RSF Italia
Nota: La voce giornalisti uccisi nella tabella comprende soltanto i casi in cui Reporter senza frontiere ha potuto stabilire chiaramente che la vittima è stato uccisa per la sua attività di giornalista.Non comprende i casi in cui le
motivazioni non sono legate al lavoro della vittima ovvero il
collegamento non è stato ancora confermato
Reporters sans frontieres
Per i blogger
un 2011 nero
Record di violenze, 5 morti e oltre 200 arresti. Pubblicato il nuovo elenco dei 'nemici di internet'
Il 2011 ''restera' come un anno di una violenza senza
precedenti'' contro i blogger e i cittadini attivi su Internet, con la
morte di cinque di loro e oltre 200 arresti: e' quanto emerge dal
rapporto 2012 di Reporters sans frontieres (RSF) sui nemici di internet,
pubblicato sul suo sito internet. ''I 'net-cittadini' sono stati, nel
2011, al cuore dei cambiamenti politici che hanno coinvolto il mondo
arabo. Hanno tentato, al fianco dei giornalisti, di bloccare la censura,
ma dall'altra parte, hanno pagato un prezzo elevato. Cinque di loro
sono stati uccisi mentre erano impegnati in una missione di
informazione'', scrive RSF, aggiungendo: ''Nel 2011, sono stati elencati
circa 200 arresti di blogger e 'net-cittadini', vale a dire un
innalzamento del 30% rispetto all'anno precedente''.
Il nuovo elenco dei nemici di InternetIn
occasione della Giornata mondiale contro la cyber-censura, il 12 Marzo,
Reporters Senza Frontiere pubblica un nuovo elenco dei 'Nemici di
Internet' e dei paesi sotto sorveglianza. Questo rapporto rappresenta un
aggiornamento rispetto a quello pubblicato nel 2011.
Due paesi,
Bahrein e Bielorussia, passano dalla categoria paesi sotto sorveglianza a
quella Nemici di Internet. Venezuela e Libia escono dalla lista “paesi
sotto sorveglianza” mentre vi entrano India e Kazakistan.
"I
cambiamenti apportati all’elenco riflettono le recenti evoluzioni in
seno alla libertà di informazione on-line", ha dichiarato RSF. I cyber
cittadini sono stati nel 2011 i protagonisti dei mutamenti politici che
hanno riguardato il mondo arabo. Insieme ai giornalisti hanno tentato di
limitare la censura, pagandone in alcuni casi il costo.
"Il 2011
resterà un anno di violenza senza precedenti nei confronti dei cyber
cittadini. In 5 sono stati uccisi mentre gli arresti sono stati ben 200,
includendo i blogger, con un aumento del 30% rispetto all’anno
precedente. Un bilancio record che rischia di divenire ancor più pesante
tenuto conto anche della cieca violenza adoperata dalle autorità
siriane. A oggi, sono 120 i cyber dissidenti ancora in prigione".
"In
occasione della Giornata mondiale contro la cybercensura FSF vuole
rendere omaggio a questi semplici cittadini che in alcuni casi rischiano
la propria vita o la propria libertà per diffondere informazioni e far
sì che gli atti di repressione non avvengano “a porte chiuse” bensì
vengano denunciati".
L’organizzazione ha aggiunto: "Mentre la
censura e il filtraggio accentuano la divisione del web e la
segregazione digitale, la solidarietà tra i difensori della rete libera e
accessibile a tutti è quanto mai vitale per costruire o preservare quei
ponti che permettano ai cyber cittadini di continuare a far circolare
le informazioni".
Tra controlli e filtri, la piccola breccia dei cyber cittadiniIl
precedente rapporto pubblicato nel 2011, sottolineava la consacrazione
dei social network e del ruolo della rete come strumento di
mobilitazione e di circolazione di informazioni nel contesto dei
movimenti di sollevamento popolare nel mondo arabo. I mesi successivi
sono stati caratterizzati da un aumento della violenza da parte dei
regimi repressivi nei confronti di ciò che è stato percepito come
tentativo di destabilizzazione.
Parallelamente, alcuni paesi
considerati democratici continuano a cedere alla tentazione della
censura per questioni di pubblica sicurezza oppure all’applicazione di
misure sproporzionate per proteggere il diritto d’autore. La pressione
si fa pesante nei confronti degli intermediari tecnici, incoraggiati in
certi paesi a giocare il ruolo di polizia della rete.
Le società
di controllo divengono i nuovi mercenari di una vera e propria corsa
all’armamento on line. Gli hacker-attivisti apportano la loro esperienza
tecnica ai cyber cittadini intrappolati tra le spire dei sistemi
repressivi. Anche i diplomatici entrano in gioco. La libertà di
espressione on line rappresenta sempre di più una scommessa per la
politica interna ed estera.
Due nuovi Nemici di Internet: Bahrein e BielorussiaBahrein
e Bielorussia si uniscono ad Arabia Saudita, Birmania, Cina, Corea del
Nord, Cuba, Iran, Uzbekistan, Siria, Turkmenistan e Vietnam nella lista
dei paesi “Nemici di Internet”. Qui si coniugano problemi di accesso
alla rete, filtraggi pesanti, controlli per individuare i cyber
dissidenti e propaganda on line.
Il Bahrein è l’esempio di una
repressione riuscita grazie al black-out dell’informazione reso
possibile da un impressionante arsenale di misure repressive: bando dei
media stranieri, molestie nei confronti dei difensori dei diritti umani,
arresti di blogger e cyber cittadini (tra i quali si è verificato un
morto durante la detenzione), persecuzioni giudiziarie e campagne
diffamatorie contro i militanti della libertà d’informazione, disturbi e
interruzioni ai mezzi di comunicazione avvenuti soprattutto durante le
grandi manifestazioni. In Bielorussia, mentre il paese affronta
l’isolamento politico e il marasma economico, il regime del Presidente
Loukachenko tenta di imporre delle regole alla rete. Internet ha subito
la violenta reazione da parte delle autorità nei confronti della
“rivoluzione dei social network”. La lista nera dei siti inaccessibili
si è allungata, il web è stato parzialmente bloccato nel corso delle
“proteste silenziose”. Alcuni internauti e blogger sono stati arrestati,
altri richiamati dalla polizia per “colloqui preventivi” al fine di
spingerli a rinunciare a diffondere le informazioni sulle proteste;
altri siti sono stati vittime di cyber attacchi. Infine, la legge n.
317-3 entrata in vigore il 6 Gennaio scorso ha approvato ufficialmente i
controlli su internet e rafforzato il dispositivo di sorveglianza con
un vero e proprio arsenale di censura.
India e Kazakistan entrano nell’elenco dei paesi “sotto sorveglianza”Dopo
gli attentati di Bombay del 2008, le autorità indiane hanno rafforzato
la sorveglianza su internet e la pressione sugli intermediari tecnici,
tra l’altro rifiutando pubblicamente le accuse di censura. Di fatto, la
politica di sicurezza nazionale della più grande democrazia del mondo
indebolisce la libertà d’espressione in rete e la protezione dei dati
personali degli internauti.
Il Kazakistan, modello regionale dopo
l’assunzione nel 2010 della presidenza all’Organizzazione per la
Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), sembra dimenticare le
belle promesse nell’impegno alla lotta alla censura su internet. Nel
2011, un movimento sociale inedito si è posto in contrapposizione alle
autorità spingendole a rafforzare il controllo dell’informazione. Il
regime ha bloccato alcuni siti internet, interrotto le comunicazioni
intorno alla regione di Janaozen nel momento delle proteste e imposto
nuove regole liberticide per la rete.
Venezuela e Libia escono dalla lista dei paesi sotto controlloIn
Libia le sfide sono ancora molte ma con la sparizione di Gheddafi e la
caduta del suo regime si è messo fine alla censura. Prima della
sconfitta, il colonnello aveva tentato di attuare un blackout
dell’informazione, bloccando l’accesso alla rete. In Venezuela l’accesso
a internet è libero. L’autocensura è difficile da valutare ma
l’adozione nel 2011 di leggi potenzialmente liberticide per la rete non
sembra, per il momento, aver sortito effetti nefasti. RSF resta vigile
dato che i rapporti tra il potere e i media sono tesi. Thailandia e
Birmania vicine a diventare Nemici di Internet Se la Thailandia
continuerà con questa politica di filtraggio e di condanna nei confronti
dei cyber cittadini in nome del crimine di lesa maestà, potrebbe unirsi
al gruppo dei paesi più liberticidi nei confronti della rete. D’altro
canto la Birmania, se adottasse le misure necessarie, potrebbe essere
tolta dall’elenco dei 'Nemici di Internet'. Il paese è impegnato in
un’apertura incoraggiante, caratterizzata dalla liberazione di
giornalisti e blogger e dalla fine dei blocchi sui siti di informazione.
Deve ora concretizzare le riforme, abbandonare completamente la
censura, liberare i giornalisti e i blogger ancora detenuti, smantellare
l’apparato di sorveglianza della rete e abrogare l’Electronic Act.
Altri paesi oggetti di inquietudineAltri
paesi sono oggetto di inquietudine; qui si sono verificati arresti di
cyber cittadini o altre forme di censura di Internet. In Pakistan ad
esempio si è recentemente lanciato un appello per l’impiego di un
sistema nazionale di filtraggio della rete comparabile ad una grande
muraglia elettronica. Anche se non figurano nell’elenco, RSF resta
comunque vigile nei confronti della situazione della libertà di
informazione on line in paesi come l’Azerbaijan, il Marocco e il
Tadjikistan.
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