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martedì 28 giugno 2016

Web Marketing e Terminologia


Sentiamo parlare tanto di web marketing, 
ma conosciamo veramente tutta la terminologia adottata? 

Vediamo un breve glossario per capire meglio il web marketing.
Sentiamo tanto parlare di web marketing e intorno girano parecchi termini. Ma ne conosciamo 
veramente il significato? Vediamo in questo articolo un breve glossario del web marketing.



Advertising

Acquisto di annunci e messaggi persuasivi o di spazi nei mass media da parte delle aziende.

Audience

Insieme delle persone o famiglie esposte ad un tipo particolare di messaggio pubblicitario.

Audit

Processo di esame delle resistenze e delle debolezze interne e delle occasioni e minacce esterne che 
influenzano la prestazione aziendale.


Brand

Nome, termine, design, simbolo, o qualunque altra caratteristica che identifica un buon venditore e lo 
differenzia dagli altri venditori. Il termine legale per il brand è marchio registrato (trademark). Un brand può identificare un articolo, una famiglia di articoli, o tutti gli articoli di quel venditore. Se usato per indicare l’intera ditta, il termine preferito è denominazione commerciale.

Budget

La dettagliata componente finanziaria del piano strategico che guida la destinazione delle risorse e 
fornisce un meccanismo per l’identificazione delle deviazioni dalla reale prestazione voluta in modo che l’azione correttiva possa essere presa. Un budget assegna denaro ad ogni revenue e spesa relativa ad attività. Un budget è previsto solitamente da ogni componente di un’organizzazione ed è valido per un periodo di un anno. Un preventivo fornisce sia una guida all’azione che i mezzi per valutarla.


Canale di distribuzione

Una rete organizzata delle agenzie ed istituzioni che in associazione effettuano tutte le funzioni richieste per collegare i produttori con i consumatori finali per realizzare gli obiettivi di marketing.

Competizione

La rivalità fra i venditori che provano a realizzare obiettivi come aumento dei profitti, della percentuale di mercato e del volume di vendite variando gli elementi del marketing mix: prezzo, prodotto, distribuzione e promozione. I cambiamenti dell’azienda sono fatti per incontrare i voleri e i bisogni del consumatore.



Consumer Satisfaction

Il grado in cui le aspettative del consumatore sono realizzate o sorpassate da un prodotto.

Cultura aziendale

L’insieme dei valori, delle norme e dei comportamenti che sono condivisi da una società e sono 
destinati ad aumentare la probabilità di sopravvivenza della stessa. Questi comprendono le 
superstizioni comuni, miti, usanze e modelli di comportamento che sono ricompensati o puniti.


Copyright

Fornisce al proprietario del lavoro originale la possibilità di stampare e di registrare in ogni modo 
possibile con lo scopo di riprodurre e distribuire il lavoro, di visualizzarlo o autorizzare qualcun altro a farlo, durante il corso della vita dell’autore e per cinquant’anni.

Database

Raccolta di informazioni sugli utenti correnti e futuri che solitamente comprende i dati anagrafici così come i dati sull’uso, il volume delle vendite e la soddisfazione del consumatore.



Prodotto conveniente

Bene di consumo e/o servizio (come ad esempio può essere il sapone) che è comprato frequentemente, spesso d’impulso, con poco sforzo e tempo speso sul processo d’acquisto. Un prodotto conveniente solitamente è a basso prezzo ed è ampiamente disponibile.

Domanda

Numero delle unità di un prodotto venduto in un mercato durante un determinato periodo.

Demarketing

Processo di riduzione della richiesta di un prodotto o di riduzione del consumo.

Modello di diffusione

Rappresenta il contagio o la diffusione di qualcosa nella popolazione. La diffusione delle innovazioni in un mercato avviene in diverse fasi: prima negli innovatori, poi negli early adopters, la maggioranza iniziale, la maggioranza ritardata ed infine nei ritardatari.

Direct marketing

Sforzi di commercializzazione, orientati totalmente verso un gruppo/target specifico, attraverso strumenti come la vendita diretta, direct mailing, cataloghi con lo scopo primario di sollecitare la risposta dal cliente.

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venerdì 24 giugno 2016

Come Creare una Password Sicura


Quante password abbiamo legate ai numerosi strumenti e servizi che la tecnologia del giorno d'oggi ci mette a disposizione. Tante, ma sono veramente sicure? 

L’introduzione di tanta tecnologia nella vita di tutti i giorni richiede una crescente adozione di password. Pc, smartphone, posta elettronica, Facebook, Twitter, tutti strumenti e servizi che richiedono una protezione onde evitare accessi indesiderati.

 Banalmente vanno evitati password del tipo 123456, oppure qwerty e altre parole troppo banali e quindi poco sicure.


Una password sicura dovrebbe essere lunga almeno otto caratteri, contenere simboli alfanumerici, mischiando lettere maiuscole e minuscole, includendo anche caratteri speciali. Complicando le password in questo modo se da un lato acquisiamo in sicurezza perché diventano più difficili da indovinare, dall’altro lato per noi diventano più difficili da ricordare. Come fare allora?

Il trucco sta nel trovare la tecnica giusta per costruire mentalmente in maniera semplice password complesse. Vediamolo subito con qualche esempio.

Il mio cognome è Armpioni, otto caratteri, la lunghezza minima consigliata per una password, ma se mi fermassi meriterei il Mongolino d’oro, dobbiamo complicare. Un buon risultato potrebbe essere @MP!I0n!. Ho sostituito la A con @, messo le erre maiuscole, sostituito la i con il punto esclamativo e la o con lo zero. La password è il mio cognome ma è opportunamente decodificato. Potrei ulteriormente complicare le cose in questo modo [@MP!I0n!], ho racchiuso fra parentesi quadre, quindi aggiungendo dei caratteri speciali 
e aumentando ulteriormente la sicurezza della mia password.

Alternativamente potrei partire, anziché dal cognome, da una frase, prendere le iniziali e fare lo stesso lavoro. Per esempio potremmo prendere una frase del tipo “rosso di sera bel tempo si spera”.

Prendiamo le iniziali: rdsbtss, facciamo le opportune sostituzioni: Rd$bt$$, un ultimo passaggio #Rd$bt$$#.

Dobbiamo quindi solo trovare un modo per ricostruire mentalmente la nostra password, e il gioco è fatto. Semplice no?

Un ultimo consiglio è quello di non scrivere su foglietti le nostre password, perché altrimenti tutto questo bel castello è solo di carta anziché di mura solide. Casi più eloquenti sono di chi mette sul monitor del pc un post it con la password di Windows, oppure chi appende foglietti per l’ufficio con le password degli account di accesso della posta elettronica, così che tutti possano leggerle!!!!


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mercoledì 22 giugno 2016

Ho CREATO LINKEDIN nel SOGGIORNO di CASA



OGGI LA VENDO PER 26 MILIARDI DI DOLLARI

Voleva fare l’insegnante per cambiare il mondo. Poi ha scelto la tecnologia come mezzo per connettere le persone e aiutarle a sviluppare se stessi. Reid Hoffman, 49 anni, considerato il filosofo del Web, ha venduto LinkedIn (fondato nel 2003) a Microsoft per 26,2 miliardi di dollari.

Lo chiamano il filosofo del Web. Reid Hoffman, 49 anni, fondatore di LinkedIn, è anche uno dei più 
grandi esperti di investimenti nella Silicon Valley. Prima di fondare di LinkedIn, lavorava come 
responsabile delle relazioni esterne di PayPal. Quando la società entra in Borsa, Hoffman diventa 
multimilionario. Con una parte dei proventi, nel 2003, fonda LinkedIn.

Una laurea all’Università di Stanford in Scienze del comportamento, un master in Filosofia a Oxford, 
siede nei consigli di amministrazione di tantissime startup. 
Ha fatto nascere e crescere PayPal, Zynga, Flickr.


All’inizio della sua carriera lei voleva fare l’insegnante. Come mai ha deciso di diventare imprenditore?

«Ho studiato scienze cognitive, filosofia e politica. Volevo scrivere di sviluppo personale e volevo 
cambiare il mondo in meglio. Poi mi sono reso conto che non c’è un grande supporto nei confronti degli accademici, così, ho scelto la tecnologia e l’imprenditoria come mezzi per promuovere i meccanismi di una buona società. Ho cercato di individuare di quali competenze avevo bisogno in un settore a così rapida crescita e mi sono adattato».

Come si pianifica il proprio percorso professionale?

«È importante partire dalla propria vocazione, ma se si scopre che quella non è la strada giusta bisogna essere pronti a cambiare rotta. È quello che fa un imprenditore: persevera nel realizzare la propria visione, ma è pronto a cambiare sulla base delle esigenze del mercato. Per trovare la propria strada, bisogna fare. Quando ho deciso di entrare nel mondo del business, credevo che il mio vantaggio competitivo fosse di natura intellettuale, invece mi sbagliavo di nuovo: solo iniziando a lavorare davvero ho scoperto che la mia vera abilità stava nel riuscire a fare delle riflessioni sulle dinamiche sociali su grande scala».

Com’è nata l’idea di LinkedIn?

« Mi rendevo conto dell’enorme potere di Internet nell’accelerare il business delle imprese, ma anche dei tanti individui che si trovavano in Rete. Mi chiedevo come ognuno di essi potesse dare una svolta 
alla propria carriera, al proprio “brand”. 
Quando ho lasciato PayPal tutte queste idee si sono trasformate in LinkedIn. 
Che è decollato cosi rapidamente perché avevo un network di amici da coinvolgere».

Qual è la più grande soddisfazione che le ha dato LinkedIn?

«Vedere 150 milioni di persone collaborare, condividere informazioni, parlare di lavoro e in generale 
aiutarsi per diventare professionisti migliori».

Cosa consiglia a un giovane che volesse avviare un’attività con un budget ridotto?

«I tuoi asset (cioè quello che hai in questo momento, in termini di conoscenze, competenze e beni 
materiali), le tue aspirazioni e la realtà del mercato determinano il tuo vantaggio competitivo. Formula un piano, mettilo in pratica tante volte e adattalo in base al feedback che ricevi dal mercato e dalle lezioni che impari. Ma se fondare la tua società senza capitali significa finire senza un tetto sulla testa, allora è meglio non farlo. Bisogna sempre avere un piano di salvataggio, una soluzione di riserva che ti permetta di accollarti i rischi che ti stai prendendo».



La lezione di Hoffman

Assumi una mentalità beta permanente. 
«Non consideratevi mai un prodotto finito, siate aperti ai 
cambiamenti. Siamo tutti work in progress. Ogni giorno ci offre la possibilità di fare di imparare di più, fare di più, essere di più, 
crescere di più nella vita privata e professionale» consiglia Hoffman.
Costruisci una rete di relazioni, non solo per tuo vantaggio. Impara a tessere una rete di alleanze che ci supportino in termini di informazioni di business.
Insegui le opportunità quando si presentano. 
Ma tocca a te metterti in moto per trovare e far nascere 
opportunità professionali adatte a te.
Assumi rischi intelligenti. Cosi puoi ottenere risultati straordinari. 
« Se fondare la tua società senza 
capitali significa finire senza un tetto sulla testa, allora è meglio non farlo. 
Bisogna sempre avere un piano di salvataggio, 
una soluzione di riserva che ti permetta di accollarti i rischi che ti stai prendendo».

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sabato 18 giugno 2016

Ransomware Colpisce Italia ed Europa


Nell’ultimo mese la minaccia ransomware ha insidiato il 19,3% degli utenti italiani.
La telemetria Live Grid di ESET ha rilevato
 un nuovo picco di infezioni causate dal ransomware. 

JS/Danger.ScriptAttachment, che nelle ultime settimane ha colpito gli internauti di tutta Europa e che in Italia ha minacciato il 19,3% degli utenti. Danger.ScriptAttachment viene distribuito come allegato email che, una volta aperto, scarica e installa differenti varianti di malware, la maggior parte dei quali costituiti da cripto- ransomware; tra questi alcune famiglie ben note, come ad esempio Locky, il cui scopo è quello di crittografare i dati preziosi chiedendo poi centinaia di euro per decriptare i file.


Oltre che in Italia, Danger.ScriptAttachment ha registrato nell’ultimo mese il picco di infezioni in 
Lussemburgo (45,45%), Repubblica Ceca (32,50%), Regno Unito (32,20%) e Paesi Bassi (30,25%).
Con l’11,15% di prevalenza si attesta al secondo posto nella classifica delle minacce in Italia Nemucod, un trojan che reindirizza il browser a uno specifico URL contenente un software malevolo. Il codice del malware viene di solito inserito all’interno di pagine HTML.



JS/Danger.ScriptAttachment– rilevato nel 19,26 % delle infezioni
Al primo posto della top 5 dei malware di maggio 2016 si attesta JS/Danger.ScriptAttachment, un 
temibile ransomware distribuito come allegato email che, una volta aperto, scarica e installa differenti varianti di malware, la maggior parte dei quali costituiti da cripto- ransomware; tra questi alcune famiglie ben note, come ad esempio Locky, il cui scopo è quello di crittografare i dati preziosi chiedendo poi centinaia di euro per decriptare i file. Oltre che in Italia, questo malware ha registrato nell’ultimo mese il picco di infezioni in Lussemburgo (45,45%), Repubblica Ceca (32,50%), Regno Unito (32,20%) e Paesi Bassi (30,25%).


Win32/TrojanDownloader.Nemucod – rilevato nel 11,16 % delle infezioni
Al secondo posto della classifica Win32/TrojanDownloader.Nemucod, un trojan che reindirizza il 
browser a uno specifico URL contenente un software malevolo. Il codice del malware viene di solito 
inserito all’interno di pagine HTML. Il picco di infezioni a livello globale si è registrato nell’ultimo mese in Giappone, dove Nemucod ha colpito il 30,57% degli utenti, mentre in Europa la nazione più colpita è stata il Lussemburgo, con il 21,47% di prevalenza, seguita dalla Repubblica Ceca con il 20,19% di prevalenza.


Win32/Bayrob – rilevato nel 3,4 % delle infezioni
Al terzo posto della top 5 dei malware di maggio 2016 scende Win32/Bayrob, un trojan che si nasconde dietro email fraudolente contenenti file eseguibili che, una volta lanciati, creano una backdoor dalla quale i cybercriminali tengono in ostaggio il PC infetto, rubandone le informazioni sensibili. L’incidenza di Bayrob in Europa è stata particolarmente alta nell’ultimo mese in Spagna (15,45% delle infezioni) e in Austria (13,59% delle infezioni).


JS/Danger.DoubleExtension– rilevato nel 2,82% delle infezioni
Al quarto posto della classifica JS/Danger.DoubleExtension, una famiglia di malware diffusi via email che presentano una doppia estensione per ingannare l'utente. Double Extention rappresenta una 
minaccia in forte crescita in Italia, unico paese a livello mondiale ad esserne attualmente colpito.


Win32/TrojanDownloader.Wauchos - rilevato nell’1,52% delle infezioni
Fanalino di coda nella top 5 di maggio 2016 Win32/TrojanDownloader.Wauchos, un trojan che tenta di scaricare altri malware da Internet e una volta installato diventa eseguibile a ogni avvio del sistema. Può creare ed eseguire un nuovo thread con il suo codice programma e, subito dopo l’istallazione, è in grado di cancellare il file eseguibile originale. Questo trojan acquisisce informazioni e comandi sul sistema operativo, sulle impostazioni di sistema e sull’indirizzo IP del computer da remoto o da Internet. Riesce inoltre ad eseguire programmi e ad aggiungere e cancellare voci dal registro. L’Italia registra la più alta prevalenza a livello Europeo, mentre la più alta prevalenza a livello mondiale si è registrata in Guatemala, (1,66%).

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FACEBOOK E LE BUFALE

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mercoledì 15 giugno 2016

Facebook invita a segnalare le notizie false



Facebook invita a segnalare le notizie false
Una nuova funzione permette di indicare i contenuti non veritieri per ridurre la loro circolazione sul social network più frequentato del mondo. È la fine delle bufale sul web?


Quante volte vi siete arrabbiati nel vedere una notizia falsa condivisa dai vostri amici su Facebook? E quante volte siete stati voi, in un momento di inconsapevole leggerezza, a diffondere una bufala? A livello di qualità dell’informazione, quello delle “fake stories” è uno dei grandi problemi dei social network e – più in generale – dell’era della condivisione istintiva. Un problema di cui si sono resi conto anche nel quartier generale di Facebook. 

Come segnalare le notizie false: dopo aver cliccato sulla freccia a lato del post bisogna selezionare ‘segnala questo post’ e poi scegliere ‘non credo che debba essere su fb’. Infine potremo scegliere l’opzione ‘è una notizia falsa’.


In un post pubblicato ieri , la società di Menlo Park ha annunciato un’importante novità nella gestione delle news sul suo network. Tra le opzioni offerte agli utenti per segnalare un contenuto sgradito, sarà aggiunta anche quella riservata alle notizie false. Man mano che le segnalazioni relative a una news aumenteranno, questa inizierà a comparire con meno insistenza sulle bacheche degli utenti. Inoltre, nella parte alta della notizia sarà aggiunta la frase “many people on Facebook have reported that this story contains false information” (“secondo molte persone su Facebook questa storia contiene informazioni false”).  
La nuova funzione – che al momento non appare disponibile nella versione italiana del social network – sta inevitabilmente attirando le prime reazioni e discussioni sull’effettiva efficacia e sui possibili effetti collaterali. Un dubbio, già emerso per altri strumenti di Facebook, riguarda il suo potenziale abuso: il rischio che qualcuno inizi a segnalare notizie come false perché non è d’accordo sul loro contenuto. Un altro, più inedito, coinvolge i siti satirici come l’americano The Onion o l’italiano Lercio, le cui notizie per definizione sono false (anche se a volte tremendamente verosimili). Da questo punto di vista, il team di sviluppatori di Facebook è tranquillo: “Dai nostri test risulta che gli utenti tendono a non segnalare i contenuti umoristici e satirici. Su di loro la novità non dovrebbe avere effetti”. 

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VIRUS CHE METTE COMMENTI E VIDEO

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venerdì 10 giugno 2016

Grafica 3D


La grafica 3D computerizzata: 
come funziona in dettaglio il processo di rendering

La grafica 3D computerizzata funziona in modo da ingannare i sensi umani per creare l'illusione di un mondo tridimensionale, partendo da un'immagine in due dimensioni.

Poiché lo schermo di un computer è essenzialmente bidimensionale, una grafica 3D è solo un'illusione ottica 2D che inganna il vostro cervello inducendolo a pensare che sta vedendo un oggetto tridimensionale. Un motore grafico 3D funziona calcolando ciò che una forma bidimensionale potrebbe proiettare sullo schermo come oggetto 3D. 

Se si desidera una grafica realistica in 3D per CAD (computer-aided design) o realtà virtuale, è 
necessario utilizzare tecniche grafiche molto sofisticate. Invece di disegnare un oggetto, se ne realizza un modello 3D computerizzato e lo si manipola sullo schermo in diversi modi. I pixel in un grafico 
bidimensionale hanno le proprietà di posizione, colore e luminosità, un pixel 3D aggiunge anche una 
proprietà profondità che indica dove il punto giace su un asse immaginario. 

Quando molti pixel 3D vengono combinati tra loro, ciascuno con il proprio valore di profondità, il risultato è una superficie tridimensionale, detto texture. Oltre alle texture, la grafica 3D supporta anche più oggetti che interagiscono tra loro. Infine, una sofisticata grafica 3D utilizza tecniche come il ray-tracing per applicare delle ombre realistiche ad un'immagine.

Il processo di conversione delle informazioni di oggetti 3D in una mappa di bit che può essere 
visualizzata è noto come rendering, e richiede una notevole memoria e potenza di elaborazione. 
In passato, la grafica 3D era disponibile solo su workstation potenti, ma ora acceleratori grafici 3D si 
trovano comunemente in molti personal computer. 
L'acceleratore grafico contiene memoria e un microprocessore specializzato per gestire molte delle 
operazioni di rendering 3D.

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martedì 7 giugno 2016

Pagina Web Ottimale Anatomia SEO



Quali sono le qualità che deve avere una pagina web per potersi definire ottimizzata
 dal punto di vista Seo? Esistono alcuni “trucchi” da seguire?

Ovviamente la perfezione non esiste. Ma bisogna fare di tutto per tendere a essa, soprattutto se stiamo parlando di fattori di posizionamento di un sito web o di una pagina web.

In questo articolo cercheremo di spiegare in maniera semplice e chiara quali accorgimenti bisogna seguire per ottimizzare al meglio una pagina web per i motori di ricerca come Google, in modo tale da posizionarsi efficacemente tra i risultati di ricerca degli stessi motori.

Parleremo solamente di fattori interni alla pagina, quindi solo di ottimizzazione SEO on-page. Se vuoi approfondire questo discorso e capire la differenza tra SEO on-page e SEO off-page, ma soprattutto per capire quanto sia importante la SEO per il tuo sito internet, visita questa pagina.

Qui di seguito i 9 punti fondamentali se vuoi rendere la tua pagina web perfetta per i motori di ricerca.

1 – L’architettura generale del tuo sito
Per architettura del sito si intende la struttura ad albero del sito che definisce la distribuzione e l’importanza dei diversi contenuti. E’ molto importante perchè fa capire ai motori di ricerca come Google quali argomenti vengono trattati da quel determinato sito web e che livello gerarchico presentano.

CONSIGLI:
Realizza una sezione per ogni argomento: ogni diverso argomento trattato dal tuo sito deve avere una propria sezione, quindi una propria pagina. Non mischiare due, o ancora peggio, tre diverse tematiche all’interno di una stessa identica pagina web. Prendi ad esempio la struttura di Wikipedia.
I nomi di ogni sezione devono essere chiari, comprensibili e immediati: utilizza termini semplici e di immediata comprensione per nominare le diverse sezioni e sottosezioni del tuo sito.
Controlla la profondità del tuo sito: l’utente del tuo sito deve fare meno click possibili per raggiungere il contenuto a cui è interessato. Una regola base di Web Design e User Experience è che l’utente non deve fare più di 3 click per arrivare alla pagina di interesse. Facilitare la navigazione è importante sia per l’utente sia per Google.

2 – Struttura degli URL
L’URL non è altro che la sequenza di caratteri che identifica in maniera univoca l’indirizzo di una risorsa in internet. Gli URL delle tue pagine web non devono essere eccessivamente lunghi e articolati, devono essere il più possibile leggibili e comprensibili (non presentare caratteri come !,?,%..) e contenere preferibilmente la parola chiave a cui fa riferimento quella specifica pagina.

Esempio:

SBAGLIATO: http://www.3dprestige.it/category/024658.php

CORRETTO: http://www.3dprestige.com/servizi-web-marketing/realizzazione-siti-web/


3 – Tag Title
Il Title è un elemento importantissimo quando si ottimizza una pagina web per i motori di ricerca e quindi per migliorarne la visibilità. Il Title è quella riga di testo che trovi nella barra in alto del tuo browser, e non è altro che la riga di testo in colore blu che viene fuori tra i risultati di ricerca.

Nel Title deve essere presente la parola chiave per la quale vorresti posizionarti con quella pagina. Meglio se all’inizio del testo.

Troppo spesso si trovano ancora oggi siti web, anche di grandi realtà aziendali, con pagine non ottimizzate per i motori di ricerca. Con ad esempio dei tag Title per l’Home Page del tipo”Home” e niente di più. In questo modo la loro azienda sta perdendo visibilità!

CONSIGLI:
Per ottimizzare il Title non spingerti oltre i 60 caratteri, Google te li potrebbe troncare o sostituire: se è troppo lungo Google “tronca” il tuo Title aggiungendo dei puntini (…) ma soprattutto scrivendo troppe parole “diluisci la forza di posizionamento” ed è difficile poi far capire al motore di ricerca qual è la keyword di riferimento.
Non utilizzare più di una keyword nel Title: direttamente collegato al punto precedente, ogni singola pagina web deve trattare un ben preciso argomento. Per essere incisivi e ottenere un posizionamento migliore ottimizza una singola pagina per una singola parola chiave. Poi all’interno del contenuto di quella pagina potrai far riferimento anche a sinonimi di quella keyword, ma deve essere ben chiara e definita la parola chiave primaria.
Utilizza un Title diverso per ogni pagina del tuo sito: non devono esserci Title duplicati tra diverse pagine del tuo sito. Ogni pagina web deve avere il suo Title univoco e identificativo.
Per approfondire puoi leggere questo post: Come ottimizzare il Title

4 – Meta Description
La Meta Description è quella parte testuale che compare sotto il Title, e sotto l’url della pagina, nei risultati di ricerca. 

Dal punto di vista SEO la Meta Description è meno importante del tag Title ma la sua rilevanza risiede nel fatto che consente di dare maggiori informazioni all’utente che sta leggendo e scorrendo la pagina dei risultati di ricerca e permette quindi di attirare i click delle persone.

Scrivere una Description persuasiva aiuta quindi ad aumentare i click verso le pagine del tuo sito internet.

CONSIGLI:
Non andare oltre i 140 caratteri: come per il tag Title se la tua Meta Description è troppo lunga Google te la taglierà aggiungendo i puntini di sospensione (…).
Evita di imbottirla di parole chiave messe a casaccio: inserisci la parola chiave principale della pagina e non una serie di parole chiave messe lì solo come una lunga lista della spesa.
Evita le duplicazioni: stesso discorso fatto per il tag Title, scrivi una description diversa per ogni pagina del tuo sito.
Cerca di essere concreto, persuasivo, invitante: scrivi qualcosa che sia d’impatto per l’utente che sta leggendo o scrollando il cursore del mouse. Attira la sua attenzione e invitalo a cliccare. Meglio ancora se è presente una Call To Action.
In questo post del blog di 3DPrestige puoi saperne di più su come ottimizzare la Meta Description.


5 – Tag H1, H2, H3 …
I tag header H1, H2, H3, H4, H5 e H6 sono degli elementi importanti per ottimizzare il contenuto testuale della tua pagina. Per dirla in parole povere non sono altro che il titolo principale della pagina, il sottotitolo e i titoli dei paragrafi della tua pagina.

La parte testuale della tua pagina web deve prevedere una suddivisione in paragrafi, titoli e sottotitoli per favorire la lettura da parte degli utenti e quindi per rendere migliore la loro esperienza sul tuo sito internet.

Il tag H1 ti serve per identificare il titolo principale della pagina, il tag H2 invece identifica il sottotitolo, mentre i successivi tag (H3, H4, H5, H6) identificano i titoli dei paragrafi. Non necessariamente dovrai utilizzarli tutti quanti, anzi, raramente vengono utilizzati tutti in una pagina. Dipende dalla lunghezza del contenuto, da come è strutturato e dalla sua profondità.

Se utilizzi WordPress per il tuo sito web o per il tuo blog puoi impostare questi tag in maniera molto semplice attraverso la funzione “Paragrafo”(con un menù a tendina) situata appena sotto le funzioni “Grassetto” e “Corsivo”.

Per farti un esempio molto pratico di come ottimizzare i tag header H1, H2, H3…. puoi prendere spunto dalla pagina che stai leggendo in questo momento:

Il tag H1 corrisponde al titolo principale della pagina “Anatomia SEO di una pagina web perfetta” mentre il sottotitolo “Quali sono le qualità che deve avere una pagina web per potersi definire ottimizzata dal punto di vista Seo? Esistono alcuni “trucchi” da seguire?” è “taggato” dall’H2.

I titoli dei vari paragrafi invece (“1 – L’architettura generale del tuo sito”, “2 – Struttura degli URL” ecc..) sono identificati dal tag H3.



6 – Ottimizzazione delle immagini
Troppo spesso le immagini sono un elemento trascurato dai siti web. Non è sufficiente avere delle belle immagini dal punto di vista estetico, vanno anche curate dal punto di vista SEO per migliorare il posizionamento sui motori di ricerca.

Perchè le persone quando cercano qualcosa su Google spesse volte lo fanno anche attraverso la Ricerca per Immagini. Essere presenti ai primi posti in quello sconfinato elenco di immagini aumenterà il traffico verso il tuo sito web e quindi anche i contatti utili.

CONSIGLI:
Utilizza l’attributo ALT: ovvero il “testo alternativo”, il quale indica l’elemento HTML da associare alle parti non testuali dei contenuti, che poi sono principalmente le immagini, per fornirne una descrizione, nel caso in cui non potessero essere visualizzate. Cerca di inserire qui la tua keyword.
Riduci le dimensioni del file immagine: ottimizzale per il web in modo da ridurre i tempi di caricamento.
Utilizza eventualmente le didascalie: una didascalia completa le informazioni, utilizzala per inserire una keyword secondaria o un sinonimo di quella principale.
Questo post rappresenta un eccellente approfondimento di questo argomento: Come ottimizzare le immagini in ottica SEO

7 – Struttura dei link interni
Collegare tra di loro diverse pagine del tuo sito/blog è molto importante, sia per i motori di ricerca, sia per gli utenti che ti leggono, perchè fornisci loro degli approfondimenti e perchè li “guidi” verso altri contenuti utili.

Ma non puoi fare questo a casaccio. Se colleghi tra di loro due pagine del tuo sito attraverso un link interno deve esistere una certa correlazione tra di esse. In più devi stare attento alla “relazione” che si andrà a creare tra di esse: una sarà la principale (quella con il link a favore diciamo) mentre l’altra sarà la secondaria (quella che “cita” l’altra pagina attraverso il link).

I link interni quindi sono un ottimo strumento per “spingere” di più alcune pagine del tuo sito web, sfruttando altre pagine del tuo stesso sito.

8 – Parole Chiave e Contenuto
Prima di tutto ricordati che ciò che scrivi sulla tua pagina lo scrivi prima di tutto per le persone, e in seconda battuta per i motori di ricerca. Ti potrà sembrare banale e scontato ma ti assicuro che non è così. Sono ancora troppi i siti internet con testi illeggibili, pieni zeppi di parole chiave ripetute senza un filo logico e senza un minimo di armonia testuale.

Cerca di focalizzarti su una parola chiave specifica, prendine di mira una di principale, e poi scegline altre secondarie o sinonime della parola chiave principale che andrai poi a menzionare nella tua pagina.

CONSIGLI:
Scrivi CONTENUTI DI QUALITA’, meglio meno contenuti ma di qualità maggiore.
Scrivi anche CONTENUTI DI QUANTITA’, nel senso di cercare di abbinare alla qualità anche la quantità intesa come lunghezza e profondità del testo. Non limitarti solo a pagine di 100, 200 o 300 caratteri. Scrivi anche una pagina contenente 1000 caratteri.
Non abusare della parola chiave principale, la sua presenza all’interno del testo deve essere naturale e armonica. L’abuso di parole chiave è chiamato keyword stuffing ed è una pratica penalizzante.
Come detto sopra, utilizza parole chiave correlate alla keyword principale e suoi sinonimi.


9 – Sitemap
La mappe del sito possono essere di due tipi: in HTML o in XML. La prima è destinata agli utenti del sito per facilitar loro la navigazione, mentre la seconda è una sitemap specifica per i motori di ricerca.

Le sitemap XML sono destinate agli spider e sono raccolte di link che comprendono i vari attributi definiti dallo schema XML. L’idea è quella di aiutare i motori di ricerca a indicizzare in maniera più veloce le pagine di un sito web. 

E’ quindi importante che sia presente all’interno del tuo sito web.

Conclusioni
L’ottimizzazione SEO on-page è solamente una delle componenti SEO che devi curare per migliorare il posizionamento di una pagina web o più in generale di un sito web. Ma si tratta senza dubbio del migliore punto di partenza!

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Selezione delle Immagini per il Web


Le immagini sono il primo impatto quando entriamo in una pagina web. 
Da esse può dipendere la prosecuzione nella consultazione della pagina o meno.
 É quindi importante che siano scelte opportunamente.

Le immagini sul web sono un potente mezzo di comunicazione, in quanto sanno trasmettere immediatamente in maniera semplice e soprattutto immediata un messaggio che tante volte le parole non sanno dare. È quella parte del web che salta subito all’occhio non appena entriamo in una pagina web e quindi subito ci trasmette qualcosa ancor prima di iniziare la lettura dell’articolo.

Infine sono di grande aiuto nell’esemplificazione di un concetto e svolgono un ruolo chiave nella creazione di contenuti di qualità. Per farla breve possono notevolmente migliorare l’esperienza utente nella navigazione di un sito internet.

Tutto questo a patto che abbiano determinati requisiti, perché se non vengono rispettati possono venire ignorate completamente dagli utenti vanificando tutti gli sforzi di una comunicazione web efficace.

Come prima accennato, le immagini sono la prima cosa che salta all’occhio non appena entriamo in una pagina web, e proprio per questa ragione devono predisporre l’utente alla lettura dell’articolo, che dovrà essere chiaro e ben leggibile.

Per non disorientare il lettore è bene inserirne una sola e funzionale alla comprensione del contenuto della pagina.

Ma veniamo ora al dunque dell’articolo elencando le caratteristiche ideali che deve avere un’immagine sul web.


- Le immagini devono avere qualità alta e contrasti netti, devono essere molto nitide, ben leggibili.
Sono quindi assolutamente da evitare le immagini troppo scure o troppo chiare. Sul web, sono i contorni netti a catturare l’attenzione dei visitatori. Perciò, il soggetto e lo sfondo di un’immagine devono avere un forte contrasto. Altrimenti, se l’immagine non è nitida, gli utenti la ignorano: non sprecano di certo tempo per cercare di capire che cosa rappresenta.

- Le immagini di un soggetto contro uno sfondo neutro sono guardate molto di più di quelle con uno sfondo complesso.

- Quando lo spazio a disposizione non può contenere per intero l’immagini, è meglio ritagliare piuttosto che ridimensionare mantenendola per intero. Questo per non rischiare di pubblicare immagini troppo piccole o con dettagli microscopici.

- Le immagini devono avere pochi dettagli. Devono essere semplici da interpretare, quasi fossero icone. Insomma: il messaggio che veicolano dev’essere facile da comprendere per chi le guarda.

- Devono essere pertinenti ai contenuti della pagina web. Perciò è bene che le immagini non si limitano solo ad accompagnare il testo ma diano anche valore aggiunto al messaggio.

- I test di web usability indicano che online funzionano piuttosto bene le immagini che trasmettono istruzioni, danno informazioni o illustrano processi. Ad esempio le schermate che spiegano come usare un software.

- Le immagini di cibi appetitosi funzionano. Soprattutto se si tratta di cibi grassi o di dolci. Non a caso, i blog di cucina hanno in genere un buon successo!

Per le fotografie dobbiamo invece tenere conto di:

- È risaputo, ma è bene ribadirlo, gli utenti guardano di più fotografie di persone attraenti e sorridenti.

- Le persone devono essere posizionate verso l’utente e, se è possibile, guardarlo. Immagini web di questo tipo risultano in effetti più coinvolgenti per i visitatori di un sito o di un blog.

- Gli utenti guardano le fotografie in cui qualcuno guarda qualcosa. Lo fanno essenzialmente per capire perché la persona sta guardando l’oggetto in questione.

- Le persone delle fotografie devono essere familiari. Meglio pubblicare la foto della ragazza carina della porta accanto che quella di una modella. In effetti, pare che alcuni test di web usability dicano che gli utenti guardano di più le foto di persone attraenti ma con qualche difetto. Le persone dai volti perfetti danno la parvenza di essere finte e inavvicinabili. Come è ovvio, si tratta di considerazioni da tener presenti soprattutto in ambito e-commerce.

- Le fotografie non devono mai essere di repertorio. Ad esempio, la fotografia della tizia con le cuffie in testa è oramai abusata. Di conseguenza, nessuno la nota più.

- Le foto di un soggetto su uno sfondo neutro, o comunque semplice, vengono guardate maggiormente di quelle dello stesso soggetto che però sia stato fotografato 
su uno sfondo pieno di dettagli.

Questo è quanto, con la speranza che questi consigli tornino utili, ora sapete come selezionare le immagini per il vostro sito.

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Google ed i suoi Algoritmi


Google ed i suoi Algoritmi 

Quali sono e come ragionano gli algoritmi di Google
, almeno quelli ad oggi conosciuti.

Si sente spesso parlare di questi fantomatici "algoritmi di Google", ed ancora molto c'è da scoprire su di essi. Tuttavia, si possono certamente identificare i principali, che ogni SEO specialist che si rispetti dovrebbe quanto meno conoscere: proviamo ad analizzarli uno per uno.

1. Panda

Google Panda nasce nel lontano 2011, ed è forse il principale algoritmo di Google, o quanto meno quello maggiormente aggiornato e sul quale si concentrano molti dei suoi sforzi di ottenere un motore di ricerca che possa definirsi "perfetto". Nato come semplice filtro, solo da quest'anno è di fatto divenuto un vero e proprio algoritmo di calcolo, seppur non applicato in modo "real time" (ovvero direttamente su ogni ricerca dell'utente). Fondamentalmente, Panda controlla la qualità del contenuto di una pagina web. Le pagine che gli piacciono sono: quelle con contenuti originali, ben tematizzati e distribuiti all'interno del sito, esaustivi e non finalizzati a link e/o spingere risorse esterne. 
Quali non gli piacciono? Quelle con contenuti copiati da altre fonti, doppioni di testi e/o immagini presenti su altre pagine dello stesso sito, scarni o poco inerenti all'argomento. Regole da rispettare: testi sempre di almeno 300-400 parole, assolutamente inerenti alla tematica della pagina, user experience di qualità per l'utente finale. Assolutamente da evitare: copia e incolla da altre fonti, eccessivo utilizzo delle keyword all'interno del testo, testi troppo brevi.

2. Penguin

Google Penguin nasce nel 2012, con lo scopo di stanare i link atti ad innalzare il ranking di altre pagine (interne o esterne al sito). Il nemico n.1 dei SEO, tanto per capirci. E' sicuramente l'algoritmo più pericoloso, in quanto un aggiornamento può facilmente portare un sito web a "crollare" in SERP in brevissimo tempo. Anche Penguin sarà a breve real-time, il che significa che la frequenza di penalizzazione sarà molto alta, ma al tempo stesso più veloce la possibilità di "redimersi" rimuovendo i link ritenuti sospetti da Google. Ne abbiamo già parlato in passato, ma val la pena ricordarlo: quali sono i link che piacciono a Penguin? Quelli naturali, inerenti all'argomento della pagina alla quale rimandano e con anchor text (testo del link) spontaneo e comprensibile. Quali non gli piacciono? Link di spam, link a pagamento, link provenienti da network di siti sospetti, link con anchor forzati o non inerenti. Tutte tecniche da evitare nel 2016, se non si vuole correre il rischio di sprofondare in decima pagina.

3. Hummingbird

Google Hummingbird è stato introdotto nel 2013 come principale algoritmo interpretativo: per dirla facile, il suo scopo è quello di capire le intenzioni di ricerca dell'utente al di là della keyword digitata. Per fare ciò, lavora in real-time per cercare di mostrare risultati in SERP che rispondano non tanto alla specifica keyword, ma a quello che si presume l'utente stia realmente cercando, calcolando quindi l'utilizzo di sinonimi e di argomenti correlati alle parole chiave immesse. Una mannaia per alcune delle vecchie tecniche SEO, dal momento che non gli piacciono certamente pagine con parametri strettamente impostati sulle keyword, con utilizzo ripetuto di esse nel testo e con esperienza utente scarsa. Cosa fare? Focalizzarsi sugli argomenti e non sulle keyword, offrendo contenuti completi ed originali, capire quale linguaggio usa il nostro target, e utilizzare tecniche di ottimizzazione moderne, che impostino alcuni dei principali fattori di pagina (titoli, meta, h1, snippet ecc...) seguendo il linguaggio naturale del web.

4. Pigeon

Google Pigeon è un algoritmo piuttosto recente, nato nel 2014 ed attualmente attivo solo sulle ricerche in lingua inglese. E' un algoritmo che potrebbe rivoluzionare il mondo della SEO nei prossimi anni, perchè nasce con l'intento di manipolare i risultati del motore sulla base della posizione dell'utente. SEO geo-localizzata? Quasi. 
Quella, di fatto, esiste già ed è applicata dai cosidetti algoritmi locali (seppur molto dipenda dalla query dell'utente), ma la vera rivoluzione consiste nel fatto che questi ultimi vengono fatti lavorare insieme agli algoritmi principali (Panda, Penguin, ecc...), determinando quindi con regole comuni il posizionamento sia locale che non. In sostanza, l'obiettivo di Google è quello di abbattere le richieste geo-localizzate (vendita biciclette Milano) applicando contemporaneamente parametri generali e parametri locali, al fine di mostrare le pagine più meritevoli ed allo stesso tempo appartenenti ad attività vicine all'utente. Quali sono le regole da rispettare? Link di qualità provenienti da siti del territorio, presenza di una pagina Google My Business, presenza di un valido NAP (Name Address Phone), citazione in directory locali. Senza questi elementi, difficile che il motore possa agevolarmi in questo tipo di ricerche.

5. Mobilegeddon

Vero nome: Mobile Friendly Update. Algoritmo che ha interessato, fin dalla sua nascita nel 2015, i risultati sui dispositivi mobili, con una logica molto semplice: siti responsive e perfettamente fruibili da smartphone e tablet prima, poi tutti gli altri. Come quasi tutti gli algoritmi visti in precedenza, anche Mobilegeddon è relativo alla singola pagina, il che significa che se all'interno di un sito perfettamente mobile-friendly ho una pagina che non rispetta invece i canoni imposti da Google, solo e soltanto quella pagina sarà declassata per le ricerche da mobile. I canoni imposti sono quelli più o meno conosciuti: esperienza utente, contenuti leggibili, velocità di caricamento ed assenza di requisiti software particolari. Tradotto in pratica, assolutamente da evitare pagine pesanti, senza bottoni per le call to action, con contenuti poco visibili o, peggio, che richiedano plugin particolari per essere caricate.

6. RankBrain

Google RankBrain è un algoritmo molto recente, che è stato introdotto pochi mesi fa (ottobre 2015) allo scopo di perfezionare l'autoapprendimento del motore di ricerca
 e la lettura delle reali intenzioni dell'utente. 
Cosa fa? Impara da ogni pagina mostrata al visitatore in risposta ad una ricerca, cercando di capire se ha mostrato il giusto risultato o meno. Lo fa analizzandone il comportamento (e qui entra in gioco la frequenza di rimbalzo), memorizzando i contenuti mostrati ed incrociandoli con i futuri aggiornamenti sull'argomento ed imparando dai propri errori. Se la volta precedente, basandosi sugli algoritmi strettamente SEO, ha posizionato la mia pagina prima di un'altra, la volta successiva ciò non accadrà se quanto mostrato non era in realtà assolutamente inerente alla ricerca. Come a dire: stavolta mi hai fregato, ma la prossima non ci casco più! E' evidente che per "combattere" questo algoritmo sono fondamentali due aspetti: la user-experience (da evitare come la peste il rimbalzo) ed un'accurata valutazione dei propri competitor, al fine di individuarne strategie e contenuti maggiormente trattati.

La nostra analisi termina qui... C'è da aggiungere che molti degli algoritmi di cui sopra ricevono frequenti aggiornamenti, una o due volte al mese per quello che ci è dato a sapere, e che tali aggiornamenti sono a volte minimi, altre volte in grado di sconvolgere la SERP. 
La soluzione migliore? Soddisfare tutti i requisiti descritti, andando quindi d'accordo con il Panda, il Pinguino, il Colibrì e tutta la loro compagnia.

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