leonardo Foa, figlio del presidente della Rai Marcello, Daniele Bertana, Fabio Visconti e Andrea Zanelli. Tutti avevano firmato un contratto da 41mila euro per ogni anno. Negli uffici della Presidenza del Consiglio hanno lavorato invece Susanna Ceccardi (65mila euro, poi eletta a Bruxelles), Alessandro Amadori (65mila), Lorenzo Bernasconi (100mila euro), Claudio D’Amico (65mila), Iva Garibaldi (120mila euro), Massimo Villa(65mila) e Paolo Visca, 
con un compenso di 35mila euro.

LEGGI ANCHE
La Bestia, come Funziona la Propaganda di Salvini

.

La Bestia Propaganda Salvini

La Bestia: come funziona la propaganda di Salvini


Intervista a un ex hacker e spin doctor digitale,
 che ci parla della strategia comunicativa della Lega, dell’affaire Cambridge Analytica, 
del business dei falsi profili twitter, del Gdpr, Facebook e molto altro

La bestia, come funziona la propaganda di Salvini


Alessandro Orlowski è seduto a un tavolino di un bar di Barcellona. Nato a Parma nel 1967, vive in Spagna da 20 anni. Ex regista di spot e videoclip negli anni ’90 e grande appassionato di informatica, è stato uno dei primi e più influenti hacker italiani. Fin da prima dell’arrivo dei social network, ha lavorato sulle connessioni digitali tra gli individui, per sviluppare campagne virali. Negli anni ha condotto numerose campagne in Rete, come quella per denunciare l’evasione fiscale del Vaticano o i gruppi estremisti negli Stati Uniti e in Europa. Oggi fa lo spin doctor digitale: ha creato Water on Mars, startup di comunicazione digitale tra le più innovative, e guidato il team social risultato fondamentale per condurre il liberale Kuczynski alla presidenza del Perù. Ci accomodiamo, e cominciamo a parlare con lui di politica nel mondo digitale, per arrivare presto a Matteo Salvini e allo straordinario (e inquietante) lavoro che sta realizzando online.

La bestia, come funziona la propaganda di Salvini


Che evoluzione ha avuto negli anni il concetto di “rete social”?
Nasce nei primi anni ’80 con le BBS, le Bulletin Boards System, antesignane dei blog e delle chat. La prima rete sociale, però, è stata Friendster nel 2002, che raggiunse circa 3 milioni di utenti. A seguire l’amatissima (da parte mia) MySpace: narra una leggenda nerd che fu creata in 10 giorni di programmazione. Il primo a usare le reti social per fini elettorali è stato Barack Obama nel 2008.

Oggi in Italia chi è il politico che maneggia meglio questi strumenti?
In tal senso la Lega ha lavorato molto bene, durante l’ultima campagna elettorale. Ha creato un sistema che controlla le reti social di Salvini e analizza quali sono i post e i tweet che ottengono i migliori risultati, e che tipo di persone hanno interagito. In questo modo possono modi care la loro strategia attraverso la propaganda. Un esempio: pubblicano un post su Facebook in cui si parla di immigrazione, e il maggior numero di commenti è “i migranti ci tolgono il lavoro”? Il successivo post rafforzerà questa paura. I dirigenti leghisti hanno chiamato questo software La Bestia.

Politica nel mondo digitale, per arrivare presto a Matteo Salvini e allo straordinario e inquietante lavoro che sta realizzando online il Software La Bestia .

Quando nasce La Bestia?
Dalle mie informazioni nasce dal team di SistemaIntranet di Mantova, ossia dalla mente di Luca Morisi, socio di maggioranza dell’azienda, e Andrea Paganella. Morisi è lo spin doctor digital della Lega, di fatto il responsabile della comunicazione di Salvini. La Bestia è stata ideata a fine 2014, e finalizzata nel 2016. All’inizio si trattava di un semplice tool di monitoraggio e sentiment. Poi si è raffinato, con l’analisi dei post di Facebook e Twitter e la sinergia con la mailing list.



Come funziona l’analisi dei dati, su cui si basa la strategia?
Diciamo che a livello di dati non buttano via nulla: tutto viene analizzato per stabilire la strategia futura, assieme alla società di sondaggi SWG e a Voices From the Blogs (azienda di Big Data Analysis, ndr). I loro report, su tutti quelli del professore Enzo Risso, sono analizzati attentamente dal team della Lega, composto da Iva Garibaldi, Alessandro Panza, Giancarlo Giorgetti, Alessio Colzani, Armando Siri e altri.

Politica nel mondo digitale, per arrivare presto a Matteo Salvini e allo straordinario e inquietante lavoro che sta realizzando online il Software La Bestia .

La Bestia differenzia il suo operato a seconda dei social, 
per rendere immutata l’efficacia di Salvini in base allo strumento?
Per chi si occupa di marketing e propaganda online, è normale adattare la comunicazione ai differenti social. Twitter è l’ufficio stampa, e influenza maggiormente i giornalisti. Su Facebook ti puoi permettere un maggiore storytelling. È interessante vedere come, inserendo nelle mailing list i video di Facebook, la Lega crei una sinergia con la base poco attiva sui social: la raggiunge via mail, e aumenta così visualizzazioni e condivisioni.

Operano legalmente?
Camminano su un filo molto sottile. Il problema riguarda la gestione dei dati. Hanno creato, per esempio, un concorso che si chiama “Vinci Salvini” (poche settimane prima del voto, ndr). Ti dovevi registrare al gioco online e quanti più contenuti pubblicavi a tema Lega, maggiori erano le possibilità di incontrare Salvini. È stato un successo. Il problema è che non sappiamo come siano stati gestiti i dati. A chi venivano affidati? A Salvini? Alla Lega? A una società privata?

Politica nel mondo digitale, per arrivare presto a Matteo Salvini e allo straordinario e inquietante lavoro che sta realizzando online il Software La Bestia .

C’è qualche legame con lo scandalo Cambridge Analytica
 in questo utilizzo “disinvolto” dei dati personali?
Difficile rispondere. Circolano voci in merito all’apertura di una sede di Cambridge Analytica a Roma poco prima delle elezioni italiane, progetto abortito in seguito allo scandalo che ha coinvolto la società britannica. Un partito italiano, non si sa quale, avrebbe richiesto i suoi servizi. È noto che la Lega volesse parlare con Steve Bannon (figura chiave dell’alt-right americana, fondamentale nell’elezione di Donald Trump, ndr) in quel periodo, incontro poi avvenuto in seguito.

La destra – più o meno estrema – sta vincendo la battaglia della comunicazione digital? 
Si muovono meglio dei partiti tradizionali, che non sono riusciti a evolversi. Lo dimostra Bannon, e pure Salvini, che a 45 anni è un super millennial: ha vissuto il calcio balilla, la televisione, Space Invaders e le reti social.

Vedi analogie tra la strategia social di Donald Trump e quella di Salvini?
Salvini ha sempre guardato con attenzione a Trump. Entrambi fanno la cosa più semplice: trovare un nemico comune. E gli sta funzionando molto bene. Nel nuovo governo si sono suddivisi le responsabilità: al M5S è toccato il lavoro, con la forte macchina propagandistica gestita dalla Casaleggio Associati, alla Lega la sicurezza e l’orgoglio nazionale, gestiti da Morisi e amici.

Sta pagando, non c’è che dire.
La totale disinformazione e frotte di like su post propagandistici e falsi – per esempio l’annuncio della consegna di 12 motovedette alla Guardia costiera libica (a fine giugno, ndr) – portano a quello che si definisce vanity KPI: l’elettore rimane soddisfatto nel condividere post che hanno migliaia di like, e quindi affermano le loro convinzioni. Consiglio la lettura di The Thrill of Political Hating di Arthur Brooks.

Esiste una sorta di meme war all’italiana? 
Le meme war non esistono. Ci possono essere contenuti in forma di meme per denigrare i competitor e inquinare i motori di ricerca. Ricordiamoci anni fa, quando su Google scrivevi il cognome “Berlusconi” e il motore di ricerca ti suggeriva “mafioso”: fu un esempio di manipolazione dell’algoritmo di Google. Lo stesso sta succedendo in questi giorni: se scrivete la parola “idiot” e fate “ricerca immagini”, compaiono solo foto di Trump.

Come è stata finanziata l’attività delle reti social della Lega?
La Lega voleva creare una fondazione solo per ricevere i soldi delle donazioni, al fine di poter tenere in piedi le reti social senza passare per i conti in rosso del partito. Il partito è gravato da debiti e scandali finanziari (a luglio il tribunale di Genova ha confermato la richiesta di confisca di 49 milioni di euro dalle casse del partito, ndr). Le leggi italiane lasciano ampio margine: permettono di ricevere micro- donazioni, senza doverle rendere pubbliche. È una forma completamente legale. In ogni caso, potresti chiederlo direttamente a Luca Morisi (Morisi non ha risposto ai tentativi di contatto)

Hanno ricevuto finanziamenti dall’estero? 
Recentemente l’Espresso ha raccontato che alcune donazioni al partito provengono da associazioni come Italia-Russia e Lombardia- Russia, vicine alla Lega. D’altra parte, sono stati i russi a inventare il concetto di hybrid war. Il generale Gerasimov ha teorizzato che le guerre moderne non si devono combattere con le armi, ma con la propaganda e l’hacking.

Un sistema come La Bestia alimenta la creazione di notizie false?
Non direi che ci sia un rapporto diretto tra le due cose, ma sicuramente c’è un rapporto tra La Bestia e il bias dei post che pubblicano. Come ha spiegato lo psicologo e premio Nobel Daniel Kahneman, di fronte a una notizia online la nostra mente si avvale di metodi di giudizio molto rapidi che, grazie alla soddisfazione che dà trovare conferma nei nostri pregiudizi, spesso porta a risposte sbagliate e illogiche, ossia biased.

La Bestia: come funziona la propaganda di Salvini


Salvini lavora su questo bias?
Lo fa il suo team, e anche quello del M5S: amplificare notizie semi-veritiere, viralizzandole e facendole diventare cultura condivisa, che viene confermata sia dalla fonte considerata carismaticamente onesta e affidabile, sia dal numero di condivisioni che la rendono in quel modo difficilmente contestabile. Vai tu a convincere del contrario 18mila utenti che hanno condiviso un post di dubbia veridicità! Una delle figure chiave delle fake news della Lega è stato e forse ancora è il napoletano Marco Mignogna, che gestiva il sito di Noi con Salvini, oltre a una ventina di portali pro-Salvini, pro-M5S e pro-Putin (nel novembre 2017 si è occupato del caso il NYT, ndr).

Quanto di ciò che hai detto fin qui vale anche per il Movimento 5 Stelle?
Non c’è dubbio che dietro al M5S ci sia una buona azienda di marketing politico. La loro propaganda è più decentralizzata rispetto a quella della Lega, tutta controllata da Morisi. Creano piccole reti, appoggiandosi agli attivisti “grillini” e risparmiando così denaro. Non
pagano per rendere virali i post di Grillo o di Di Battista. Anche se oggi, con il M5S al governo, la strategia è in parte cambiata.

Quanto influisce l’attività di trolling sul dibattito politico?
Dipende dal contesto politico e dal Paese, in alcuni casi può essere molto violenta. Per creare account su Twitter esiste un software acquistabile online, che ti permette di generarne mille in tre ore, ognuno con foto e nome distinto. Parliamo di account verificati con un numero di cellulare: c’è un servizio russo che, per 10 centesimi, te ne fornisce uno appositamente. Con 300 o 400 euro puoi crearti in un pomeriggio un migliaio di account Twitter verificati. A quel punto puoi avviare un tweet bombing, cambiando la percezione di una notizia. È semplice e costa poco.

Ci sono conferme sull’esistenza di una rete di troll leghisti?
Non è facile rispondere, perché ci sono diverse tipologie di reti troll, organiche o artificiali. A volte distinguere le due senza tool specializzati è quasi impossibile. Per esempio, le reti di troll formate da persone reali spesso si auto-organizzano, sapendo benissimo che un utente singolo può avere due o più account social sullo stesso network. È normale vedere un utente pro-Lega o pro-M5S gestire anche cinque account con nomi diversi: cento persone in un gruppo segreto di Facebook o su un canale Telegram, con cinque account ciascuno, fanno 500 troll pronti ad attaccare, e scoraggiare utenti standard a un confronto politico.

Esistono quindi reti costruite ad hoc? 
Una di queste botnet è stata smantellata da un gruppo di hacker italiani sei mesi fa: era collegata a una società romana che gestiva una rete di 3mila account Twitter, collegati a un migliaio di account Facebook. Non mi stupirei se un team gestito da Morisi avesse automatizzato e controllasse qualche centinaio o migliaio di account. Qualcosa di simile era già nelle loro mani, con un sistema di tweet automatici su diversi account (documentato da diverse fonti giornalistiche lo scorso gennaio, ndr). L’unica pecca del loro team è la sicurezza informatica, come si è potuto notare dal leak delle informazioni del loro server, avvenuto all’inizio di quest’anno.

Cosa sappiamo sul “gonfiamento” dei numeri social di Salvini?
Abbiamo notato alcune discrepanze, ma in questo momento di grande successo mediatico di Salvini non sono più rilevanti. Abbiamo scoperto alcune botnet di Twitter nate contemporaneamente che, dopo pochi giorni e nello stesso momento, hanno seguito tutte l’account ufficiale di Salvini. La relazione con il suo account era il fatto che supportavano account di estrema destra in Europa, quindi attribuibili a persone vicine a Voice of Europe e gruppi simili, legati a Steve Bannon, come #Altright o #DefendEurope. La pratica di creare fake account è comune: solo pochi giorni fa Twitter ne ha cancellati alcuni milioni.

C’è un modo per riparare simili storture?
C’è poco da fare. In seguito allo scandalo Cambridge Analytica, Facebook ha colpito tutti, impedendo ai ricercatori di studiare questi fenomeni. Le cose non sono cambiate, anzi. Anche a seguito dell’adozione del GDPR (il regolamento sulla protezione dei dati personali, ndr) nei prossimi anni vedremo come si raffineranno le campagne politiche online: sarebbe utile avere leggi che impongano maggior trasparenza su come funzionano le reti social e, naturalmente, maggiore tutela per i cittadini, in particolare per quanto riguarda i propri big data.

LEGGI ANCHE
Facebook chiude 23 pagine Fake 
A due settimane dalle elezioni europee, Facebook chiude 23 pagine italiane che contavano oltre 2,46 milioni di follower che condividevano informazioni false e contenuti divisivi contro i migranti, antivaccini e antisemiti: tra queste, oltre la metà era a sostegno di Lega o M5S. La decisione è arrivata dopo un'accurata indagine della ong Avaaz, 
che si occupa di diritti umani e campagne ambientali...


Intervista a un ex hacker e spin doctor digitale,   che ci parla della strategia comunicativa della Lega, dell’affaire Cambridge Analytica,   del business dei falsi profili twitter, del Gdpr, Facebook

"Se questo è un ministro",   polemica social per il selfie di Salvini ai funerali di Stato a Genova.

"Se questo è un ministro", 
polemica social per il selfie di Salvini ai funerali di Stato a Genova...



.
Previsioni per il 2020




Previsioni per il 2020


.

domenica 5 gennaio 2020

Guarda Cosa #Rivela il 2020 #Denaro #Amore #Salute


Guarda cosa ti  #Rivelera' il 2020 #Denaro #Amore #Salute

Guarda Cosa #Rivela il 2020 
#Denaro #Amore #Salute

.
loading...
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

sconti per Te

Sosteniamo Mundimago

Segui RIFLESSI da Facebook

Segui RIFLESSI da Facebook
Siamo anche qui

Seguici da FACEBOOK

Seguici da FACEBOOK
siamo anche qui

Post più popolari

Elenco blog AMICI