Una
volta realizzato il proprio sito web e stabilito quale nome dovrà avere
il do
minio, resta l'ultimo passaggio. Forse il più delicato, o quanto
meno quello che richiede un'attenta analisi per effettuare la scelta
migliore. Quale offerta di hosting
acquistare.
HOSTING
Con questo termine si intende lo spazio dove andranno a risiedere le
nostre pagine web, solitamente accompagnato da servizi aggiuntivi di
varia natura. Per procedere all'acquisto dell'offerta più
consona alle nostre esigenze, bisognerà, prima di ogni cosa,
analizzare quali sono le “necessità” del nostro sito. Hosting condiviso, dedicato e housing
Il primo è quello comunemente usato e consiste nell'ospitare il
nostro sito su una macchina, dove risiedono anche altri. Questo comporta
una limitazione nelle caratteristiche offerteci
(soprattutto per quanto riguarda lo spazio e le risorse della
macchina), ma di contro è la soluzione meno costosa.
Con Hosting dedicato invece ci viene messo a disposizione un intero PC
dove far risiedere il nostro sito, installare le applicazione che
maggiormente ci
interessano (tipo database) e sfruttare appieno tutte le risorse
della macchina. Scelta costosa, ma da tener in considerazione per
progetti grossi e con specifiche necessità. L'housing è un'opzione simile al hosting dedicato, solo che il computer viene acquistato direttamente dal cliente.
CARATTERISTICHE GENERALI PER LA SCELTA DI UN HOSTING
Il primo step è dato dal tipo di linguaggio di programmazione utilizzato. Pagine HTML, ASP o PHP, per determinare l'acquisto di un host Windows (primi due casi)
o host Linux (primo e terzo caso). Nel caso di un
sito tipo brochure, ovvero semplici pagine per descrivere prodotti o
un'attività, non avremo bisogno di un
database. Per siti più complessi o nel caso di
portali che dovranno raccogliere e catalogare informazioni, ci servirà
aggiungere un database, le cui caratteristiche saranno in
funzione della mole di dati che dovremo archiviare.
Quest'ultimo aspetto è importante anche per determinare la quantità di spazio web che ci servirà.
Per il primo esempio esposto potrebbero bastare anche solo poche
centinaia di MegaByte, mentre si andrebbe sull'ordine dei GigaByte per i
portali.
IL TRAFFICO SUL NOSTRO SITO.
Un aspetto che troppo spesso passa in secondo piano, riguarda il
numero di visitatore che riceverà il nostro sito. Nel caso di un
servizio di assistenza online, di magazine o webzine c'è la
possibilità di accessi numerosi ed in contemporanea da parte dei
visitatori. Tutto questo genera traffico ed è quindi fondamentale sapere
di quanta banda garantita
disponiamo al mese. La soluzione migliore, soprattutto per siti che generano un elevato numero di visite, è avere una banda illimitata.
Questi sono i parametri da considerare, analizzare e valutare prima
di scegliere un pacchetto di hosting. Una volta identificata la miglior
soluzione da adottare, bisognerà procedere al confronto
tra le numerose offerte presenti in rete e procedere all'acquisto.
In
Italia la rete è sempre più young: secondo quanto emerge dall’ultimo
Rapporto Censis, 9 giovani su 10 navigano
quotidianamente su internet per svolgere una serie di attività, come
ricercare le notizie più aggiornate e consultare le offerte di lavoro.
In particolare lo studio evidenzia che sono
complessivamente più del 50% gli italiani che si collegano
regolarmente al web (+6,1% rispetto a due anni fa), dato che sale
all’87,4% per quanto riguarda le giovani generazioni. Un’altra
variabile discriminante oltre all’età è il livello d’istruzione, che
risulta direttamente proporzionale alla frequenza di utilizzo di
Internet. La nota dolente è che l’Italia si trova al
ventunesimo posto per quanto riguarda la quantità e la qualità della
connessione internet: tra le famiglie che hanno almeno un componente
tra i 16 e i 64 anni d’età, l’accesso a internet adsl da
casa raggiunge a malapena il 60% (la media europea è 70%). Quanto
alla banda larga, si registra un tasso di penetrazione molto basso
rispetto alla media europea, pari al 49%. Nel mondo dell’informazione
internet fatica ancora ad imporsi visto che per l’80,9%
degli italiani i telegiornali continuano ad essere la principale
fonte di notizie. Tra i giovani, però, questo dato scende al 69,2%,
avvicinandosi al 65,7% dei motori di ricerca su internet e al
61,5% di Facebook. Al secondo posto si collocano, invece, i giornali
radio (56,4%), che, contrariamente alle aspettative, superano
quotidiani (47,7%) e periodici (46,5%). A seguire troviamo
televideo (45%), i motori di ricerca come Google (41,4%), i siti web
d’informazione (29,5%), Facebook (26,8%) e, infine, i quotidiani online
(21,8%).
Art. 1. Obiettivo del concorso
Il concorso “Enel Blogger Award 2012” (di seguito il “Concorso”) è indetto da Enel S.p.A. ed ha la finalità di contribuire allo sviluppo della cultura e di promuovere la crescita professionale nel settore multimediale riconoscendo il merito personale attraverso l’attribuzione dei premi di cui al successivo art. 5 ai partecipanti che risulteranno vincitori.
Art. 2. Partecipanti
Il Concorso è aperto ai creatori di blog (di seguito “Partecipante” o “Blogger”), redatti in lingua italiana e che trattano argomenti appartenenti ad una delle seguenti categorie:
- ambiente
- finanza
- life style
- attualità
Ogni Partecipante può presentare una sola candidatura con riferimento a una delle suindicate categorie.
BLOG DI CIPIRI: Enel Blogger Award 2012: Termini e condizioni della partecipazione Art. 1. Obiettivo del concorso Il concorso “Enel Blogger Award 2012” (di seguito il “Conc...
L'ultima versione dell'Eco-guida dei prodotti elettronici
Eco-guida ai prodotti elettronici. Hp in testa
Pubblichiamo oggi la versione aggiornata della nostra Eco-guida ai
prodotti elettronici. La grande novità è il sorpasso di HP che si piazza
al primo posto davanti a Dell e Nokia e ottiene il miglior punteggio in
termini di sostenibilità della sua produzione.
zoom
In quest’ultima edizione abbiamo valutato quindici aziende IT in base a tre parametri: politica energetica, eco-compatibilità dei prodotti, sostenibilità della filiera.
Il punteggio viene stabilito anche per le emissioni di gas serra
prodotte durante l’intera catena produttiva: dalle materie prime dei
singoli componenti alla produzione, fino alla fase di recupero a
fine-vita dei prodotti, nonchè per l’utilizzo di energia da fonti
rinnovabili.
Grazie all’Eco-guida, giunta alle sua
17esima edizione, molte aziende hanno già accettato di mettere al bando
le sostanze chimiche più pericolose. Ora chiediamo anche dei
passi avanti sul piano dell’approvvigionamento dei minerali e sulla
gestione dei consumi energetici con criteri di maggiore efficienza lungo
tutta la filiera.
HP
è in vetta alla classifica per i suoi ottimi risultati sulla
misurazione e riduzione delle emissioni di CO2. L’azienda sostiene anche
una legislazione più ambiziosa in materia di salvaguardia del clima.
Dell
arriva seconda, ma con un salto di dieci posizioni rispetto all’ultima
versione della classifica. L’azienda ha sposato i target climatici più
ambiziosi: ridurre del 40% le proprie emissioni da qui al 2015.
Dopo due anni al top della classifica, Nokia scivola, invece, dal primo al terzo posto, soprattutto a causa dello scarso impegno sul fronte dell’uso di energie pulite.
La Research in Motion
(RIM), azienda produttrice dei telefoni BlackBerry, viene classificata
per la prima volta ma si piazza in fondo alla classifica, per
l’incompletezza e la poca trasparenza nella documentazione delle sue
performance ambientali.
I prodotti elettronici prevedono un impiego intenso di energia e materie prime: la nuova guida mostra come le aziende IT possano fare da apripista,
riducendo i propri consumi energetici e utilizzando il loro peso
industriale a sostegno di una legislazione più ambiziosa in materia di
energia verde. Scarica l'Eco-guida completa
Siamo Tutti Telejato a Roma contro la Legge di Stabilità 2011 sul riordino delle frequenze nel digitale terrestre
C'è una legge che rischia di mettere il silenziatore alle
televisioni locali. C'è un gruppo di associazioni e cittadini che a
questa legge si oppongono. Così oggi a Roma il comitato “Siamo tutti
Telejato” ha presentato, in conferenza stampa, un documento di denuncia
contro quanto sta accadendo in Italia. La legge in questione è quella di
Stabilità del 2011 che, nel silenzio più assordante, abolisce le
televisioni comunitarie e distribuisce a pagamento le frequenze del
digitale terrestre. Tutte tranne sei.
«Con la Legge di Stabilità
2011 (articolo 1, commi 8, 9 e 10) sono state, di fatto, abolite le
televisioni comunitarie (250 in tutta Italia), e il Ministero dello
Sviluppo Economico si è riservato il diritto di assegnare, a pagamento,
tutte le frequenze del digitale terrestre, tranne 6 che saranno
assegnate attraverso il sistema “Beauty Contest”, in parte ad aziende
che già posseggono frequenze. In questo modo vengono sottratti al
mercato circa 30 canali (6 mux) per le TV locali. Si sottolinea inoltre
come in un momento di austerità economica lo Stato italiano stia di
fatto regalando frequenze ad aziende private e pubbliche. (mentre ha
venduto i canali dal 61 al 69)». Recita così il documento che il
comitato “Siamo tutti Telejato” ha presentato e manderà agli organi
istituzionali italiani.
Nella speranza che si riesca a bloccare
quello che definiscono un vero e proprio esproprio. Tra le tante
televisioni colpite c'è anche Telajato, la tv animata a Partinico da
Pino Maniaci, che ha fatto luce sui tanti legami tra mafia, politica e
imprenditoria nel palermitano. «Abbiamo resistito all'attacco dei boss –
commenta Maniaci – ma a farci chiudere è lo Stato». Un paradosso tutto
italiano. Un'occasione ghiotta per i grandi gruppi televisivi, che
possono accaparrarsi gratuitamente nuove frequenze, a discapito di chi
fa informazione dal basso. Rischiando in prima persona.
«Noi –
recita il documento - ci proponiamo di denunciare oggi la cecità con
cui, nella normativa indicata, le nuove misure legislative predisposte
non tengono conto del fatto che esse potrebbero rendere impossibile a
piccoli gruppi editoriali, come Telejato, di rimanere attivi sul mercato
della comunicazione. A tali realtà si impedirebbe così il loro ruolo
insostituibile di vigilanza sulle attività e penetrazioni mafiose nel
tessuto sociale dei singoli territori e nella dimensione culturale dei
Cittadini. Tutto ciò si tramuterebbe quindi in un danno spaventoso al
dichiarato progetto di contrasto alle mafie che, pur essendo
costantemente declamato, viene di fatto disatteso nella concretezza di
una simile azione politica».
Il Comitato, promosso da numerose
associazioni nazionali e locali, si propone di tutelare tutte le piccole
emittenti che, come Telejato, saranno soppresse. «Lo swich-off, il
cambio di tecnologia dall'analogico al digitale terrestre – sottolinea
Nadia Furnari dell'Associazione Rita Atria – non può essere un
esproprio. Di fatto – aggiunge – consente la concentrazione delle
informazioni nelle mani di pochi». L'abolizione di televisioni, locali o
comunitarie, comporterebbe una perdita non secondaria. E' da realtà
piccole e agguerrite che le notizie scomode ottengono diritto di
cittadinanza e la possibilità, non sempre garantita, di avere una
risonanza nazionale. Ciò comporta, come nel caso di Pino Maniaci, seri
rischi. Minacce, intimidazioni e attentati, ma anche una rete di tutela
derivante dalla serietà del lavoro svolto.
«Spegnere Telejato
significa mettere a rischio la mia vita – dichiara Maniaci – ma anche
quella della mia famiglia, perchè Telejato è una tv a conduzione
familiare». Un altro motivo per chiedere la revisione di questa
paradossale normativa.
«Nella vita siamo connessi ad ogni tipo di persona, luogo e cose. Ci
sono amici e familiari, sicuramente, ma ci sono anche le squadre per cui
si fa il tifo, il proprio bar e lo show televisivo che non si riesce a
smettere di guardare». Così come Facebook ha iniziato a mettere in
connessione le persone per poi passare alle cose (creando quella che è
la Rete oggi alla base del primo social network al mondo), allo stesso
modo Google+ sta ora tentando di portare le aziende sulla propria Rete. Perché è in questo passaggio che Google+ troverà la propria vera dimensione.
.
.
Giovanniintroducepagine conalcune riflessionisulle relazionicon i clienti.
Prodotti, brand, imprese, siti Web, associazioni:
tutto può ora trovare spazio su Google+, andando così ben oltre quella
che è la semplice connessione tra persone, community e cerchie sociali.
Quello che le aziende potranno fare è creare un proprio account con cui
cercare di proporsi agli utenti; questi ultimi, per contro, potranno
entrare in connessione diretta con le proprie entità preferite allo
stesso modo con cui si diventa “follower” su Twitter o si elargiscono i
“like” su Facebook.
La nascita delle “Pagine” su Google+ consentirà agli utenti di
cercare quel che si desidera non soltanto per incontrarlo (come poteva
essere in precedenza su Google quando si cercavano semplici
informazioni). Su Google+ l’utente cerca un surplus
rappresentato da una sorta di coinvolgimento: si cerca partecipazione,
socialità, interazione. E tutto ciò andrà direttamente sul motore di ricerca: cercando +pagina
(es. +Toyota, +Pepsi, +Google) sarà possibile trovare l’entità
desiderata direttamente sul social network, non chiedendo pertanto
informazioni ma quel “plus” che solo il social network è in grado di
fornire. La costruzione delle pagine è cosa estremamente semplice:
la semplice compilazione dei form messi a disposizione consente di
portare online le proprie informazioni in tempi estremamente rapidi,
aprendo così la possibilità di entrare in contatto con aziende o brand
tramite immagini, messaggi, link, video e quant’altro. In questo la
ricchezza di interazione è estremamente superiore a quella offerta da
Twitter e si appresta a sfidare quella che è oggi l’offerta Facebook.
Alle aziende Google propone gli strumenti necessari per far propria
la community, curarne il contatto e misurare la resa della propria
attività nel tempo. Nella fattispecie:
Condividi: le persone sono interessate ad aspetti
diversi della tua attività. Che si tratti di novità, aggiornamenti,
promozioni, link, foto o addirittura incontri dal vivo tramite chat
video, Google+ ti consente di condividere facilmente i contenuti giusti
con le persone giuste;
Promuovi: spargi la voce. Inserisci il pulsante +1
dove vorresti che le persone consigliassero la tua attività, i tuoi
prodotti o i tuoi servizi ad amici e conoscenti sul Web;
Misura: qual è il rendimento della tua pagina e
come fare per migliorarlo? Con Google+ è facile misurare il
coinvoglimento degli utenti con il tuo sito e comprenderne gli effetti
sul tuo brand e sulla tua attività.
La nuova funzione ha esordito in queste ore ed il tempo giocherà a
favore di Google: soltanto con il moltiplicarsi delle aziende e del
coinvolgimento il gruppo potrà sperare di raccogliere i frutti del
proprio impegno “social”. Se fino ad oggi Google+ non è forse stato quel
che il gruppo auspicava (nonostante le dichiarazioni di circostanza),
il nuovo passo avanti è un fattore fondamentale per mettere a frutto
l’impegno fin qui profuso. Tutto dipende dalla bontà dei contenuti e
dalla bontà degli strumenti annunciati.
Ogni giudizio, insomma, è da rinviarsi alla comodità del senno del
poi. Perché è solo col senno del poi che sarà possibile capire se la
dinamica social si sarà “accesa”, regalando così a Google+ le medesime
opportunità che hanno reso Facebook quel che è oggi.
Skype, numeri online italiani: chiusura ufficiale e rimborso ai clienti
I numeri online italiani di Skype non funzionavano più dal 29 settembre
scorso e non saranno ripristinati. "Come alcuni di voi avranno
sperimentato, i Numeri Online italiani hanno cessato di funzionare il 29
settembre 2011. Purtroppo nonostante i nostri sforzi non siamo riusciti
a ripristinarli, e abbiamo quindi deciso di chiudere i Numeri
Online. Comprendiamo la delusione e il disturbo che questo può causare, e
stiamo lavorando per rimborsarvi l'acquisto effettuato", si legge nel comunicato ufficiale sul blog di Skype. Le numerazioni geografiche SkypeIn
violavano la normativa vigente, che prevede che si possa utilizzare un
numero solo all'interno del distretto geografico corrispondente. Per
questo motivo, Eutelia ha dovuto
rispettare le richieste del Ministero dello Sviluppo Economico,
che aveva dato un ultimatum a Skype. Skype non è riuscita ad accordarsi
con Eutelia, per adeguarsi alla normativa. "Eutelia S.p.A. in a.s. (ai
sensi del D.lgs. 270/99) comunica che, in ottemperanza al
provvedimento del Ministero dello Sviluppo Economico (prot. 59624 del 14 luglio 2011)
e successive proroghe, ha provveduto alla disattivazione delle
numerazioni geografiche di cui essa è titolare ed attraverso le quali
Skype ha fino ad oggi potuto erogare i servizi agli utenti finali", si
legge in una nota del 30 settembre dello stesso operatore. Si parlava della possibilità per Skype di siglare un accordo di emergenza con Uno Communications,
ma non è stato così. Skype sta contattando direttamente tutti i clienti
interessati via e-mail. Non e' necessaria alcuna azione da parte dei
clienti fino a quando non si verrà contattati. Skype inoltre ha deciso
di omaggiare i clienti coinvolti anche di un voucher per attivare
gratuitamente per un mese un abbonamento Senza Limiti Mondo
valido per chiamate illimitate in più di 40 Paesi del mondo. Scusandosi
per il disagio provocato, Skype ricorda che, chi volesse mantenere il
proprio Numero Online, può usufruire della portabilità del numero
contattando un altro fornitore italiano.
Il 29 novembre 2011 scatta l'obbligo per imprese e professionisti di dotarsi dela PEC, la posta elettronica certificata. H2biz ha realizzato un White Paper dedicato alla PEC per spiegare che cos'è, come funziona, quali sono le scadenze e a chi rivolgersi per ottenerla.
Download: 756
Washington rende obbligatorio l’impianto di un microchip RFID per tutti gli americani.
E’ confermato, il Progetto di Legge sulla Salute di Obama renderà obbligatorio l’impianto di un microchip RFID per tutti i cittadini americani.
L’obiettivo è di creare un registro nazionale di identificazione che permetterà di “seguire meglio i pazienti avendo a disposizione tutte le informazioni relative alla loro salute”.
Il nuovo progetto relativo alla salute (HR 3200) è stato adottato recentemente dal Congresso e alla pagina 1001, contiene l’indispensabile necessità per tutti i cittadini che usufruiscono del sistema sanitario di essere identificati con un microchip sottocutaneo.
In un documento ufficiale, vi è la prova che questi dispositivi fossero già previsti nel 2004. Questo documento della FDA (Food and Drug Administration), datato 10 Dicembre 2004 è intitolato Class II Special Guidance Document : Implantable Radiofrequency Transponder System for Patient identification and Health information ( Documento di orientamento speciale di classe II : Sistema di transponder impiantabile a Radiofrequenze per l'identificazione dei Pazienti e le informazioni relative alla salute).
L’impianto di un microchip per i pazienti che contenga le informazioni sulla loro salute era quindi già allo studio nel 2004. Nel Progetto di Legge intitolato America's Affordable Health Choices Act of 2009 (Legge del 2009 sulle scelte di salute finanziariamente abbordabili dell’America), si può leggere nel paragrafo Subtitle C – National Medical Device Registre ( Sottotitolo C – Registro nazionale dei Dispositivi Médici), che è prevista una scheda per ogni persona che ha o sarà munita di un dispositivo sottocutaneo: Il " Secretary " stabilirà un " registro nazionale dei dispositivi medici " (in quel paragrafo sono chiamati "registro") per facilitare l’analisi della loro sicurezza dopo la commercializzazione, con i dati di ogni dispositivo che è o è stato utilizzato su un paziente…”
Quindi tutte le persone che avranno ricevuto il microchip saranno schedati in un nuovo registro che ancora non esiste.
Con il pretesto di assicurare meglio l’assistenza sanitaria e preservare la salute dei cittadini, tutta la popolazione sarà marchiata con un microchip elettronico e schedata. L’inizio della marcatura obbligatoria per tutti è previsto a partire dal 2013.
Alla pagina 1006 del progetto, è fatta una precisazione sulla data di entrata in vigore del dispositivo: “ENTRATA IN VIGORE. Il Ministro della Salute e dei Servizi Sociali, metterà in opera il registro in virtù dell’articolo 519 (g) della Legge Federale sul cibo, i farmaci e i prodotti cosmetici come da aggiunta nel paragrafo, non più tardi di 36 mesi dalla promulgazione della presente Legge, senza preoccuparsi se le regolamentazioni definitive per stabilire e utilizzare il Registro siano state promulgate o meno in quella data”.
Quindi 36 mesi a partire dalla data di entrata in vigore della Legge! Questo ci dà 3 anni. Il 2013 è l’anno in cui la marcatura obbligatoria dovrebbe incominciare. Da notare che entrerà in vigore anche se non sarà stata adottata nessuna regolamentazione sul suo utilizzo e che sia presente o meno un inquadramento ben definito sull’utilizzo del “registro”.
Si parla molto di violazione della privacy nelle piattaforme di social network ma ancora troppo poco di altri reati che, invece, sono diffusissimi tra gli utenti online che popolano i vari Facebook, YouTube, i blog ecc.
E dato che si tratta di reati che prevedono anche la reclusione fino a 4 anni, forse vale la pena parlarne un po’.
Prima considerazione piuttosto banale: il fatto che i social network siano ambienti digitali e virtuali non ci pone al di sopra della legge: continuano a valere le stesse leggi del mondo reale!
“Social network: attenzione agli effetti collaterali” Facebook & Co. Come tutelare la propria privacy ai tempi di Facebook, MySpace & Co. Come difendere la propria reputazione, l’ambiente di lavoro, gli amici, la famiglia, da spiacevoli inconvenienti che potrebbero essere causati da un utilizzo incauto o improprio degli strumenti offerti dalle reti sociali? Sono queste alcune delle domande a cui risponde la guida messa a punto dal Garante per la privacy “Social Network: Attenzione agli effetti collaterali”. Non un manuale esaustivo, ma un agile vademecum sia per persone alle prime armi, sia per utenti più esperti, pensato per aiutare chi intende entrare in un social network o chi ne fa già parte a usare in modo consapevole uno strumento così nuovo.
La questione è talmente attuale che i più grandi fornitori di piattaforme di social network (per la precisione 17) tra cui Facebook, Google/YouTube, MySpace, Microsoft e Yahoo! hanno deciso di siglare in Lussemburgo, in occasione della giornata “Safer Internet 2010″, un accordo europeo che contiene una serie di regole volte a migliorare la sicurezza dei minorenni che utilizzano la rete e far fronte comune contro i rischi potenziali a cui sono esposti i più giovani come l’adescamento da parte di adulti, il “bullismo” online e la divulgazione di informazioni personali.
Preliminarmente è opportuno sottolineare che occorre distinguere i comportamenti lesivi in due categorie a seconda della tipologia di reato che si potrebbe commettere:
a) Vi sono i reati commessi da chi sfrutta Facebook o altri social network, le sue caratteristiche, per realizzare i propri intenti illeciti. In questa categoria vi rientrano ad esempio: l’invio di materiale pubblicitario non autorizzato (la c.d. attività di spamming) o la raccolta e l’utilizzo indebito di dati personali, attività espressamente vietate dal T.U. sulla privacy (d.lgs. n. 196 del 2003); l’utilizzo dei contatti per trasmettere volutamente virus informatici, punito dall’art. 615-quinquies c.p.; l’utilizzo dei contatti per acquisire abusivamente codici di accesso per violare sistemi informatici (punito dall’art. 615-quater c.p.), ecc.
b) Chi utilizza Facebook per la funzione tipica del social network, ossia quello di creare contatti tra gli utenti per facilitare la comunicazione e nel far questo, spesso per superficialità, nel comunicare con il proprio gruppo di amici, va oltre commettendo reati penali. Il reato più frequente, che si può verificare in questi casi, è quello di diffamazione.
L’inserimento di frasi offensive, battute pesanti, notizie riservate la cui divulgazione provoca pregiudizi, foto denigratorie o comunque la cui pubblicazione ha ripercussioni negative, anche potenziali, sulla reputazione della persona ritratta possono integrare gli estremi del reato di diffamazione, punito dall’art. 595 c.p.
Tipico esempio noto alla cronaca, la creazione di gruppi ostili ad una determinata persona: “Quelli che odiano il datore di lavoro bastardo”, ecc. E’ evidente come alcune quali “bastardo” o “cretina” hanno una inequivoca carica offensiva, rilevante sotto il profilo penalistico. Al riguardo una recente sentenza[1] , che si segnala per essere stata la prima, in Italia, a trattare di uno dei siti di condivisione più popolari al mondo ha stabilito che è tenuto al risarcimento del danno colui che lede la reputazione, l’onore o il decoro di una persona mediante l’invio di un messaggio tramite social network.
Con riferimento alla diffamazione per il tramite dell’uso improprio di foto di terzi, la Cassazione, in un procedimento per diffamazione per pubblicazione di foto in un contesto lesivo della reputazione, ha precisato che il consenso ad essere ritratti non comporta il consenso a utilizzare le foto, soprattutto se tale utilizzo avviene in contesti che espongono il soggetto a lesioni della propria reputazione. Ricordiamo che affinché vi sia diffamazione è necessario: a) la comunicazione con più persone, la giurisprudenza dice che sono sufficienti almeno due persone; quindi non costituisce diffamazione il “pettegolezzo” riferito all’amico tramite messaggio privato, ma solo se pubblicato sulla bacheca, visibile a tutto il gruppo di amici o comunque a due o più persone. In caso contrario, senza la comunicazione con più persone, anche in tempi diversi, non c’è reato. b) l’offesa deve essere rivolta a soggetto determinato o determinabile. Se si parla male di una persona senza far capire di chi si tratta non è reato. Per aversi diffamazione non è necessario mettere nome, cognome, generalità del diffamato: è sufficiente inserire riferimenti che consentano di rendere conoscibile la persona offesa o comunque attribuibile l’offesa ad una persona specifica[2].
Un altro reato che viene spesso commesso (e con una certa disinvoltura) sul Web è quello della sostituzione di persona
Il reato da contestare in tali casi è disciplinato dall’art. 494 c.p. e prevede una pena fino a un anno di reclusione.
Oggetto della tutela penale,in relazione al delitto preveduto nell’art.494 c.p., è – afferma la Corte di Cassazione – “l’interesse riguardante la pubblica fede, in quanto questa può essere sorpresa da inganni relativi alla vera essenza di una persona o alla sua identità o ai suoi attributi sociali. E siccome si tratta di inganni che possono superare la ristretta cerchia d’un determinato destinatario, è stato ritenuto che il legislatore abbia in essi ravvisato una costante insidia alla fede pubblica, e non soltanto alla fede privata e alla tutela civilistica del diritto al nome”.
La Cassazione, nel 2007[3], ha ritenuto che commette tale reato colui il quale crea un falso account di posta elettronica intrattenendo corrispondenze informatiche con altre persone spacciandosi per una persona diversa. Lo stesso può valere per Facebook o altri social network, per cui si ha sostituzione di persona quando un utente apre una pagina su uno dei social network utilizzando i dati e le immagini relative ad un altro soggetto che ne è all’oscuro.
Nella prossima puntata ci occuperemo di reati ancor più pericolosi e odiosi. i reati persecutori (stalking) e quelli di mobbing online.
[1] Tribunale di Monza, Sezione Quarta Civile, del 2 marzo 2010 [2] Avv. Matteo De Luca, pagina Facebook “Reati commessi attraverso Facebook” [3] Corte di Cassazione – Sezione Quinta Penale, Sentenza 14 dicembre 2007, n.46674
di Admin segnalazionit.org, 27/09/2010
di Francesca Romana Fuxa Sadurny e Daniele Frongia
Il reato di stalking, di matrice anglosassone, è di recente acquisizione, essendo stato introdotto nel nostro ordinamento giuridico con dl 23.2.2009, n. 11, convertito in l. 23.4.2009, n. 38. In particolare, il dl citato ha inserito nel codice penale l’art. 612 bis intitolato “Atti persecutori”.
Lo stalking si sostanzia nella reiterazione di condotte che si traducono in minacce o molestie finalizzate a causare “un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero tale da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita.”
La norma prevede la reclusione da 6 mesi a 4 anni ed è azionabile mediante querela della persona offesa, salvo le ipotesi di azionabilità d’ufficio (ad esempio pubblico ministero) quando il reato sia commesso nei confronti di un minore o di persona con disabilità.
Sono, inoltre, previsti aggravamenti di pena se il fatto è posto in essere da coniuge legalmente separato o divorziato ovvero da persona che sia stata legata da relazione affettiva con la vittima ovvero se è commesso in danno di un minore, di una donna in stato di gravidanza o di una persona con disabilità ovvero con armi o da persona travisata.
Per la Cassazione del 2010 (Cass. sez. v, sent. n. 6417 del 17.02.2010) il delitto di atti persecutori è perfezionato anche in presenza di due sole condotte di minaccia o molestia.
Occorre ora accertare se sia possibile integrare questa fattispecie delittuosa anche in ambito telematico, ossia in contesti caratterizzati dall’uso delle nuove tecnologie. Si fa riferimento al c.d. “tecno stalking” o “web stalking” ed è l’ultima degenerazione sentimentale in cui si usano i social network e il web 2.0 per spiare le mosse del proprio compagno o compagna. “In questa modalità virtuale, il meccanismo della gelosia patologica che sta dietro al bisogno ossessivo di controllare il partner, è la stessa del “pedinamento” fisico. A cambiare è solo il mezzo attraverso il quale viene espresso questo impulso: il molestatore si sposta, infatti, dalla strada al web. Anche nello spazio virtuale le emozioni provate e trasmesse sono vere, e la tecnologia serve da cassa di risonanza di un disagio che è presente nelle persone e che poi lo riversano nel rapporto di coppia.” (rif. http://cipiri8.blogspot.com/2009/08/stalking-online.html )
La Cassazione ha recentemente confermato che il web stalking è equiparabile allo stalking: chiunque minaccia o disturba una persona via internet fino al punto di provocare un cambiamento del suo stile di vita, rischia il carcere fino a quattro anni. Nei mesi scorsi aveva suscitato qualche critica la sentenza del 17 giugno 2010 n. 24510 della Suprema Corte che aveva rifiutato lo status di reato nel caso di molestie via posta elettronica. La Cassazione giustificava la sentenza affermando che la posta elettronica è meno invasiva degli Sms.
Secondo la Cassazione rischia l’imputazione per web stalking e molestie chiunque invii messaggi offensivi nei confronti di altri utenti, anche tramite le pagine dei social network come Facebook.
La differente visione della Cassazione si giustificherebbe in base alla considerazione che la posta elettronica, al pari della posta tradizionale, usa una modalità asincrona e dunque non comporta (a differenza della telefonata o della citofonata) nessuna immediata interazione tra il mittente e il destinatario, né alcuna intrusione diretta del primo nella sfera delle attività del secondo. “La posta elettronica utilizza, infatti, la rete telefonica e la rete cellulare delle bande di frequenza, ma non il telefono, ne’ costituisce applicazione della telefonia che consiste, invece, nella teletrasmissione, in modalita’ sincrona, di voci o di suoni”.
Diversamente con riferimento agli sms che si comportano esattamente come una telefonata e, dunque, sono in grado di ledere la tranquillità e il benessere psichico della persona destinataria.
1. Ci distraggono dai veri problemi importanti, con notizie insignificanti
2. Creano problemi, anche gravi, per offrirci la soluzione e farci credere che sia l'unica attuabile
3. Applicano gradualmente, per anni, decisioni impopolari
4. Differiscono l'imposizione della decisione impopolare a un futuro: sarà doloroso ma lo affronteremo più avanti.
5. Si rivolgono a noi con toni infantili suggestionandoci a reagire come bambini
6. Usano l'aspetto emotivo molto più della riflessione, accedendo al nostro inconscio e insinuandoci timori, emozioni, false verità
7. Mantengono la gente nell'ignoranza e mediocrità, evitando che capiscano le tecniche di controllo e schiavitù applicate
8. Ci stimolano ad approvare la mediocrità: essere stupidi è di moda.
9. Rafforzano la nostra autocolpevolezza, facendoci cadere in depressione e inibendo la nostra voglia di azione-reazione.
10. Ci conoscono meglio di quanto conosciamo noi stessi (Neurologia e Psicologia applicata, da oltre 60 anni ad oggi)
Facebook Music , il social network diventa un jukebox
Facebook ha deciso di puntare sulla musica, e per farlo sta per lanciare un progetto che prende il nome di Facebook Music: grazie ad un accordo Spotify ed altri servizi minori (streaming musicale) sarà possibile integrare all’interno del social network un lettore musicale ed ascoltare o condividere la nostra musica preferita online, direttamente su Facebook.
Quella presentata da Facebook Music potrebbe essere una piccola ma grande rivoluzione, infatti grazie ad accordi con Spotify ed altri siti che offrono musica gratuita in formato streaming (grazie a piccole inserzioni pubblicitarie), sarà possibile già per questa Estate 2011 (al momento sicuro negli Stati Uniti) avere un lettore musicale integrato all’interno dell’interfaccia di Facebook, che permetta l’ascolto della nostra musica preferita, ma anche di condividerla con i nostri amici Facebook (che potrebbero creare delle playlist a disposizione di tutti). Facebook Music parte da una base di partenza di circa 13 milioni di brani musicale, ma è probabile che prima del lancio o comunque in seguito, grazie ad accordi commerciali con le major discografiche, sarà possibile che questo database musicale cresca esponenzialmente.
Facebook Music potrebbe diventare un concorrente diretto di iTunes di Apple visto che oltre alla condivisione e all’ascolto in streaming, sarà possibile acquistare in formato digitale i brani musicali che più ci interessano. Facebook Music potrebbe diventare una piattaforma per la distribuzione di contenuti digitale potenzialmente immensa, grazie anche ai circa 700 milioni di iscritti a Facebook. La sua larga diffusione potrebbe rappresentare anche una piattaforma di lancio, per autori emergenti, che troverebbero in Facebook Music un valido alleato.
se non l'avete già fatto, partecipate all'EVENTO e invitate tutti i vostri amici!!! Questo è il primo passo del governo per tapparci la bocca, solo TUTTI e UNITI possiamo FARE QUALCOSA!!! ►FIRMA LA PETIZIONE◄
Uno scarno comunicato dell'azienda rivela al mondo la scomparsa di uno dei simboli dell'èra digitale.
Poche settimane fa aveva dovuto rinunciare ad ogni incarico nel gruppo che aveva creato
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Il 12 giugno 2005, una giornata speciale per i laureandi di Stanford, una delle più famose università al mondo con sede nel cuore della Silicony Valley, è stata anche la giornata speciale di Steve Jobs, invitato a tenere il commencement address, il discorso augurale per i neo-laureati.
Sono onorato di essere qui con voi oggi alle vostre lauree in una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. Anzi, per dire la verità, questa è la cosa più vicina a una laurea che mi sia mai capitata. Oggi voglio raccontarvi tre storie della mia vita. Tutto qui, niente di eccezionale: solo tre storie.
La prima storia è sull’unire i puntini.
Ho lasciato il Reed College dopo il primo semestre, ma poi ho continuato a frequentare in maniera ufficiosa per altri 18 mesi circa prima di lasciare veramente. Allora, perché ho mollato?
E’ cominciato tutto prima che nascessi. Mia madre biologica era una giovane studentessa di college non sposata, e decise di lasciarmi in adozione. Riteneva con determinazione che avrei dovuto essere adottato da laureati, e fece in modo che tutto fosse organizzato per farmi adottare fin dalla nascita da un avvocato e sua moglie. Però quando arrivai io loro decisero all’ultimo minuto che avrebbero voluto adottare una bambina. Così quelli che poi sono diventati i miei genitori adottivi e che erano in lista d’attesa, ricevettero una chiamata nel bel mezzo della notte che gli diceva: “C’è un bambino, un maschietto, non previsto. Lo volete voi?” Loro risposero: “Certamente”. Più tardi mia madre biologica scoprì che mia madre non si era mai laureata al college e che mio padre non aveva neanche finito il liceo. Rifiutò di firmare le ultime carte per l’adozione. Poi accetto di farlo, mesi dopo, solo quando i miei genitori adottivi promisero formalmente che un giorno io sarei andato al college.
Diciassette anni dopo andai al college. Ma ingenuamente ne scelsi uno altrettanto costoso di Stanford, e tutti i risparmi dei miei genitori finirono per pagarmi l’ammissione e i corsi. Dopo sei mesi, non riuscivo a vederci nessuna vera opportunità. Non avevo idea di quello che avrei voluto fare della mia vita e non vedevo come il college potesse aiutarmi a capirlo. Eppure ero là, che spendevo tutti quei soldi che i miei genitori avevano messo da parte lavorando per tutta la loro vita. Così decisi di mollare e avere fiducia che tutto sarebbe andato bene lo stesso. Era molto difficile all’epoca, ma guardandomi indietro ritengo che sia stata una delle migliori decisioni che abbia mai preso. Nell’attimo che mollai il college, potei anche smettere di seguire i corsi che non mi interessavano e cominciai invece a capitare nelle classi che trovavo più interessanti.
Non è stato tutto rose e fiori, però. Non avevo più una camera nel dormitorio, ed ero costretto a dormire sul pavimento delle camere dei miei amici. Guadagnavo soldi riportando al venditore le bottiglie di Coca cola vuote per avere i cinque centesimi di deposito e poter comprare da mangiare. Una volta la settimana, alla domenica sera, camminavo per sette miglia attraverso la città per avere finalmente un buon pasto al tempio Hare Krishna: l’unico della settimana. Ma tutto quel che ho trovato seguendo la mia curiosità e la mia intuizione è risultato essere senza prezzo, dopo. Vi faccio subito un esempio.
Il Reed College all’epoca offriva probabilmente la miglior formazione del Paese relativamente alla calligrafia. Attraverso tutto il campus ogni poster, ogni etichetta, ogni cartello era scritto a mano con calligrafie meravigliose. Dato che avevo mollato i corsi ufficiali, decisi che avrei seguito la classe di calligrafia per imparare a scrivere così. Fu lì che imparai dei caratteri serif e san serif, della differenza tra gli spazi che dividono le differenti combinazioni di lettere, di che cosa rende grande una stampa tipografica del testo. Fu meraviglioso, in un modo che la scienza non è in grado di offrire, perché era artistico, bello, storico e io ne fui assolutamente affascinato.
Nessuna di queste cose però aveva alcuna speranza di trovare una applicazione pratica nella mia vita. Ma poi, dieci anni dopo, quando ci trovammo a progettare il primo Macintosh, mi tornò tutto utile. E lo utilizzammo tutto per il Mac. E’ stato il primo computer dotato di una meravigliosa capacità tipografica. Se non avessi mai lasciato il college e non avessi poi partecipato a quel singolo corso, il Mac non avrebbe probabilmente mai avuto la possibilità di gestire caratteri differenti o font spaziati in maniera proporzionale. E dato che Windows ha copiato il Mac, è probabile che non ci sarebbe stato nessun personal computer con quelle capacità. Se non avessi mollato il college, non sarei mai riuscito a frequentare quel corso di calligrafia e i persona computer potrebbero non avere quelle stupende capacità di tipografia che invece hanno. Certamente all’epoca in cui ero al college era impossibile unire i puntini guardando il futuro. Ma è diventato molto, molto chiaro dieci anni dopo, quando ho potuto guardare all’indietro.
Di nuovo, non è possibile unire i puntini guardando avanti; potete solo unirli guardandovi all’indietro. Così, dovete aver fiducia che in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire. Dovete credere in qualcosa – il vostro ombelico, il destino, la vita, il karma, qualsiasi cosa. Questo tipo di approccio non mi ha mai lasciato a piedi e invece ha sempre fatto la differenza nella mia vita. La mia seconda storia è a proposito dell’amore e della perdita.
Sono stato fortunato: ho trovato molto presto che cosa amo fare nella mia vita. Woz e io abbiamo fondato Apple nel garage della casa dei miei genitori quando avevo appena 20 anni. Abbiamo lavorato duramente e in 10 anni Apple è cresciuta da un’azienda con noi due e un garage in una compagnia da due miliardi di dollari con oltre quattromila dipendenti. L’anno prima avevamo appena realizzato la nostra migliore creazione – il Macintosh – e io avevo appena compiuto 30 anni, e in quel momento sono stato licenziato. Come si fa a venir licenziati dall’azienda che hai creato? Beh, quando Apple era cresciuta avevamo assunto qualcuno che ritenevo avesse molto talento e capacità per guidare l’azienda insieme a me, e per il primo anno le cose sono andate molto bene. Ma poi le nostre visioni del futuro hanno cominciato a divergere e alla fine abbiamo avuto uno scontro. Quando questo successe, il Board dei direttori si schierò dalla sua parte. Quindi, a 30 anni io ero fuori. E in maniera plateale. Quello che era stato il principale scopo della mia vita adulta era andato e io ero devastato da questa cosa.
Non ho saputo davvero cosa fare per alcun imesi. Mi sentivo come se avessi tradito la generazione di imprenditori prima di me – come se avessi lasciato cadere la fiaccola che mi era stata passata. Incontrai David Packard e Bob Noyce e tentai di scusarmi per aver rovinato tutto così malamente. Era stato un fallimento pubblico e io presi anche in considerazione l’ipotesi di scappare via dalla Silicon Valley. Ma qualcosa lentamente cominciò a crescere in me: ancora amavo quello che avevo fatto. L’evolvere degli eventi con Apple non avevano cambiato di un bit questa cosa. Ero stato respinto, ma ero sempre innamorato. E per questo decisi di ricominciare da capo.
Non me ne accorsi allora, ma il fatto di essere stato licenziato da Apple era stata la miglior cosa che mi potesse succedere. La pesantezza del successo era stata rimpiazzata dalla leggerezza di essere di nuovo un debuttante, senza più certezze su niente. Mi liberò dagli impedimenti consentendomi di entrare in uno dei periodi più creatvi della mia vita.
Durante i cinque anni successivi fondai un’azienda chiamata NeXT e poi un’altra azienda, chiamata Pixar, e mi innamorai di una donna meravigliosa che sarebbe diventata mia moglie. Pixar si è rivelata in grado di creare il primo film in animazione digitale, Toy Story, e adesso è lo studio di animazione più di successo al mondo. In un significativo susseguirsi degli eventi, Apple ha comprato NeXT, io sono ritornato ad Apple e la tecnologia sviluppata da NeXT è nel cuore dell’attuale rinascimento di Apple. E Laurene e io abbiamo una meravigliosa famiglia.
Sono sicuro che niente di tutto questo sarebbe successo se non fossi stato licenziato da Apple. E’ stata una medicina molto amara, ma ritengo che fosse necessaria per il paziente. Qualche volta la vita ti colpisce come un mattone in testa. Non perdete la fede, però. Sono convinto che l’unica cosa che mi ha trattenuto dal mollare tutto sia stato l’amore per quello che ho fatto. Dovete trovare quel che amate. E questo vale sia per il vostro lavoro che per i vostri affetti. Il vostro lavoro riempirà una buona parte della vostra vita, e l’unico modo per essere realimente soddisfatti è fare quello che riterrete un buon lavoro. E l’unico modo per fare un buon lavoro è amare quello che fate. Se ancora non l’avete trovato, continuate a cercare. Non accontentatevi. Con tutto il cuore, sono sicuro che capirete quando lo troverete. E, come in tutte le grandi storie, diventerà sempre migliore mano a mano che gli anni passano. Perciò, continuate a cercare sino a che non lo avrete trovato. Non vi accontentate.
La mia terza storia è a proposto della morte.
Quando avevo 17 anni lessi una citazione che suonava più o meno così: “Se vivrai ogni giorno come se fosse l’ultimo, sicuramente una volta avrai ragione”. Mi colpì molto e da allora, per gli ultimi 33 anni, mi sono guardato ogni mattina allo specchio chiedendomi: “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?”. E ogni qualvolta la risposta è “no” per troppi giorni di fila, capisco che c’è qualcosa che deve essere cambiato.
Ricordarsi che morirò presto è il più importante strumento che io abbia mai incontrato per fare le grandi scelte della vita. Perché quasi tutte le cose – tutte le aspettative di eternità, tutto l’orgoglio, tutti i timori di essere imbarazzati o di fallire – semplicemente svaniscono di fronte all’idea della morte, lasciando solo quello che c’è di realmente importante. Ricordarsi che dobbiamo morire è il modo migliore che io conosca per evitare di cadere nella trappola di chi pensa che avete qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c’è ragione per non seguire il vostro cuore.
Più o meno un anno fa mi è stato diagnosticato un cancro. Ho fatto la scansione alle sette e mezzo del mattino e questa ha mostrato chiaramente un tumore nel mio pancreas. Non sapevo neanche che cosa fosse un pancreas. I dottori mi dissero che si trattava di un cancro che era quasi sicuramente di tipo incurabile e che sarebbe stato meglio se avessi messo ordine nei miei affari (che è il codice dei dottori per dirti di prepararti a morire). Questo significa prepararsi a dire ai tuoi figli in pochi mesi tutto quello che pensavi avresti avuto ancora dieci anni di tempo per dirglielo. Questo significa essere sicuri che tutto sia stato organizzato in modo tale che per la tua famiglia sia il più semplice possibile. Questo significa prepararsi a dire i tuoi “addio”.
Ho vissuto con il responso di quella diagnosi tutto il giorno. La sera tardi è arrivata la biopsia, cioè il risultato dell’analisi effettuata infilando un endoscopio giù per la mia gola, attraverso lo stomaco sino agli intestini per inserire un ago nel mio pancreas e catturare poche cellule del mio tumore. Ero sotto anestesia ma mia moglie – che era là – mi ha detto che quando i medici hanno visto le cellule sotto il microscopio hanno cominciato a gridare, perché è saltato fuori che si trattava di un cancro al pancreas molto raro e curabile con un intervento chirurgico. Ho fatto l’intervento chirurgico e adesso sto bene.
Questa è stata la volta in cui sono andato più vicino alla morte e spero che sia anche la più vicina per qualche decennio. Essendoci passato attraverso posso parlarvi adesso con un po’ più di cognizione di causa di quando la morte era per me solo un concetto astratto e dirvi:
Nessuno vuole morire. Anche le persone che vogliono andare in paradiso non vogliono morire per andarci. E anche che la morte è la destinazione ultima che tutti abbiamo in comune. Nessuno gli è mai sfuggito. Ed è così come deve essere, perché la Morte è con tutta probabilità la più grande invenzione della Vita. E’ l’agente di cambiamento della Vita. Spazza via il vecchio per far posto al nuovo. Adesso il nuovo siete voi, ma un giorno non troppo lontano diventerete gradualmente il vecchio e sarete spazzati via. Mi dispiace essere così drammatico ma è la pura verità.
Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. Non fatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario.
Quando ero un ragazzo c’era una incredibile rivista che si chiamava The Whole Earth Catalog, praticamente una delle bibbie della mia generazione. E’ stata creata da Stewart Brand non molto lontano da qui, a Menlo Park, e Stewart ci ha messo dentro tutto il suo tocco poetico. E’ stato alla fine degli anni Sessanta, prima dei personal computer e del desktop publishing, quando tutto era fato con macchine da scrivere, forbici e foto polaroid. E’ stata una specie di Google in formato cartaceo tascabile, 35 anni prima che ci fosse Google: era idealistica e sconvolgente, traboccante di concetti chiari e fantastiche nozioni.
Stewart e il suo gruppo pubblicarono vari numeri di The Whole Earth Catalog e quando arrivarono alla fine del loro percorso, pubblicarono il numero finale. Era più o meno la metà degli anni Settanta e io avevo la vostra età. Nell’ultima pagina del numero finale c’era una fotografia di una strada di campagna di prima mattina, il tipo di strada dove potreste trovarvi a fare l’autostop se siete dei tipi abbastanza avventurosi. Sotto la foto c’erano le parole: “Stay Hungry. Stay Foolish.”, siate affamati, siate folli. Era il loro messaggio di addio. Stay Hungry. Stay Foolish. Io me lo sono sempre augurato per me stesso. E adesso che vi laureate per cominciare una nuova vita, lo auguro a voi.
Stay Hungry. Stay Foolish.
Grazie a tutti.
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Orso Seduto tra i Rifiuti che Cerca Cibo
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