L'Iran censura Google e si auto produce la propria rete internet. L'annuncio del governo è giunto oggi, dalla tv di stato iraniana: basta con Google e Gmail, d'ora in poi i cittadini iraniani avranno un server su misura per navigare in internet.
Insomma, da oggi Google non è più disponibile sui computer iraniani, secondo quando affermato da uno sconosciuto funzionario governativo, tale Khoramabadi: "Tra poche ore, Google e Gmail saranno bloccati in tutto il Paese". La goccia che ha fatto traboccare il vaso sarebbe stato lo spazio che il motore di ricerca americano avrebbe garantito al famigerato film "L'innocenza dei musulmani". Da qui la decisione: muovere il traffico internet su una rete domestica che innalzerebbe il livello di sicurezza. E di certo anche quello di controllo e censura da parte delle solerti autorità iraniane.
Già oggi, infatti, i filtri posti dal governo iraniano alle ricerche internet sono tra i più pervasivi del mondo e impediscono ai cittadini di visitare numerosi siti considerati da Teheran criminali o offensivi. Numerosi i blocchi imposti nel 2009 durante le proteste e le manifestazioni anti-Ahmadinejad a social network come Facebook e Twitter e siti di condivisione di video (Youtube su tutti).
Dietro l'iniziativa anti-Google sta la ferrea convinzione della necessità di possedere un proprio sistema internet indipendente dai controlli delle potenze occidentali. Già ad agosto il ministro delle Comunicazioni, Reza Tagipour, aveva annunciato tale intenzione: "Internet non dovrebbe essere nella mani di uno o due Paesi al mondo. La creazione di un network nazionale farà sì che la preziosa intelligence iraniana non sia accessibile a tali poteri".
Nuove sanzioni dall'Unione Europea? Intanto, mentre i venti di guerra continuano a soffiare tra Iran e Israele, Francia, Germania e Regno Unito chiedono all'Unione Europea di approvare nuove sanzioni contro Teheran e il suo programma nucleare.
I ministri degli Esteri dei tre Paesi hanno scritto una lettera congiunta a Catherine Ashton, rappresentante UE per gli Affari Esteri, facendo pressioni perché nuove restrizioni vengano assunte il 15 ottobre, data del prossimo meeting a Bruxelles. Obiettivo, fare pressioni sull'Iran perché interrompa il programma nucleare ed evitare così una guerra - considerata sempre più probabile - con Tel Aviv.
Dall'altra parte, però, la volontà di pacificazione non è poi così forte: Israele, detentore di armi nucleari, ha rigettato con forza l'idea di organizzare una conferenza per parlare di disarmo in Medio Oriente.
Nena News
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