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mercoledì 30 gennaio 2013

Reati perseguibili su Facebook


CheckBlackList, pagina creata e gestita da professionisti nel settore dell'Informatica, ci offre un elenco esaustivo dei reati che possono essere perseguiti su Facebook:

Premessa

Qualunque attività effettuata su Internet (e di conseguenza anche su Facebook) è registrata sui siti in cui viene eseguita (da un minimo di 3 mesi a un massimo di 2 anni, in funzione della legislazione dello Stato di origine del gestore), e l'autore è, generalmente, SEMPRE rintracciabile da parte degli organi di controllo preposti (Polizia Postale, Carabinieri, Guardia di Finanza) e a seguito di un ordine di procedura da parte dell'Autorità Giudiziaria.

Sinteticamente (e per semplificare) vi sono due tipologie di reati consumabili:

1 - Utilizzo di Facebook per intenti illeciti

In questo caso, il social network è un semplice mezzo da utilizzare per ottenere qualcosa. Sono considerati reati e punibili le seguenti azioni:

invio di materiale pubblicitario non autorizzato (spamming)
raccolta e l'utilizzo indebito di dati personali, attività espressamente vietate dal T.U. sulla privacy (d.lgs. n. 196 del 2003)
utilizzo dei contatti per trasmettere volutamente virus informatici (art. 615-quinquies)
utilizzo dei contatti per acquisire abusivamente codici di accesso per violare sistemi informatici (art. 615-quater)
scambio di immagini pedopornografiche che integra gli estremi del reato ad es. di cessione di materiale pedopornografico (art. 600-ter)
inviare messaggi di propaganda politica, di incitamento all'odio e alla discriminazione razziale

2 - Utilizzo di Facebook per comunicare con altri utenti (in modo "sbagliato")

Alcuni reati più comuni, che se perpetrati a voce possono passare quasi inosservati, su Facebook assumono delle caratteristiche che risultano sanzionabili d'ufficio, anche in assenza di una denuncia da parte dell'interessato.

Diffamazione

Il reato, punito dall'art. 595 c.p. con pene, nella forma aggravata, fino a 3 anni di reclusione (con annesso diritto al risarcimento nei confronti della parte lesa), prevede l'inserimento di frasi offensive (battute "pesanti"), notizie riservate la cui divulgazione provoca pregiudizi, foto denigratorie o comunque la cui pubblicazione ha ripercussioni negative, anche potenziali, sulla reputazione della persona ritratta.

Sostituzione di persona e usurpazione di titoli e onori

La Cassazione, nel 2007, ha ritenuto che rientri in tale reato il comportamento di chi crea un falso account di posta elettronica, intrattenendo corrispondenze informatiche con altre persone e spacciandosi per persona diversa (quindi come su FB). Anche se per integrare il reato di cui all'art. 494 c.p. è necessario il fine di conseguire un vantaggio o recare un danno, tali requisiti sono intesi in modo molto ampio, come non comprensivi solamente di vantaggi e/o danni di tipo economico ed è molto facile ravvisarli nei casi concreti. E' reato quindi (anche su Facebook) spacciarsi per persona diversa, o utilizzare marchi, simboli o loghi per rappresentare ciò che non si è, o trarre comunque in inganno altri utenti sulla propria professione.

Si potrebbe configurare (?) anche il caso previsto dall'art 613 (Stato di incapacità procurato mediante violenza), in fase di integrazione (bis-ter) dove si sta discutendo in questi termini: "La fattispecie è descritta come il comportamento di colui che, salvo che il fatto costituisca più grave reato, .... pone taluno in uno stato di soggezione continuativa tale da escludere o da limitare grandemente la libertà di autodeterminazione, utilizzando tecniche di condizionamento della personalità o di suggestione, che possono far uso unicamente sia di mezzi di carattere esclusivamente psicologico sia di mezzi materiali." (Disegno di Legge - Resoconto sommario n. 171 del 08/06/2010).

Art. 494 Sostituzione di persona

Chiunque, al fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio o di recare ad altri un danno, induce taluno in errore, sostituendo illegittimamente la propria all'altrui persona, o attribuendo a sé o ad altri un falso nome, o un falso stato, ovvero una qualità a cui la legge attribuisce effetti giuridici, è punito, se il fatto non costituisce un altro delitto contro la fede pubblica, con la reclusione fino a un anno.

Art. 498 Usurpazione di titoli o di onori

Chiunque abusivamente porta in pubblico la divisa o i segni distintivi di un ufficio o impiego pubblico, o di un Corpo politico, amministrativo o giudiziario, ovvero di una professione per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato, ovvero indossa abusivamente in pubblico l'abito ecclesiastico, è punito con la multa da lire duecentomila a due milioni. Alla stessa pena soggiace chi si arroga dignità o gradi accademici, titoli, decorazioni o altre pubbliche insegne onorifiche, ovvero qualità inerenti ad alcuno degli uffici, impieghi o professioni, indicati nella disposizione precedente. La condanna importa la pubblicazione della sentenza.
Offese a una confessione religiosa

Il reato di Vilipendio della religione dello Stato è stato modificato (2000). Ecco gli articoli del Codice di Procedura Penale che trattano l'argomento:

Art. 402 Vilipendio della religione dello Stato

[Il 13 Novembre 2000 La corte costituzionale nella sentenza numero 508 dichiara l'illegittimità costituzionale dell'art. 402 del codice penale (Vilipendio della religione dello Stato). Il Testo riportava: "Chiunque pubblicamente vilipende la religione dello Stato è punito con la reclusione fino a un anno"].

Art. 403 Offese a una confessione religiosa mediante vilipendio di persone

Chiunque pubblicamente offende una confessione religiosa, mediante vilipendio di chi la professa, è punito con la multa da euro 1.000 a euro 5.000. Si applica la multa da euro 2.000 a euro 6.000 a chi offende una confessione religiosa, mediante vilipendio di un ministro del culto.

Art. 404 Offese a una confessione religiosa mediante vilipendio o danneggiamento di cose

Chiunque, in luogo destinato al culto, o in luogo pubblico o aperto al pubblico, offendendo una confessione religiosa, vilipende con espressioni ingiuriose cose che formino oggetto di culto, o siano consacrate al culto, o siano destinate necessariamente all'esercizio del culto, ovvero commette il fatto in occasione di funzioni religiose, compiute in luogo privato da un ministro del culto, è punito con la multa da euro 1.000 a euro 5.000. (...)"


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lunedì 28 gennaio 2013

BLOG DI CIPIRI: Msn Messenger addio il 15 marzo

Msn Messenger addio il 15 marzo


Msn Messenger addio il 15 marzo


Il 15 marzo 2013, la popolare applicazione di chat Msn Messenger andrà definitivamente in pensione. Microsoft ha decisio che a prendere il suo posto sarà Skype,,, CONTINUA A LEGGERE ...
BLOG DI CIPIRI: Msn Messenger addio il 15 marzo: Msn Messenger addio il 15 marzo Il 15 marzo 2013, la popolare applicazione di chat Msn Messenger andrà definitivamente in pensione. M...

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giovedì 24 gennaio 2013

Ebay : Accertamento dell'Agenzia delle Entrate



Dopo Google e Facebook nel mirino del Fisco italiano è finito anche eBay

L'Agenzia delle Entrate ha inviato a eBay, sito web di maggior successo per la compravendita di oggetti usati e non, un 'avviso di accertamento pari a 76,8 milioni di euro. Lo rivela un'inchiesta dell'Espresso nel numero in edicola domani. La richiesta del Fisco e' di 21,2 milioni come tasse non pagate nei primi anni di attività più 55,6 milioni di sanzioni e interessi. Il conto piuttosto salato arriva in seguito a un'indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Milano.

L'Agenzia ha certificato che la societa' americana non ha pagato per anni neppure un euro di imposte mentre faceva affari d'oro sul territorio italiano. Se la commissione tributaria di Milano non accogliera' il ricorso gia' presentato, per togliersi dai guai eBay sara' costretta a versare i 76,8 milioni

Nel mirino del fisco italiano sono già finite Google e Facebook. Poco prima di Natale gli investigatori si sono recati nelle sedi milanesi dei due gruppi per acquisire documenti. Google, per esempio, vende la propria pubblicita' attraverso una holding irlandese e tra il 2002 e il 2006 non ha dichiarato al fisco italiano un reddito imponibile di 240 milioni di euro e non ha versato l'Iva per un importo di 96 milioni. Le multinazionali della rete versano in pratica le imposte dove le aliquote sono piu' basse, non dove fanno gli affari. 
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lunedì 21 gennaio 2013

La password più sicura


– La password più sicura? E’ quella con un errore grammaticale. Date retta ai ricercatori della Carnegie Mellon University (Pennsylvani): le password più sicure non sono quelle più lunghe, o con numeri e lettere insieme. Per quanto vi sforziate, infatti, chi se ne intende ci può arrivare. Figuratevi poi gli hacker!
A sviare i software dei cracker (i ladri di password) sono proprio gli errori grammaticali: una i di troppo, una doppia che non c’è, un verbo coniugato male. Infatti anche le frasi lunghe possono essere svelate con l’aiuto di dizionari online. Ma sugli errori i dizionari e i software possono bene poco…
Intanto c’è chi ovvia definitivamente al problema delle password proponendo una chiavetta crittografata: l’ha fatto Google, stanca dei furti di dati personali. La casa di Mountain View sta pensando di usare una chiavetta USB compatta Yubico come lasciapassare per usare i propri servizi. Basta inserire la chiavetta e l’identità dell’utente è confermata. Nell’attesa, meglio fare qualche errore. Di grammatica.

L’analisi è stata eseguita su oltre 1500 password ed il 18% degli utenti ha creato una password che contiene una ben precisa struttura grammaticale. In effetti, di tutte le password che l’algoritmo dell’università di Rao è stato in grado di decifrare, il 10% di loro sarebbe stato “incorruttibile” da algoritmi convenzionali.
L’università mette inoltre in guardia contro l’utilizzo di indirizzi stradali e di URL che, anche se forniscono lunghe e varie stringhe di caratteri, potrebbero essere molto semplici da decifrare.
“Ripassiamo” ora le dieci migliori strategie per scegliere una password sicura:
  • Intervallare due parole
  • Intervallare una parola con numeri
  • Concatenare due parole, possibilmente usando un simbolo come delimitatore
  • Se consentito, inserire dei caratteri di controllo o simboli che non siano alfanumerici (!@#$%)
  • Usare appositamente degli errori ortografici o grammaticali
  • Maiuscole e minuscole usate in modo non ortodosso
  • Acronimi che hanno un significato personale
  • Sostituire le lettere con numeri o caratteri equivalenti e le parole intere con abbreviazioni
  • Non usare la stessa password in posti diversi
Infine è possibile verificare la sicurezza della password con uno strumento di controllo delle password che consente di controllarne l’efficacia. Si chiama Microsoft Online Safety ed è possibile utilizzarlo gratuitamente.
La valutazione offerta dalla pagina web di Microsoft spazia da “debole” (weak) ad “ottima” (best). Microsoft dichiara di non conservare le informazioni immesse nello strumento di controllo delle password. “La password inserita viene controllata e convalidata sul tuo computer. Non viene trasmessa via Internet.”

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martedì 15 gennaio 2013

MySpace è tornato

E' arrivato il nuovo Myspace Dopo vari test è pronta la nuova interfaccia.

E' arrivato il nuovo Myspace

Dopo vari test è pronta la nuova interfaccia. Dietro la rinascita del progetto c'è Justin Timberlake.



 MySpace è tornato: a salvarlo e farlo tornare in vita è stato Justin Timberlake che, assieme a altri investitori ha creduto nel progetto di una nuova vita per quello che un tempo era il social network per eccellenza.

Come scrive Webnews Le novità, però, sembrano essere più che altro formali. Nessun annuncio ufficiale, al momento dal gruppo: tutto quel che si può conoscere del nuovo progetto deriva dai primi minuti sulla nuova interfaccia e dalla promessa di musica e video gratuiti senza limiti. Il tentativo è chiaramente quello di creare un riferimento che cerchi sinergie tra social networking e promozione musicale, ove il secondo elemento si fa ingrediente primo e scopo ultimo del progetto.

MySpace ha tentato più volte di reinventare sé stesso pur rimanendo fedele alla propria vocazione musicale. La nuova interfaccia rende ancor più evidente la focalizzazione sulle star e sulla scoperta di nuova musica: il logo quasi scompare, slittando a fondo pagina, e lo spazio è tutto dedicato alle copertine, al player di riproduzione e ad una console di comando con cui gestire le varie opzioni.

Se desiderate provare il nuovo MySpace è sufficiente accedere al sito ufficiale (il redirect sarà automatico verso l'indirizzo new.myspace.com) ed effettuare il login o con credenziali del network in sé, o tramite account Facebook o Twitter. -
The new Myspace from Myspace on Vimeo.
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Udite, udite: MySpace si rifà il look e lascia spazio a “New Myspace”. Pare che tutto il merito di questo cambiamento sia da attribuirsi a Justin Timberlake che nel 2011 è diventato azionista della società che controlla l’ex social network più cliccato del mondo. Il social network che è al tempo stesso una community sulla quale hanno avuto successo molti artisti del panorama musicale mondiale non è mai morto ma ha subito una parabola discendente rapidissima negli ultimi anni che ha visto sprofondare in contemporanea il suo valore e la sua reputazione. Forse anche per questo Myspace riparte in grande e riparte dalla musica. Non solo perché il suo primo sostenitore è un cantante conosciuto a livello internazionale ma anche perché è stato sempre Myspace Music il cuore pulsante di questo social, il suo vero punto di forza, dai tempi in cui era possibile uploadare sulla sua piattaforma mp3 inediti, quando ancora per gli altri social era fantascienza.

Non solo bello
Apocalittici e integrati hanno reagito fortemente alla notizia del restyling come era abbastanza prevedibile. Il restyling, di cui per ora si vede poco, sembra prendere ispirazione dai social più in voga. Oltre al Mashup con Facebook e Twitter infatti la sezione Foto sembra proprio rientrare nell’ottica Pinterest e la gestione delle amicizie rientra nell’ottica delle cerchie di Google Plus. Nella disputa se il bello è anche funzionale ovviamente dovremo lasciare ai posteri l’ardua sentenza e vedere come si evolve la situazione. Nel frattempo non si può di certo non dire che Myspace sembra aver imparato dagli errori commessi nel passato e soprattutto ha capito che non può prescindere dal contesto di riferimento, tenendo conto dell’evoluzione del mondo dei social che va sempre più verso la settorializzazione.



MySpace è stato partorito nel 2003 dalle menti di Tom Anderson e Chris DeWolfe in risposta a distanza di un anno alla rete sociale di successo denominata Friendster. Nel 2005 la News Corporation di Rupert Murdoch acquista per 580 milioni di dollari la proprietà di MySpace mantenendola in auge nel periodo di maggior successo che arriva nel 2006, quando i suoi visitatori unici superano addirittura quelli di Google. Myspace è il primo luogo in cui conoscersi, scambiare foto, condividere video e file musicali. All’apripista però subentra Facebook prima e Twitter poi e Myspace declina inevitabilmente. Nel 2008 debutta Myspace Music una joint venture con le più importanti etichette musicali al mondo, uno spazio sul quale offrire streaming gratuiti per i fan, oggetti di merchandising e biglietti per i concerti. La crisi però non fa vedere la luce fuori dal tunnel e nel giugno 2011 Murdoch vende per 35 milioni di dollari alla Specif Media assieme all’attore-cantante americano che sta facendo da traino alla rinascita del social studiato nella nuova versione come mezzo di condivisione di interessi musicali, mantenendo le specifiche originali ma con una grafica più accattivante e coinvolgente. Tra le funzioni che si possono già intuire dal demo le novità più allettanti sembrano essere “Discover”, in cui si potranno gustare succulente anteprime musicali, e “Trending”, uno strumento di music business dedicato a seguire l’andamento anche statistico dei profili degli artisti del momento. In questa nuova veste sarà possibile interagire facilmente con gli artisti e al tempo stesso la musica sarà organizzata meglio, che sia da vedere o da ascoltare, in cerchie dedicate agli artisti emergenti o a quelli sempre in hit parade.

https://new.myspace.com/
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lunedì 14 gennaio 2013

Sicilia, Crocetta ferma il cantiere del Muos


Sicilia, Crocetta ferma il cantiere del Muos: “Non chiedo autorizzazioni al governo”

“Non siamo contro gli americani. Ma vogliamo tutte le garanzie per la tutela della salute dei cittadini”. Il presidente, dopo gli scontri dello scorsa notte a Niscemi (Caltanissetta) blocca i lavori per l'installazione delle antenne militari statunitensi nonostante il richiamo formale del ministro dell'Interno

“Non siamo contro gli americani e non siamo contro il Muos (Mobile User Objective System). Ma vogliamo tutte le garanzie per la tutela della salute dei cittadini”. E’ cauto il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta, ma gli scontri della scorsa notte tra le forze dell’ordine e gli attivisti contrari all‘installazione delle antenne militari statunitensi a Niscemi, in provincia di Caltanissetta, lo hanno costretto ad accelerare le decisioni. Da settimane i manifestanti presidiano l’ingresso della base Usa, pronti a fare da muro alle attese gru che avrebbero dovuto completare l’opera. I mezzi sono arrivati ieri notte, scortati dalle forze dell’ordine.
Le sentinelle degli attivisti disposte lungo il percorso hanno avuto appena il tempo di avvertire i compagni. “I poliziotti erano circa trecento divisi in blocchi – racconta Elvira Cusa, del comitato No Muos di Niscemi –, noi una cinquantina. Ci siamo buttati a terra, ci hanno detto di alzarci, al nostro rifiuto ci hanno caricato. Non c’è stato nessun dialogo, anzi ci sono stati anche colpi di manganelli e calci. Io ho la mano e il ginocchio gonfi e come me anche altri ragazzi”. Dopo gli scontri, l’urgenza di rispondere alle promesse elettorali si è fatta pressante per Crocetta. Che, in una conferenza stampa urgente, ha annunciato di aver sospeso le autorizzazioni ai lavori di realizzazione del Muos. Nonostante il richiamo formale del ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri arrivato negli scorsi giorni.
“Io sono un presidente autonomista – dichiara il governatore siciliano – Non chiedo certo le autorizzazioni al governo Monti quando prendo le mie decisioni”. Annunciate di recente, spiega, anche ad alcuni diplomatici statunitensi. “Avevo invitato in modo bonario a non accelerare i lavori e a procedere con prudenza. Ho detto che non avremmo gradito forzature rispetto ai blocchi, finora non era successo ma ieri sera purtroppo è accaduto”. A motivare la sospensione delle autorizzazioni, secondo Crocetta, sarebbero dei “vizi” negli atti già emessi. Nello specifico, la mancanza di uno studio dell’impatto sulla salute pubblica delle onde elettromagnetiche rilasciate dalle antenne Muos. Un possibile problema anche per la navigazione degli arei del vicino scalo areo di Comiso, la cui apertura è prevista per la primavera. Motivazioni che, per il presidente regionale, sarebbero più forti della decisione del ministro Cancellieri di dichiarare il Muos “sito di interesse strategico per la difesa militare della nazione e dei nostri alleati”.
Non si placano intanto le polemiche per gli scontri della scorsa notte a Niscemi. Soprattutto per le denunce degli attivisti delle presunte violenze operate da 300 poliziotti in tenuta antisommossa. Solo 70 uomini, invece, secondo la Questura di Caltanissetta. “Non c’è stata nessuna carica – risponde il capo di gabinetto Sergio Lo Piano – Ma solo azioni di alleggerimento”. I manifestanti hanno usato metodi pacifici, ammettono anche le forze dell’ordine. “Hanno fatto resistenza passiva, si sono frapposti ai mezzi sfruttando l’oscurità e sono stati spostati di peso ai lati della strada. Si è giocato un pochino naturalmente, ma non mi risultano manganellate”. Per i No Muos, invece, si è trattata di “inaudita violenza”. Il passaggio dei quattro camion e delle due gru, per loro, è stato “un atto di prepotenza inaudita, che tuttavia non ci indebolisce – dichiarano – Non è una sconfitta ma l’inizio di una nuova fase della resistenza all’installazione del Muos”. Che vede l’assemblea regionale siciliana e il presidente Crocetta a fianco degli attivisti. Almeno fino a quando il braccio di ferro tra governo regionale e nazionale non sarà concluso.

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venerdì 11 gennaio 2013

Facebook: attenti a ciò che scrivete


Facebook: attenti a ciò che scrivete sul vostro profilo

Un post offensivo o ingiurioso può costare una condanna penale: stiano quindi attenti gli utenti di Facebook quando aggiornano il loro profilo con qualche scritta indirizzata a persone specifiche.

Non lavorano seriamente” aveva scritto sulla propria bacheca un ragazzo, riferendosi alla ditta ove aveva prestato lavoro sino a poco prima. Le accuse erano indirizzate alla qualità dei servizi e alle condizioni igieniche.

Diritto di critica? Diritto di informazione? Macché: secondo il Tribunale di Livorno [1] si tratta di vera e propria diffamazione che costa una condanna a ben mille euro di multa, oltre a tremila euro di risarcimenti.

Aggravante del mezzo di stampa
Non solo. Il tribunale ha anche applicato, al colpevole, l’aggravante del cosiddetto “mezzo di stampa” per via del fatto che l’espressione sarebbe stata diffusa e resa conoscibile a una platea illimitata di persone.

Tuttavia si tratta di una scelta azzardata da parte del magistrato, atteso che la giurisprudenza della Cassazione ha da sempre ribadito che l’impiego di internet non è equiparabile alla stampa tradizionale, ma, a tutto voler concedere, potrebbe giustificare solo l’aggravante della pubblicità. Una differenza sostanziale!

Il profilo falso
Attenzione: scrivere frasi ingiuriose con profili falsi non salva dalla condanna. Non poche volte, la polizia postale riesce a individuare, nel giro di poco tempo, gli autori delle condotte che si sono celati sotto mentite spoglie.

È successo, per esempio, nel caso deciso dal Tribunale di Benevento [2], allorché una donna aveva, sotto mentite spoglie, rivelato a tutti la relazione extraconiugale tra due soggetti. “Lo sa tutto il paese!” aveva scritto sul proprio profilo. L’imputata ha dovuto patteggiare la pena a ben due mesi e venti giorni di reclusione.


[1] Trib. Livorno, sent. n. 38912/12.
[2] Trib. Benevento, sez. Airola, sent. n. 322/12.

http://www.laleggepertutti.it/21783_facebook-attenti-a-cio-che-scrivete-come-stato-sul-vostro-profilo
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venerdì 4 gennaio 2013

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