UE , banda larga aperta anche ai dispositivi comunicativi di quarta generazione 4G
Da ora in avanti anche i dispositivi di comunicazione avanzati di quarta generazione (4G) avranno accesso allo spettro radio. La Commissione europea, nell'ambito dell'Agenda digitale, ha adottato una nuova decisione per garantire ai cittadini e alle imprese dell'UE l'accesso alla banda larga senza fili anche con i dispositivi GSM e 3G.
La decisione apre definitivamente le bande di radiofrequenza 900 e 1800 MHz ai dispositivi 4G, al fine di favorire l'uso delle seguenti tecnologie:
- sistemi 3G che associano l’internet mobile ai servizi di telefonia tradizionale con sistema UMTS (Universal Mobile Telecommunications System),
- la tecnologia mobile 4G a banda larga che utilizza i sistemi LTE (Long Term evolution) e WimAX (Worldwide Interoperability for Microwave Access).
Entro il 31 dicembre 2011 gli Stati membri dovranno implementare le nuove disposizioni comunitarie, affinché le bande GSM siano effettivamente disponibili per i sistemi LTE e WiMAX. Inoltre ai sistemi che utilizzano le bande di frequenza adiacenti dovrà essere garantita adeguata protezione per evitare qualsiasi interferenza.
"Questa decisione apre la via ai dispositivi mobili 4G più moderni", ha affermato il vice-presidente Neelie Kroes, "consentendo loro di fruire dello spettro radio necessario per stimolare ulteriormente i servizi a banda larga ad alta velocità e creare maggiore concorrenza".
Decisione per l'armonizzazione delle bande di radiofrequenza 900 e 1800 MHz ai sistemi terresti capaci di garantire servizi comunicativi elettronici pan-europeiIn poche parole, le attuali frequenze licenziate per l’uso del GSM e cioè i 900 e i 1800MHz potranno venire utilizzati sia per l’attuale standard sia per il 3G e il 4G. Questo passaggio è decisamente importante in quando garantirà la possibilità di sfruttare la banda larga mobile ovunque il gestore sia presente con la sua rete. Sino a oggi infatti il 3G possiede una rete tutta sua, sfruttando le frequenza attorno ai 2100MHz, che come noto sono molto più sensibili agli ostacoli e alla distanza. Questo vuol dire che un gestore non offrirà mai in 3G la stessa copertura della sua rete GSM, con la conseguenza che in mancanza del segnale 3G, saremo costretti per navigare a utilizzare o il Gprs o l’Edge che funzionano su rete GSM, ma che risultano drasticamente più lenti.
Potendo sfruttare invece anche le frequenze delle attuali reti GSM per garantire l’accesso alle reti 3G, avremo la banda larga mobile ovunque.
Ci sono voluti 3 anni per arrivare a questo quadro tecnico, ma oggi in Commissione Europea, c’è piena soddisfazione per il risultato ottenuto. Adesso, ogni Stato membro, avrà tempo sino al 31 dicembre per fare suo il nuovo regolamento e adattarlo alle proprie realtà territoriali. In particolare dovranno essere valutati alcuni aspetti tra cui il più fondamentale, e cioè il problema della concorrenza tra gli operatori.
In Italia infatti c’è un problema complicato ed è quello che riguarda il gestore H3G, che come noto non possiede una sua rete GSM, ma solo 3G. Attualmente H3G, affitta le reti GSM da TIM per garantire sempre la massima copertura ai suoi clienti. Tuttavia questo affitto, ha costi elevatissimi e serve solo per la gestione delle chiamate. Ovviamente con l’arrivo della possibilità di utilizzare la banda larga mobile sulle frequenze del GSM, per il gestore H3G si dovrà trovare una soluzione per non lasciarlo indietro rispetto agli altri e così facendo, squilibrare il mercato.
IL governo italiano ha distrutto le speranze di avere, in breve tempo, internet banda larga per tutti gli italiani. L'annuncio è arrivato ieri da Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: "I soldi per la banda larga li daremo quando usciremo dalla crisi". Si riferisce agli 800 milioni che il governo aveva promesso di dare da mesi nell'ambito di un progetto da 1,47 miliardi di euro: il cosiddetto "piano Romani" - da Paolo Romani, viceministro per lo Sviluppo con delega alle Comunicazioni.
Era un piano per portare la banda larga 20 Megabit al 96% della popolazione entro il 2012, e almeno i 2 Megabit alla parte restante. Un piano di livello base, per risolvere i nodi più stringenti della nostra rete, afflitta da problemi di copertura (il 12% degli italiani non può avere nemmeno i 2 Megabit) e da una crescente saturazione che rallenta le connessioni degli utenti.
Con il piano Romani il governo rinunciava nell'immediato, invece di occuparsi del futuro della nuova rete. A differenza di altri Paesi europei, dove ci sono da anni piani nazionali per portare banda larghissima a 50-100 Megabit. Al 75% delle case entro il 2014 in Germania; a 4 milioni di case nel 2012 in Francia .
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