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giovedì 7 novembre 2013

Aggirare la Censura Tunisina



La storia del collettivo Nawaat.org, principale riferimento dell'informazione indipendente,
 e la lotta contro la repressione della stampa da parte di Tunisi.

- La libertà di stampa è da sempre una delle realtà più ferite della transizione tunisina. Negata durante il regime di Ben Ali, continua ad essere oggetto di crescenti divieti.

Nulla di più preoccupante, infatti, nel constatare che dopo la caduta del regime dittatoriale, le "luminose" promesse di dialogo, pluralismo e indipendenza dell'informazione non sono state esaudite.
Del resto, i dati parlano chiaro. Reporters sans frontières, l'organizzazione non governativa internazionale che agisce da 25 anni in difesa della libertà di stampa in tutto il mondo, ha stilato la consueta classifica annuale, che vede la Tunisia 132esima su un totale di 179 Paesi, scivolando dunque di quattro posti, quando ne aveva guadagnati oltre 30 nel 2011. Perché? Perché c'è stato un aumento nelle aggressioni ai giornalisti nel primo trimestre del 2012 e perché le autorità hanno mantenuto un vuoto legislativo rimandando l'implementazione dei decreti leggi sulla regolamentazione dei mezzi di informazione.

Durante la rivoluzione del 2011, blogger e cyber-dissidenti sono riusciti a mostrare all'opinione pubblica internazionale la verità sui massacri in corso da parte del regime. "Le televisioni e i giornali nazionali, fedeli alle direttive di palazzo, tacevano sulle rivolte in corso. Abbiamo capito che c'era un vuoto tra la documentazione prodotta dai testimoni degli eventi e la fruibilità della stessa da parte dei mezzi di informazione. Il nostro sito era ancora oscurato in Tunisia, ma perfettamente visibile al di fuori dei confini nazionali. Era arrivato il momento di superare il blocco mediatico imposto dal regime", racconta il blogger Houssem Hajlaoui, membro del collettivo Nawaat.org, il maggiore riferimento per l'informazione indipendente in Tunisia.

Come aggirare la censura? Nawaat è riuscito nell'intento. L'idea primordiale del blog collettivo nasce nel 2004, anno in cui Sami Ben Gharbia, Riadh Guerfali e Sufien Guerfali, tre ragazzi tunisini in esilio politico, decidono di dare la possibilità ai cittadini di esprimersi creando uno spazio per tutte le voci dissidenti che vogliono resistere alla dittatura.

"Cosciente che la conquista della libertà di espressione è una lotta quotidiana da condurre in totale indipendenza, Nawaat non riceve finanziamenti da partiti e non accetta sovvenzioni pubbliche", con queste parole i blogger chiariscono le loro finalità sul sito web. Nel 2011, Nawaat ha conseguito dalle ong Reporters sans frontières ed Electronic Frontier Foundation, il World Summit Award come riconoscimento per il lavoro fatto prima e durante la rivoluzione tunisina, ricoprendo un ruolo cruciale nella definizione delle dinamiche sociali e politiche del Paese.

Il sito, ha creato una pagina dedicata al "dossier Tunileaks", in cui la redazione ha pubblicato clandestinamente tutti i cablogrammi messi a disposizione da Wikileaks in merito al regime di Ben Ali, oltre a quello sugli avvenimenti di Sidi Bouzaid, su cui i media tradizionali hanno taciuto. "La diffusione di questi documenti ha provocato una forte scossa all'interno del Paese - ha sottolineato Sami Ben Gharbia - Dire che abbia contribuito al sollevamento è troppo, ma se non altro è servito a far capire alla gente che Ben Ali non godeva più del pieno supporto americano. Grazie a TuniLeaks si è fatta strada l'idea che, eccezion fatta per il governo francese, il re era nudo e poteva essere attaccato".

Per evitare i blocchi della censura, Sami e compagni hanno utilizzato delle mailing list per diffondere gli articoli e le piattaforme Youtube e Dailymotion per divulgare i contenuti video. Ma ecco la chiave di volta: Il 14 gennaio 2011, giorno della fuga di Ben Ali dal Paese, la polizia informatica ha sdoganato le censure su Nawaat, che è dunque tornato ad essere visibile. "La caduta del regime ci ha offerto la possibilità di lavorare allo scoperto e con più serenità - ha commentato Sami Ben Gharbia - La creazione dell'associazione risponde all'esigenza di moltiplicare le nostre attività e di proporre iniziative a più stretto contatto con la società".

I membri del collettivo hanno avuto la possibilità di ritornare in Tunisia uscendo dall'anonimato e tuttora continuano a lavorare per l'indipendenza dell'informazione nella loro sede a Tunisi. Il sito, infatti, raccoglie in media 87,244 visite al giorno e continua a riconfermarsi come fonte primaria dell'informazione in Tunisia.

di Beatrice Cati per http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=90298
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