Truffa del 'Ping call',
il numero con prefisso +373
da non richiamare mai.
Torna la truffa con il prefisso telefonico moldavo, il +373, che era già stata avvistata in Italia almeno fin dal 2014. La pratica è stata denominata “ping call”: le persone ricevono una telefonata da un numero con il prefisso +373, rispondono e sentono riattaccare la “cornetta”. Molti utenti lasciano perdere, temendo una fregatura. Mentre c’è chi invece si incuriosisce e richiama, venendo dirottato su altri numeri, e portandolo senza autorizzazioni e consensi a sottoscrivere abbonamenti telefonici indesiderati.
La polizia postale ha riproposto la faccenda dopo alcune segnalazioni e ha invitato a copiare i numeri e inviarli a loro, in modo che possano essere perfezionate le indagini. Ha inoltre dato alcuni avvisi che vi riproponiamo:
“Parliamo di una truffa sempreverde sulla quale indaghiamo sempre, purtroppo con molte difficoltà perché i truffatori agiscono dall’estero e sono tecnologicamente molto evoluti. Per difendersi allora è necessario conoscere il modo in cui la truffa viene messa in atto: si riceve uno squillo sul cellulare, uno solo, da un numero con prefisso +373 o altro ma sempre estero, poi la chiamata viene interrotta. Chi vede la chiamata senza risposta, il più delle volte prova a richiamare e inizia il raggiro. Chi chiama viene dirottato su numeri e opzioni che portano a sottoscrivere un nuovo abbonamento telefonico, il tutto senza chiedere autorizzazioni e consensi.
Ma a volte basta richiamare il numero e anche senza ricevere risposta, si entra in un circuito di collegamento internazionale che prosciuga ricariche e minuti di abbonamento, perché senza saperlo si va su una linea a pagamento con costi che vanno da 1 euro e un euro e 50 ogni dieci secondi.
Le chiamate arrivano in genere di sera, tra le 18,30 e le 20,30 quando la maggior parte delle persone è più libera dal lavoro e più propensa a richiamare. Che è la cosa da evitare assolutamente. Se vi capita, invece, consigliamo di denunciare subito il fatto alla #Poliziadistato per permettere agli investigatori di raccogliere quanti più elementi sul caso“.
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