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martedì 29 settembre 2015

YouTube Cancella le False Visualizzazioni



YouTube cancella le false visualizzazioni
I canali ufficiali di alcune major discografiche sarebbero stati pompati con trucchetti non autorizzati dalla piattaforma di video sharing. Con un colpo di spugna il Tubo purga oltre 2 miliardi dal contatore delle visite.
 Mentre il tormentone asiatico Gangnam guadagna un miliardo di visualizzazioni in tutto il mondo, le major discografiche Universal Music e Sony Music crollano all'improvviso sulla gigantesca piattaforma di video sharing YouTube. I canali ufficiali delle due grandi etichette hanno perso un totale di circa 2 miliardi di visualizzazioni.

Nessun bug o malfunzionamento dei contatori del portalone di Google. Sono stati gli stessi tecnici di YouTube a punire le major, con misure drastiche di riduzione nel numero complessivo delle visualizzazioni da parte degli utenti. In un solo giorno, il canale ufficiale di Sony/BMG ha perso più di 850 milioni di visualizzazioni.

Ma cosa ha portato il Tubo a queste sorprendenti pulizie natalizie? Sul forum Black Hat World - dove gli utenti possono scambiarsi trucchetti e strategie più o meno truffaldine in ambito Search Engine Optimization (SEO) - le major sono state accusate di aver adottato misure non autorizzate per pompare il numero complessivo delle visualizzazioni.Stando alle prime ricostruzioni, etichette come RCA e Universal avrebbero pagato per guadagnare like e views attraverso un botmaster. Una chiara violazione dei termini di servizio sulla piattaforma di Mountain View, che avrebbe così confiscato le visualizzazioni ottenute in maniera truffaldina.



Traffico gonfiato, una piaga per l'advertising online

Nuove analisi confermano il largo impiego di soluzioni per simulare le visualizzazioni. Comunque monetizzate dei servizi di advertising.
 Secondo un reportage di Bloomberg Business il settore della pubblicità online vive di una serie di stratagemmi e manipolazioni che spesso sconfinano nel terreno della vera e propria frode.

Oltre alla sempre maggiore diffusione (ed efficacia) dei dibattuti servizi di adblocking, dunque, il modello di business basato sull'advertising deve vedersela con un'altra minaccia, quella delle visualizzazioni e dei click gonfiati: una pratica che, come si legge nel reportage, starebbe minacciando Internet.

Nel rapporto di Bloomberg si sommano una serie di testimonianze sulle modalità di acquisto di traffico. In particolare, nella testimonianza di Ron Anram, direttore marketing di Heineken USA, si legge come l'azienda abbia trovato le pubblicità online molto meno efficaci di quelle in televisione e di come questo sia stato collegato al fatto che effettivamente solo il 20 per cento delle impression generate corrispondesse effettivamente a visualizzazioni da parte di persone reali. "È come se stessimo gettando i nostri soldi al vento: pensavamo di star pagando per le singole visualizzazioni costituite da occhi umani concentrati sulla nostra pubblicità - lamenta Anram - Ma nel mondo digitale in realtà stavamo effettivamente pagando per la diffusione dell'advertising, senza alcuna garanzia che fosse un umano a visualizzarla".A confermare tale sensazione vi sono inoltre i dati di un altro studio legato specificatamente alla pubblicità di YouTube: in esso si legge che Google fa pagare gli inserzionisti anche per le visualizzazioni che i suoi sistemi di controllo individuano come "false".
Per verificarlo i ricercatori hanno addestrato una serie di bot ad aumentare le visualizzazioni di alcuni loro contenuti associati alla loro pubblicità ed hanno quindi incrociato i dati forniti dal conto di Google con quanto prodotto dal loro sistema automatico per fingere visualizzazioni: oltre a rilevare nella fattura finale di Mountain View le finte visualizzazioni, hanno così scoperto una discrepanza tra le visualizzazioni effettivamente conteggiate da YouTube (che in parte sembrano riuscire a discriminare tra reali e fake) e quelle fatturate dal Tubo.

"La gran parte del traffico non valido è già filtrato dai nostri sistemi - ha riferito Google - prima di fatturare agli inserzionisti". In ogni caso Mountain View riferisce ora l'intenzione di voler approfondire con i ricercatori di questo studio la questione e di voler inoltre lavorare con loro per migliorare le performance dei suoi strumenti di analisi, sia nel senso della trasparenza sia nell'efficacia nel conteggiare le reali visualizzazioni.





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venerdì 25 marzo 2011

Faxebook , gioco clandestino , su Facebook



Faxebook le false identità su Facebook 

diventano un gioco clandestino



Viaggia su Facebook. Corre sulla rete, incontrollato. E voi non lo sapete. Forse avete parlato con uno di loro, e non sapevate che era finto, un fake. Sono false identità. Forse li avete aggiunti come amici, fra i tanti che il click stanco sulle amicizie che il social network più famoso al mondo ci propone, e ormai non controlliamo più neanche chi è a chiederci di confermare l’esistenza di un rapporto con lui. Tanto è tutto etereo, tutto virtuale, incontrollabile. Lo schermo nasconde il volto, l’identità, la faccia. L’essenza delle persone. E tutto sta in piedi grazie alla buonafede reciproca. Chi può garantirmi che se parlo con Mario Rossi io stia parlando veramente con Mario Rossi? Nessuno.

E’ qui che entra in gioco la mente creativa: questa è una falla da sfruttare. E’ l’imperfezione di un sistema che può diventare occasione di avventura. Quante probabilità ci sono che un’identità fasulla possa sopravvivere sulla rete globale? Quante possibilità ci sono che una falsa persona possa fingere di essere quel che non è per un certo ammontare di tempo? Un’idea geniale balena nella mente di qualcuno: facciamone un gioco. Facciamo una caccia all’uomo. Facciamo finta che io sono qualcun altro, facciamo finta che anche tu sei qualcun altro, facciamo che siamo in tanti a fare finta, e che dobbiamo trovarci fra di noi. Persi nella piazza di Facebook, mascherati dietro false identità, nel chiassoso vociare della rete globale.

Gli elementi sono tutti qui: virtualità; rete globale; anonimato; falsa identità; gioco. E’ un gruppo di ragazzi ad avere l’idea. Un gruppo di scienziati, li chiameremo, ed il giudizio è tecnico più che di valore. Un gruppo di ragazzi che se l’Italia somigliasse ad un paese normale, userebbero questa loro creazione per fare molti soldi, per venderla a qualcuno. Perché l’idea c’è. E chi l’ha pensata, e fatta vivere nella sua semplicità, ha stoffa.


Parliamo di un gioco. Farmville? Guerra fra bande? Molto meglio. E’ un gioco di ruolo clandestino su Facebook. Un gioco che c’è ma non lo sa nessuno, perché l’anonimato dei suoi membri e del sistema stesso è il cardine della partita. I suoi creatori lo hanno chiamato Faxebook, ed è un misto fra Cluedo e Dungeons and Dragons. I suoi creatori sono matematici. Per la precisione, chi ha inventato questa complicata e affascinante baracca, è uno studioso di calcolo delle probabilità. Il che è calzante: quante probabilità ci sono di trovare uno che finge di essere chi non è sulla rete globale? Molto alta, forse, potenzialmente: ma quante le possibilità di beccarlo sul serio, di costringerlo a confessare?

Faxebook prende tutto questo, questo spirito, questa intuizione, e la trasforma in un gioco. Siamo andati nell’aula al piano terra dell’edificio di matematica Guido Castelnuovo, dell’Università la Sapienza di Roma, per incontrare il Master di Faxebook, il vice master, e tutti i giocatori del primo round di questa partita che ha tutte le carte in regola per diventare il nuovo fenomeno virale della rete.

Che cosa è Faxebook?

Faxebook è una realtà parallela in cui ogni persona non è se stessa, e recita un personaggio. Una delle regole chiave è quella di far rimanere la realtà di Faxe il più possibile staccata dalla realtà vera. E’ per questo che a giocare sono personaggi improponibili, spesso macchiette.

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