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sabato 14 luglio 2012

frequenze tv : MADE IN ITALY


 "UN FENOMENO MADE IN ITALY.."
Dopo mesi di trattative e ostruzioni il Governo e Berlusconi trovano l'accordo..rinnovo per 20 anni delle autorizzazioni per le frequenze tv in cambio della nomina di Anna Maria Tarantola (tanto cara a Monti) alla presidenza della Rai.
Ma si! A che servono 1,5 MILIARDI ?Qualche taglietto alle braghe degli italiani e si sistema tutto!
Precisamente,secondo la Simmaco Management Consulting( società di analisi economica specializzata nelle industrie della comunicazione),la valutazione dell'insieme delle frequenze televisive italiane è compresa tra gli 800 milioni e i 2 miliardi di euro,senza contare gli arretrati.Infatti,dal 1980 in Italia si assiste ad un fenomeno che non ha eguali in nessun altro paese,la cosidetta "occupazione dell'etere" per cui le frequenze radiotelevisive non sono state assegnate dall'Autorità amministrativa, ma di fatto occupate dai singoli impianti di trasmissione.Nonostante la Corte Costituzionale (sentenza n. 224 del 1976) autorizzò le televisioni libere solo in ambito locale, negli anni successivi al 1976 si verificò la formazione, in rapida successione, di vere e proprie reti nazionali di proprietà di grandi gruppi industriali:Prima Rete Indipendente (1980) della Rizzoli-Corriere della Sera;Canale 5 (1980) della Fininvest di Silvio Berlusconi;Italia 1 (1982) della Rusconi;Retequattro (1982) della Arnoldo Mondadori Editore.
Dopo tante polemiche sulla questione si arrivò alla "soluzione del problema",introducendo un canone a carico delle emittenti tv.Canone fissato all'1 per cento sul fatturato netto!Ma è solo un media.Infatti nel 2005 la Rai arriva all' 1% netto e Mediaset allo 0,55%. Rai paga 28,3 milioni e Mediaset una ventina di milioni.Briciole rispetto ai 4,2 Miliardi di ricavi netti registrati nel 2011.
Ora,numeri a parte,l'egemonia di Mediaset oscura le piccole tv locali e di conseguenza l'informazione indipendente!
La Corte Costituzionale italiana nel 1960 ribadiva che sarebbe stato eccessivamente pericoloso concedere ai privati l'uso delle frequenze via etere, perché avrebbero potuto esercitare pressioni indebite sull'opinione pubblica, mentre, a differenza ad esempio della carta stampata, l'accesso non sarebbe potuto essere garantito a tutti.



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